Sicilia, le imprese hanno il fiato corto margini limitati di crescita: +0,5% nel ‘22 - QdS

Sicilia, le imprese hanno il fiato corto margini limitati di crescita: +0,5% nel ‘22

Sicilia, le imprese hanno il fiato corto margini limitati di crescita: +0,5% nel ‘22

martedì 07 Febbraio 2023

Sostanziale stagnazione secondo i dati Movimprese: l’anno prima, invece, si era arrivati all’1,63%. L’Isola al di sotto della media nazionale che già non brilla, ben 17mila le cessazioni

PALERMO – Per quanto ci provino, le imprese siciliane hanno sempre più difficoltà a sbarcare il lunario, e di anno in anno, sono sempre meno le nuove attività. Secondo i dati Movimprese, elaborati da Unioncamere e InfoCamere, in Sicilia, al 31 dicembre 2022, sono 479.058 le aziende in attività, contro le 478.967 al 31 dicembre 2021. In tutto, sono state 20.200 le nuove aperture, mentre 17.801 sono state le cessazioni, con un tasso di crescita, nel 2022, di appena lo 0,50%, contro una media nazionale dell’0,79%. Si tratta di una sostanziale stagnazione, soprattutto se si vanno a guardare i dati dell’anno precedente: nel 2021 il tasso di crescita era stato dell’1,63%, contro una media nazionale dell’1,42%.

La Sicilia va in controtendenza, in negativo, anche rispetto alla propria area territoriale di appartenenza: il Sud e le Isole, infatti, registrano un tasso di crescita dello 0,84%, maggiore della media nazionale. Il valore massimo si registra nel Centro della penisola, allo 0,89%, seguito dal Nord Ovest, allo 0,86%; il valore più basso si registra nel Nord Est, allo 0,51%. La regione che segna il maggior tasso di crescita è il Lazio, all’1,55%, seguito dalla Sardegna, all’1,38%. Le regioni che segnano, invece, addirittura percentuali in negativo sono le Marche, a -0,56%, e il Molise, a -0,13%.

Facendo un’analisi provinciale, il saldo migliore tra cessazioni e nuove nascite lo fa segnare la provincia di Palermo con un risultato positivo di 819 imprese. Unica a chiudere in passivo è Enna con -37, esattamente a zero invece Caltanissetta. In positivo anche Catania e Messina che rispettivamente chiudono con un attivo di 650 e 407 imprese.

Nell’Isola a trainare sono essenzialmente le società di capitali che hanno registrato un saldo positivo di 3.633. Questo tipo di società hanno una responsabilità tutta loro, rendendo così i soci meno soggetti a responsabilità che riguardano l’azienda. In passivo chiudono invece le ditte individuali (-940) e le società di persone (-293). Le società di persone sono le società semplici, le società in nome collettivo, le società in accomandita semplice che non hanno personalità giuridica ed hanno un’autonomia patrimoniale imperfetta, pertanto è prevista per i soci la responsabilità illimitata e solidale. La ditta individuale è quel tipo di impresa che fa riferimento a un solo titolare, l’imprenditore, il quale è l’unico responsabile e anche l’unico promotore della sua iniziativa imprenditoriale.

Tutte le regioni, comunque, hanno vissuto riduzione del tasso di crescita nel 2022 rispetto all’anno precedente. Nonostante il rallentamento, è stato comunque un anno positivo per l’economia italiana: “Sembra essersi assorbito – scrive Unioncamere – a distanza di due anni, lo shock impresso dalla pandemia sulla natalità e mortalità delle imprese”. Dopo il brusco stop del 2020, quando il saldo si fermò a solo 19mila imprese in più, e il rimbalzo del 2021, quando sono saliti a +87mila, con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a 48mila attività in più tra gennaio e dicembre.

A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,8% che, al netto del +1,42% del 2021, rappresenta il dato migliore dell’ultimo decennio. Il contributo più rilevante al risultato annuale è venuto dal settore delle costruzioni, spinto dai tanti bonus messi a disposizione, a cui si deve oltre il 40% del saldo nazionale. “Dopo il rimbalzo, anche in termini di crescita imprenditoriale, registrato nel 2021, il saldo tra iscrizioni e cessazioni del 2022 è il miglior risultato in valori assoluti e in termini percentuali dal 2011 – sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – un terzo del saldo del 2022 si deve alle imprese del Mezzogiorno, aumentate di oltre 17 mila unità soprattutto grazie alla spinta delle costruzioni (che proprio al Sud segnano il tasso di crescita più elevato, +2,61%), e alla ripresa del turismo (+1,76% a fronte di un dato medio del +0,85%)”.

Oltre alle costruzioni (+20.509) quelli che nel 2022 hanno fatto registrare gli aumenti maggiori nel numero di imprese registrate sono stati le attività professionali scientifiche e tecniche (+10.474) e i servizi alle imprese (+4.968). A chiudere in rosso, invece, sono stati il commercio (-8.756), l’agricoltura (-3.363) e le attività manifatturiere (-2.549). Spostando l’attenzione dal saldo ai flussi, cioè alle aperture di nuove imprese e chiusure di imprese esistenti, il rientro delle “tensioni” sulla demografia d’impresa è avvenuto con un arretramento delle nascite (diminuite del 6% rispetto al 2021) e un’accentuazione delle cessazioni (+7,5%), con valori assoluti in entrambi i casi tra i più contenuti degli ultimi quindici anni.

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