Siccità e crisi idrica sono i protagonisti di questa calda estate 2024. In realtà è un problema che la Sicilia ha sempre vissuto, ma questa volta siamo davvero in piena emergenza. Il calo progressivo dell’acqua negli invasi riguarda l’intera isola e ha ripercussioni gravi sul piano delle coltivazioni, degli allevamenti, sull’economia e sul turismo. Il Comitato “Vogliamo l’acqua” e il Cartello Sociale di Agrigento, in data 21 luglio 2024, hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per “gridare” i grandissimi disagi della popolazione per la grave crisi idrica che sta caratterizzando tutta la Sicilia e in particolare Agrigento.
Ma non c’è solo la notevole carenza di acqua irrigua, c’è anche l’altrettanto delicata carenza di acqua potabile.
Ad Agrigento, Capitale della cultura, quotidianamente si vedono persone in fila nelle fontane pubbliche con i bidoni da riempire di acqua, dove l’erogazione avviene a turni che spesso saltano e in alcuni casi l’acqua arriva ogni 15/20 giorni e dunque si è costretti a ricorrere alle autobotti. Scene che ci riportano indietro nel tempo, scene viste e riviste, di parole dette e di finanziamenti persi come quella per ricostruire la rete idrica che fa “acqua” da tutte le parti.
Tavoli tecnici ormai sono all’ordine del giorno con in prima linea non solo i vertici di chi gestisce il servizio e quindi Aica, ma che vedono allo stesso tavolo il sindaco della città, il genio civile, e la Prefettura di Agrigento.
“La Prefettura non si occupa di distribuire le risorse idriche, semplicemente perché non li detiene e non detiene dei poteri specifici in materia; in altri casi è successo che i Prefetti siano stati nominati commissari per l’emergenza, ma non adesso che chi ha il potere decisionale è il Presidente della Regione Siciliana. Una cabina di regia a Palermo, poi delle cabine di regia provinciali, che decidono la distribuzione delle risorse. Noi come Prefettura abbiamo il compito di vigilare e ci occupiamo naturalmente di scongiurare rischi per l’ordine pubblico”, dichiara il Prefetto di Agrigento Filippo Romano che chiarisce il caso degli autobottisti contro la crisi idrica e la siccità.
“Non è stata idea astratta del Prefetto, del Questore, o di altre forze di Polizia, o del gestore Aica, andare a incidere sul servizio che è in crisi, ma a un certo punto dopo una serrata da parte degli autobottisti di Sciacca, e dai controlli effettuati in seguito è venuto fuori che la maggior parte di loro non fosse in regola, e gli abbiamo creato la regolarità; e dunque da un lato l’autobottista si regolarizza, dall’altro il cittadino è certo che l’acqua viene portata da Aica è buona, controllata”, ha continuato il prefetto Romano.
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Diversi invasi isolani sono vuoti, altri semivuoti, vi sono laghi e fiumi prosciugati. In generale, negli invasi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso vi è un calo del 50% dell’acqua; ma se vogliamo l’acqua anche quando c’è siccità, dobbiamo trovarla dove è possibile, e solo in ragione delle sollecitazioni e degli interventi del Prefetto Romano, in queste ultime settimane è stata implementata l’attività di captazione svolta su pozzi o sorgenti già rientranti nel patrimonio del gestore Aica.
“L’acqua non c’è più nei laghi ma l’abbiamo sottoterra, la scorsa primavera la pioggia che è caduta fino a luglio del 2023 è sotterranea. Il Genio Civile ci dice però di non esagerare ma di andare con cautela nel cercare le sorgenti, e dove trovassimo delle sorgenti che hanno un limite di solfati superiori a quello imposto dalla legge, abbiamo studiato con le autorità sanitarie, la possibilità della diluizione. L’acqua non utilizzabile per uso umano, sarà usata per usi irrigui”, prosegue il Prefetto agrigentino, che per garantire la fornitura di acqua alla popolazione e alle attività essenziali, ha con propria ordinanza, requisito le reti in uso alla Voltano Spa, fino alla cessazione dello stato di emergenza idrica, affidandole ad Aica nella qualità di gestore del servizio idrico integrato, che dovrà gestirle per assicurare la distribuzione dell’acqua secondo le priorità stabilite dalle autorità locali.
E dalla Regione si pensa anche di mettere in funzione il dissalatore di Porto Empedocle, un impianto chiuso 12 anni fa per via dei costi di gestione elevati, che aspira l’acqua salata del mare, la filtra e ne ricava acqua dolce che viene immessa nella rete idrica. Intanto a Licata è arrivata la nave cisterna Ticino della Marina Militare con 1.200 metri cubi di acqua che verrà immessa nella rete idrica in circa 25-30 ore per rifornire il Comune, permettendo di ‘liberare’ risorse che verranno dirottate verso altri centri della zona colpiti dall’emergenza siccità.
“Il dissalatore è la soluzione per risolvere l’emergenza, la nave è una soluzione tampone”, afferma Romano che ribadisce “tra le priorità c’è sistemare la rete idrica. Non possiamo nascondere che c’è la crisi, non possiamo dire che non è vero che manca l’acqua, non possiamo omettere le cose e nascondere la polvere sotto il tappeto, ma dobbiamo però spiegarle bene le cose a chi arriva da fuori, perché articoli come quello della Cnn creano un danno all’immagine e al turismo. Quello che dà la misura della crisi è il delta tra la situazione di prima e quella di ora, no il delta tra la situazione di Milano e quella nostra, il delta è tra 7 giorni e 10 giorni no tra h24 e 12 giorni”.
Dunque si sta cercando in tutti i modi di gestire al meglio la situazione di crisi; il sentimento prevalente tra alcuni cittadini è la rassegnazione, ai disagi e alla mancanza d’acqua sono “abituati”, ma i cittadini hanno bisogno di risposte, i cittadini vogliono l’acqua che scorre nei loro rubinetti come in altri luoghi d’Italia, sono già scesi in piazza, e altre azioni stanno mettendo in campo, per rivendicare un bene prezioso per la vita quotidiana.
Immagine di repertorio