I loro redditi complessivi in un anno hanno sfiorato il miliardo di euro, netta impennata rispetto al 2020
Dopo la netta riduzione dovuta alla crisi collegata alla condizione pandemica, i lavoratori parasubordinati, collaboratori e professionisti, stanno ricominciando a risalire la china un po’ in tutta Italia e la Sicilia non fa eccezione. L’osservatorio dedicato dell’Inps ha pubblicato i dati relativi al 2021, ed è possibile finalmente segnare un andamento positivo.
La risalita in Sicilia
Analizzando i numeri siciliani, se tra il 2015 e il 2020 erano stati persi in totale quasi 4 mila posizioni lavorative, nel 2021, il recupero è stato netto, tanto da superare i numeri del 2015, passando quindi da 63 mila a 66 mila unità in totale. Non solo, è anche aumentato il reddito totale, che passa da una media di 11.545 a 14.303 euro. In particolare, tra il 2015 e il 2020 i collaboratori in Sicilia si sono ridotti di quasi 10 mila unità, e ne sono stati recuperati 6 mila nel solo 2021. I professionisti, invece, hanno continuato a salire con gradualità anche tra il 2015 e il 2020, ma hanno segnato una riduzione del reddito medio, che ha ripreso a salire nel 2021, senza però raggiungere i livelli del 2015.
I redditi di professionisti e collaboratori
I collaboratori mantengono mediamente un reddito più alto nel corso degli anni rispetto ai professionisti. Se per i primi, dal 2015 al 2021, il reddito medio è salito da 11.486 euro annui a 15.491, i professionisti sono fermi a poco più di 11 mila euro. A livello nazionale, il numero totale di lavoratori parasubordinati contribuenti (professionisti e collaboratori) è passato da 1.434.856 del 2015 a 1.430.485 nel 2021. Dal punto di vista geografico, tra il 2015 e il 2021, la variazione positiva dei lavoratori parasubordinati contribuenti si registra soltanto al Sud, con un incremento del +2,7%; mentre diminuisce al Nord con un -0,7% e, soprattutto, il Centro con un -1,9%. Se l’andamento dei collaboratori è stato altalenante nel corso degli anni, con variazioni percentuali sia in negativo che in positivo, con un aumento del 6,8% nel solo 2021, i professionisti, al contrario, registrano una crescita dal 2015 al 2021 pari al 34,6%.
Le collaborazioni coordinate e continuative
Le variazioni sono dovute sia alle dinamiche del mercato del lavoro sia a interventi del legislatore. Innanzitutto, la riforma Fornero (l. 92/2012), che ha introdotto restrizioni sulle collaborazioni coordinate e continuative; successivamente, il Jobs Act (dl 81/2015), che nel settore privato ha limitato le collaborazioni a quelle “a progetto”, lasciando sopravvivere le collaborazioni coordinate e continuative solo in ambito pubblico, con prevalenza nelle università. Un effetto sugli andamenti del numero di collaboratori e professionisti, inoltre, è dovuto anche alle continue variazioni delle aliquote di contribuzione. In termini di genere, la quota di donne è diminuita nella tipologia dei collaboratori, mentre è aumentata in quella dei professionisti: nel 2015 le donne erano il 39,1% tra i collaboratori e il 41,9% tra i professionisti; nel 2021 tali valori sono rispettivamente 37,3% e 45,9%.
Lavoratori parasubordinati, le fasce d’eta
Per quanto riguarda l’età il dato è mutato rispetto al 2015: si registra, infatti, per gli under 30 una lieve crescita (+1,4%), a cui si contrappone un decremento (-2,5%) per gli adulti (da 30 a 59 anni); mentre per i senior (da 60 in su) si è rilevato un sostanziale aumento (+7,3%). L’Inps ha distinto i lavoratori anche per numero di committenti: nel 2021 il 46,9% dei collaboratori risulta essere esclusivo e mono-committente, con un reddito medio annuo inferiore a 20.607 euro, e il reddito medio degli uomini è quasi il doppio di quello delle donne. Si tratta di un dato che fa pensare, sia per la questione del gender gap, sia per il possibile mascheramento del lavoro subordinato in una partita Iva che non viene utilizzata così come la legge vorrebbe.
Michele Giuliano