Criminalità predatoria, pubblicato il Dodicesimo Rapporto Intersettoriale dell’Abi (2020). Indice di rischio più elevato d’Italia con 2,6 fenomeni criminali ogni 100 punti operativi
ROMA – Diminuisce il fenomeno criminale delle rapine e aumenta la sicurezza negli sportelli. Ma non in Sicilia.
Nel 2020, infatti, è risultata la Regione con il più alto rischio di criminalità d’Italia con un indice pari a 2,6 rapine ogni 100 punti operativi. Tra le province siciliane, Catania si posiziona al primo posto della classifica con un valore pari a 5,2 e con il più elevato numero di rapine in farmacia: 14 ogni 100 esercizi farmaceutici. Segue la provincia di Palermo.
È quanto si legge dal dodicesimo Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria dell’Abi (Associazione bancaria italiana) che prende in considerazione le rapine compiute nel 2020 mettendo a confronto i diversi settori.
LE ANALISI TERRITORIALI
Dalle analisi territoriali è emersa una criticità del fenomeno in Sicilia e nel Lazio.
In particolare, la nostra Isola è risultata al primo posto della graduatoria con riferimento alle rapine in banca (2,8 rapine ogni 100 sportelli) e ai primi tre posti per gli altri settori: 5,8 nelle farmacie; 4,7 negli uffici postali e 1,0 nelle tabaccherie.
Il Lazio è risultata la Regione a più alto rischio per quanto riguarda le rapine in farmacia, con indice pari a 8,5 rapine ogni 100 farmacie.
La Puglia, invece, per le rapine negli uffici postali (5,7 rapine ogni 100 uffici postali) e per le rapine in tabaccheria (1,4 rapine ogni 100 tabaccherie).
MEZZOGIORNO “MAGLIA NERA” D’ITALIA
Dai dati estrapolati dal Rapporto si evince un divario territoriale non indifferente: maglia nera al Mezzogiorno. Il Belpaese continua a essere diviso in due, chi va avanti e fa progressi e chi, invece, regredisce.
Nel 2020, infatti, le rapine commesse al Nord sono diminuite del 17,6%, più di 4 mila casi in meno rispetto al 2019.
Un andamento piuttosto positivo che ha caratterizzato tutti i settori considerati, in cui si sono registrate sensibili riduzioni del fenomeno. Basti pensare che, tra il 2019 e il 2020, le rapine in banca si sono più che dimezzate (-56,3%). Seguono le rapine negli uffici postali (-35,8%), ai distributori di carburante (-33,9%), in farmacia (-33,2%), in tabaccheria (-31,4%), negli esercizi commerciali (-17,5%), in pubblica via (-16.7%) e nelle abitazioni (-13,4%).
PREVENZIONE E CONTRASTO DEL FENOMENO
“Lockdown” e “positivo”: un ossimoro paradossale che farebbe storcere il naso a chiunque. Eppure, gli effetti che la pandemia ha avuto sulla criminalità predatoria sono sicuramente alcuni, se non gli unici, dei vantaggi che ci ha lasciato.
Grazie alla forte limitazione degli spostamenti dovuti al primo lockdown, l’andamento della criminalità è andato incontro a una curva di tipo discendente. Nello specifico, nei mesi tra marzo e maggio (con picco ad aprile), il numero delle rapine e dei furti ha subito un sensibile decremento.
Tuttavia, con la progressiva riduzione delle limitazioni, avvenuta a partire dal mese di maggio, si è registrato un graduale incremento della criminalità predatoria.
L’indagine Abi, dunque, accende i riflettori sulla necessità di non abbassare la guardia e rafforzare ulteriormente la collaborazione con Istituzioni e Forze dell’ordine sul fronte della prevenzione e della sicurezza.
A livello nazionale, tra l’altro, è stato reso operativo un Protocollo d’intesa con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno che prevede principalmente lo scambio di informazioni e dati relativi ai reati predatori in danno delle banche.
A livello provinciale, invece, un Protocollo Anticrimine con le Prefetture che viene costantemente aggiornato.
Un accordo necessario, quest’ultimo, che riguarda, oltre alla prevenzione delle rapine, dei furti e dei cosiddetti attacchi multivettoriali (cyber physical security), anche la prevenzione delle truffe alla clientela, degli atti vandalici e terroristici, nonché delle aggressioni al personale non a scopo predatorio.
Giulia Trovatello