Firma apposta a favore di stampa e mozione di sfiducia per il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani pronta per la richiesta di conferenza di capigruppo all’Assemblea regionale siciliana. Michele Catanzaro, Antonio De Luca e Ismaele La Vardera hanno così presentato il documento con cui si chiede di sfiduciare Renato Schifani e porre quindi fine anzitempo alla legislatura. In verità, al di là delle ipotesi o degli auspici sul raggiungimento dell’obiettivo che prevede 36 voti in favore, i tre deputati spiegano che la mozione ha due intenti realisticamente raggiungibili.
Il primo è dare un’idea chiara ai siciliani di chi sta con il cosiddetto “metodo Cuffaro”, che è contrario agli interessi dei siciliani, e chi sta contro tale politica. Altro obiettivo, immediato o raggiungibile a gennaio, è l’obbligo istituzionale di presenza in aula del presidente della Regione, che dovrà confrontarsi con Sala d’Ercole sui punti che costituiscono la mozione di sfiducia.
Gli obiettivi della mozione di sfiducia a Renato Schifani
“La mozione poteva contare pure cento pagine, per quanto si poteva scrivere sui motivi per sfiduciare il presidente della Regione, ma abbiamo scelto di concentrarci solo sui maggiori”, dice il capogruppo del Movimento 5 stelle Antonio De Luca. Michele Catanzaro, capogruppo del Partito democratico all’Ars, tratteggia il governo che si vuol sfiduciare come “un governo di approssimazione e di emergenza” con un presidente “bloccato sulla poltrona”. Ad agosto, ricorda Catanzaro, Renato Schifani ha “tentato di mettere il bavaglio al parlamento ed ai parlamentari” pur essendosi sempre dichiarato un parlamentarista. In altre parole, tentativo di staccare la spina o meno, l’opposizione vuole arrivare a puntare il dito contro il governo, costringendo il presidente della Regione in Aula prima della discussione sulla legge di stabilità.
Opposizione compatta e pronta per lanciare la sfida
Nel frattempo, altro obiettivo che sembra raggiunto e che sta dietro la mozione di sfiducia a Schifani era quello di costituire adesso una coalizione di opposizione con la quale sfidare il centrodestra in Sicilia domani. “Non era facile arrivare all’attuale compattezza dell’opposizione”, dice il dem Catanzaro. “La paternità della mozione è condivisa”, spiega Ismaele La Vardera, il deputato regionale che all’Ars siede in solitaria al gruppo Misto ma fuori ha un movimento politico da lui fondato – Controcorrente – che muove già un ampio seguito. La valenza della mozione, anche secondo le parole di La Vardera, è quindi “politica e anche squisitamente pratica” e mira a mettere il presidente della Regione in Sala d’Ercole sotto obbligo di risposta sullo stato del governo della Regione alla luce del crescente numero di inchieste giudiziarie che lo stanno colpendo.
Una procedura da regolamento per la mozione
La mozione che l’opposizione ha oggi presentato alla stampa prevede l’obbligo di convocazione di una conferenza dei capigruppo, all’esito della quale verrà deciso con ultima parola in capo al presidente dell’Ars quando portare la stessa in Sala d’Ercole. Catanzaro, De Luca e La Vardera intendono chiaramente perseguire il carattere di assoluta urgenza, arrivando in Aula in via prioritaria. La mozione di sfiducia metterebbe così facendo la freccia per sorpassare la finanziaria e risolvere quantomeno i dubbi su ombre che riguardano il governo, la maggioranza e il metodo politico del centrodestra prima di discutere e votare una legge di stabilità triennale che muove ingenti risorse dei e per i siciliani. Quindici articoli – tra premesse e considerazioni – compongono il documento, che include tutti gli ultimi più gravi incidenti tra giudiziari e politici che riguardano la coalizione di governo e per i quali Renato Schifani dovrà rispondere al parlamento siciliano.
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