L’indagine Openpolis per l’Osservatorio Con i Bambini: “Profonde differenze tra Nord e Sud”. Nelle regioni del settentrione la copertura è al 60%, nel Mezzogiorno non arriva al 20%. In tutta Italia sono il 26% le scuole dotate di mensa, in Valle d’Aosta il 70%. L’Isola è ultima nella classifica regionale per disponibilità del servizio
ROMA- Solo il 26,4 per cento degli edifici scolastici in Italia è dotato di mensa, con profonde differenze tra Nord e Sud. In Valle d’Aosta, Toscana, Friuli e Piemonte la copertura è del 60 per cento. Al Sud non arriva al 20 per cento. È quanto emerge da una indagine di Openpolis per “l’Osservatorio Con i Bambini”.
Dei 40.160 edifici scolastici statali in Italia, infatti, 10.598 (il 26,4%) sono dotati di mensa. Il livello di presenza del servizio varia molto da regione a regione: in Valle d’Aosta il 70 per cento degli edifici scolastici statali ha la mensa, in Toscana il 62,9 per cento, in Friuli-Venezia Giulia il 62,1 per cento, in Piemonte il 61,3 per cento. Agli ultimi posti della classifica ci sono invece Umbria (13,1% di edifici scolastici dotati di mensa), Campania (9,6%) e Sicilia (8,2%).
“In questa difficile fase di ripartenza – spiega Marco Imperiale direttore di Con i Bambini – le criticità ‘strutturali’ legate agli edifici scolastici, e in generale riguardanti i minori, rappresentano un ostacolo oggettivo e fanno emergere con più forza le differenze territoriali. Lo dimostra ad esempio il dato sulle mense scolastiche. Mentre in Valle d’Aosta, Toscana, Friuli e Piemonte il 60% degli edifici scolastici statali è dotato di mensa, al Sud tale dato non arriva al 20%. Non vuol dire che gli alunni che frequentano le altre scuole non abbiano accesso al servizio, perché una stessa struttura può essere utilizzata da più istituti e poi perché i dati fanno riferimento all’edificio scolastico e non alla scuola”.
Ma non è un dato isolato, prosegue il direttore, “in generale abbiamo edifici scolastici vecchi e spesso ‘adattati’ a questo scopo. Circa il 77% è stato costruito già con questa funzione, ma in Campania ad esempio la percentuale scende al 60%. A queste criticità strutturali, che penalizzano soprattutto il Sud, se ne aggiungono altre, legate ai trasporti, alla possibilità del tempo pieno, all’insufficienza di asili nido e di altri importanti servizi, alle difficoltà economiche e sociali delle famiglie. In altri termini legate alla povertà educativa minorile”.
“Se, pensando allo sviluppo del Sud e del Paese, si partisse mettendo al centro i bambini e i ragazzi, colmando i divari fondamentali,- conclude – il Mezzogiorno e l’Italia avrebbero una grande opportunità di sviluppo e di ripresa”.