La Corte d’Appello di Caltanissetta ha disposto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale nel processo d’appello bis a carico di Silvana Saguto e degli altri imputati. La decisione, presa dalla Corte presieduta da Roberta Serio, con a latere Alberto Davico e Andrea Gilotta, prevede l’audizione di un nuovo teste, Giuseppe Rizzo, coadiutore giudiziario.
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La Corte ha, inoltre, ammesso l’utilizzo delle intercettazioni tra l’ex presidente delle Misure di Prevenzione e Rosolino Nasca, ex capo centro Dia, accogliendo la richiesta della Procura Generale rappresentata da Gaetano Bono e rigettando le obiezioni della difesa di Nasca. Il Sostituto Procuratore Generale Bono ha sottolineato la natura di reato a concorso necessario della corruzione, giustificando l’ammissibilità delle intercettazioni per entrambi gli imputati.
Caso Silvana Saguto: il ruolo di Giuseppe Rizzo
L’audizione di Giuseppe Rizzo, prevista per l’udienza dell’11 dicembre, si concentra sul presunto ruolo di Nasca nella sua nomina. Secondo l’accusa, Nasca avrebbe chiesto a Silvana Saguto di nominare Rizzo per la gestione dei beni sequestrati agli imprenditori Virga di Marineo.
Il nuovo processo d’appello bis nasce dal rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, che ha chiesto la rideterminazione di alcune pene a causa della prescrizione di alcuni reati contestati. Il dibattimento si riapre quindi limitatamente alla posizione di Nasca, accusato di corruzione in relazione al suo rapporto con Silvana Saguto. In secondo grado, l’ex magistrata, radiata dall’ordine giudiziario, era stata condannata a 8 anni e 10 mesi per corruzione, falso e abuso d’ufficio.
Gli imputati e le loro posizioni
Oltre a Saguto e Nasca, nel processo sono imputati anche il marito dell’ex magistrata, Lorenzo Caramma; l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, ex amministratore giudiziario; il professor Carmelo Provenzano; il commercialista Roberto Santangelo. Gli imputati si trovano attualmente in diverse strutture carcerarie. Silvana Saguto a Rebibbia (Roma), Cappellano Seminara a Bollate (Milano), Provenzano a Roma e Caramma al Pagliarelli (Palermo). Per Nasca, l’accusa di corruzione è oggetto di riesame, mentre per Santangelo la detenzione potrebbe essere influenzata da una differenza di soli 20 giorni.
Il “Pactum Sceleris” e le condizioni di salute di Silvana Saguto
Le motivazioni della Cassazione hanno evidenziato un “pactum sceleris” tra Saguto, Cappellano e Caramma, finalizzato al coinvolgimento del marito di Saguto come coadiutore in diverse procedure amministrate da Cappellano Seminara, con conseguenti benefici economici per la famiglia. Inoltre, il “patto” avrebbe garantito la laurea del figlio di Saguto grazie all’intervento del professor Provenzano. Il tutto in cambio di favori nell’assegnazione di incarichi di amministratore giudiziario e coadiutore. Silvana Saguto, un tempo figura dominante in aula, versa ora in precarie condizioni di salute in carcere. Nonostante le numerose perizie, l’incompatibilità con il regime carcerario non è stata riconosciuta. Pare che trascorra gran parte del tempo a letto, partecipando occasionalmente alle attività del coro carcerario. Le sue richieste di modifica delle condizioni di detenzione sono state ripetutamente respinte.

