Servizio idrico, Regione revoca commissariamento Ati Catania

Servizio idrico, Regione revoca commissariamento Ati Catania: possibile un nuovo decreto

Stefano Scibilia

Servizio idrico, Regione revoca commissariamento Ati Catania: possibile un nuovo decreto

Simone Olivelli  |
martedì 02 Aprile 2024

Nonostante il colpo di spugna sembra che non siano stati fatti passi avanti nella trattativa con Sie

Passo indietro della Regione sul commissariamento dell’Ati di Catania per la stipula della convenzione con il gestore unico. La decisione, presa giovedì scorso, non ha però nulla a che vedere con presunti passi in avanti nella trattativa tra Ati e Sie, la società pubblico-privata che dovrà rilevare il servizio in tutta la provincia. All’origine del decreto di revoca c’è infatti soltanto la presa d’atto dell’inadeguatezza di quello che, a fine dicembre, aveva portato alla nomina della dirigente Francesca Spedale in sostituzione dell’Assemblea territoriale idrica etnea.

Una mossa che era stata osteggiata da parte dei sindaci e che, dopo un faccia a faccia con l’assessore all’Energia Roberto Di Mauro, aveva portato a un congelamento dell’iniziativa. Adesso il colpo di spugna, anche se sono tanti gli elementi che portano a pensare possa trattarsi soltanto di uno stop temporaneo.

Servizio idrico, carenza di poteri

La revoca dell’incarico di commissaria ad acta per Francesca Spedale è arrivata tre mesi dopo la nomina. Era il 29 dicembre quando l’assessore Di Mauro firmò il decreto con cui affidava alla dirigente regionale il compito di prendere le redini dell’Ati per arrivare “all’approvazione dell’aggiornamento della convenzione sottoscritta in data 24 dicembre 2005”.

Il riferimento è alla gara d’appalto vinta a metà anni Duemila dall’attuale Servizi idrici etnei, società per il 51 per cento di proprietà della Citta metropolitana e dei 58 Comuni della provincia e per la restante parte in mano a privati; tra i quali le famiglie Cassar, Virlinzi e Zappalà. L’aggiudicazione, che avrebbe dovuto determinare l’affidamento del servizio per trent’anni, fino al 2021 è rimasta imbrigliata in una lunga e complessa querelle giudiziaria, alla fine risoltasi con il Cga che ha dato ragione a Sie e disposto l’aggiornamento della convenzione. 

È su questo tema che tra l’Ati e i privati di Sie è ripartita una trattativa che sembrava dovesse portare all’approvazione del nuovo accordo, ma che invece è finita per spaccare l’organo politico che governa il settore idrico in provincia: a dicembre, infatti, tre sedute di assemblea convocate per l’approvazione della convenzione si sono chiuse con un nulla di fatto. Da lì, la decisione della Regione di sostituirsi ai sindaci. 

Tuttavia, a far presente sin dal primo momento che l’atto di nomina di Spedale sembrava essere carente di sufficienti poteri sono stati gli stessi uffici dell’Ati. Nella revoca si fa riferimento a una nota che il 31 dicembre è stata spedita da Catania e in cui si specificava che il “decreto del 29 dicembre, nella sua attuale formulazione, potrebbe non consentire al commissario l’adozione dell’atto”. Il motivo sta nel non avere incluso tra i compiti assegnati a Spedale “l’approvazione delle relazioni” previste dall’articolo 172 del Testo unico sull’ambiente. Approvazione che l’Ati ha ricordato essere “necessaria alla definizione del perimetro delle gestioni da trasferire al gestore unico”. 

Servizio idrico, possibile nuovo decreto

Appurato l’errore, il governo Schifani ha deciso di annullare la nomina di Spedale. Tuttavia, all’interno della stessa revoca si menziona la possibilità di emanarne uno nuovo, comprensivo anche dell’onere di occuparsi della definizione dei tempi con cui gli attuali gestori presenti in provincia – quattro grandi società in house, più una serie di piccoli società private – dovranno cedere reti idriche e pozzi a Sie.

“Nel rispetto del quadro normativo vigente, il decreto di nomina del commissario ad acta, comprensivo dei nuovi compiti, dovrà essere emanato dal presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale per l’Energia”, si legge nella revoca. Stando a quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia, dalle analisi fin qui fatte tutte le gestioni private, non avendo adeguato titolo a proseguire fino alla scadenza delle concessioni, dovrebbero subito essere trasferite al gestore unico, mentre per le società in house la bozza di convenzione prevede la concessione di proroghe per dare la possibilità alle partecipate di riequilibrare i conti dopo l’aumento dei costi del 2022.

Servizio idrico, la trattativa in alto mare

Sulla carta, l’avvio della gestione unica di Sie, che attualmente si occupa del servizio in alcuni Comuni del Calatino, potrebbe arrivare senza l’intervento della Regione. A gennaio, un gruppo di sindaci ha ottenuto la possibilità di emendare la bozza di convenzione per poi arrivare all’approvazione in assemblea. Tuttavia, affinché tutto ciò accada, è necessario che anche Sie accolga le modifiche.

Una possibilità che, come raccontato nei giorni scorsi dal Qds, al momento sembra remota: Sergio Cassar, amministratore di Hydro Catania, la società che detiene il 49 per cento di Sie, ha comunicato all’Ati di non ritenere ricevibili gli emendamenti in quanto privi di “una minima spiegazione giuridica”, con l’unico intento di “aggravare la posizione del gestore unico”.

Se le posizioni dovessero rimanere così distanti, dunque, la Regione potrebbe nuovamente prendere la decisione di inviare a Catania un commissario per sostituirsi ai sindaci. Un’eventualità che da un lato priverebbe ai diretti rappresentanti dei cittadini di varare le condizioni che regoleranno un servizio essenziale, come quello idrico, per i prossimi 29 anni, ma che al contempo potrebbe sollevare la politica dall’onere di assumersi la responsabilità davanti a un passaggio che potrebbe portare a un aumento delle bollette. 

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