Silver economy, anziani ancora protagonisti del futuro - QdS

Silver economy, anziani ancora protagonisti del futuro

redazione

Silver economy, anziani ancora protagonisti del futuro

giovedì 25 Giugno 2020

Rapporto Censis evidenzia quali sono le conseguenze della pandemia anche per i più longevi, over 65 anni, se si è creato un divario tra giovani e anziani e come quest'ultimi hanno reagito durante l’emergenza socioeconomica

È stato presentato l’Osservatorio Censis-Tendercapital sulla “silver economy” dal titolo “La silver economy e le sue conseguenze nella società post Covid-19”. La ricerca evidenzia quali sono le conseguenze della pandemia anche per i più longevi, over 65 anni, se si è creato un divario tra giovani e anziani e come questi ultimi hanno reagito durante l’emergenza sociale, economica e sanitaria.

Tra gli obiettivi dell’Osservatorio, inoltre, quello di capire se
oggi, nel post Covid-19, la silver economy rappresenti ancora una risorsa per
la società, se dopo la crisi generata dalla diffusione del Coronavirus e i tre
mesi di lockdown, la longevità attiva sia da considerarsi archiviata oppure se
per gli anziani sia stata solo una terribile parentesi, che si può e si deve
oltrepassare.

Anziani ancora protagonisti: il 32,8% è ottimista sul proprio
futuro

Dal Rapporto emerge la conferma che i longevi sono il motore della
vita collettiva, soggetto attivo ed economicamente forte della silver economy,
vale a dire di redditi, patrimoni, consumi, stili di vita e valori. Oggi, nella
fase post-Covid-19, gli anziani guardano al proprio futuro e a quello della
propria famiglia con meno pessimismo e più fiducia degli altri: il
32,8% si dice ottimista, contro il 10,4% dei millennial e il
18,1% degli adulti. Analogamente, i longevi sono anche i più positivi
sulle chance di ripresa dell’Italia (20,9%), mentre crolla in
questo caso la fiducia dei millennial (4,9%).

Frattura intergenerazionale nel post Covid-19 tra over 65 e
giovani

La pandemia ha creato anche una spaccatura
intergenerazionale: da una parte gli over 65, mediamente in buona
salute, solidi economicamente, con vite appaganti e una riconosciuta utilità
sociale, dall’altra i giovani
. Un nuovo rancore sociale, alimentato
e legittimato da una inedita voglia di preferenza generazionale nell’accesso
alle risorse e ai servizi pubblici, legata alla visione del longevo come
privilegiato dissipatore di risorse pubbliche. Ben 5 giovani su 10 in
emergenza vogliono penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure e nella
competizione sulle risorse pubbliche.
 Più precisamente, il 49,3%
dei millennial (il 39,2% nel totale della popolazione) ritiene
che nell’emergenza sia giusto che i giovani siano curati prima degli anziani;
inoltre il 35% dei giovani (il 26,9% nel totale della popolazione) è convinto
che sia troppa la spesa pubblica per gli anziani, dalle pensioni alla salute, a
danno dei giovani.

Con il lockdown anziani più fragili, il dramma delle RSA

Le conseguenze economiche della pandemia hanno coinvolto meno gli
anziani: il 90,7% nel lockdown ha continuato a percepire gli stessi
redditi, di contro troviamo i millennial con il 44,5% e gli
adulti al 45%
. Tuttavia, con le drastiche misure di confinamento adottate
per arginare il contagio da Covid-19, sono aumentati per gli anziani i costi
sociali e molti sono stati costretti a rinunciare alle abitudini quotidiane,
agli incontri con amici e familiari (74,6%), ad andare dal parrucchiere,
barbiere, estetista (50,7%), a fare passeggiate in centro o nei parchi urbani
(46,8%), a partecipare a riti e cerimonie religiose (41,3%), viaggiare (38,3%),
fare gite fuori porta (27,9%), andare al cinema, teatro, concerti (26,7%).

E poi la drammatica vicenda delle Residenze sanitarie per anziani,
con strutture divenute veri e propri amplificatori di contagio da virus.
 Da una indagine
ISS (dati al 5 maggio 2020) sul settore
e a cui ha risposto il 40% dell’universo di riferimento, si sono verificati
9.154 decessi,
di cui il 41,2% con ospiti risultati positivi a
Covid-19 o
affetti da sintomi influenzali ad esso presumibilmente ascrivibili. Una
tragedia annunciata visto che ben il 66,9% degli intervistati dice che era noto
che molte strutture non garantivano agli ospiti adeguati standard di sicurezza
e qualità della vita. 

Il virus non ha colpito solo gli anziani

Ma il Covid-19 non ha colpito solo gli anziani e i dati che
emergono a livello geografico lo dimostrano. Infatti, nelle province
con i più alti tassi di contagio l’incidenza degli anziani è contenuta, come
accade a Cremona (1° per tasso di contagio, ma al 45° posto della graduatoria
per anzianità) e Piacenza (rispettivamente al 2° e al 36° posto). Al contempo,
la provincia di Savona (1° per anzianità) si colloca al 30° posto nella
graduatoria per contagio, così come Biella (2° nella graduatoria per anzianità
e 28° in quella per contagio). Il Rapporto, quindi, sembra smentire la
relazione tra l’alta presenza di anziani e l’alta incidenza dei contagi.

Per Moreno Zani, Presidente di Tendercapital, “il
Rapporto ci offre un quadro completamente modificato rispetto alla situazione
precedente al Covid-19, in cui emerge che i giovani hanno un certo rancore nei
confronti degli anziani. Particolarmente significativi due dati: uno
riguardante i consumi dei soggetti più anziani e l’altro relativo alla
ridefinizione delle politiche pubbliche in campo sanitario. In questo senso, ci
auguriamo che il Rapporto presentato oggi possa dare un contributo positivo al
decisore politico che dovrà adottare scelte più rispondenti alle nuove esigenze
emerse a seguito della pandemia”.

Secondo Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, “il
Rapporto evidenzia una ferita tra generazioni; la sfida è tuttavia quella di
leggerla alla luce di un ciclo di lungo periodo, tenendo conto che prima del
contagio gli anziani erano più predisposti a cedere parte del loro reddito ai
figli o ai nipoti, mentre il quadro che sembra ora emergere è quello di un
atteggiamento di maggiore controllo da parte dei primi volto a riprendere
padronanza della propria capacità finanziaria”.

Pier Paolo Baretta, Sottosegretario al Ministero dell’Economia, ha sottolineato che “le
politiche pubbliche devono tener conto dell’alto numero di persone anziane che
hanno una notevole capacità di spesa, oltre che un ruolo sociale considerevole
nei confronti dei giovani. Occorre, però, rimarginare la rottura generazionale
che sembra emergere dal Rapporto, attraverso politiche che da un lato
favoriscano l’occupazione e, dall’altro, contribuiscano a sviluppare un nuovo
modello di welfare orientato alla tutela della salute”.

Secondo Alberto Bagnai, Presidente della Commissione
Finanze del Senato,
 “il Rapporto mette in luce un quadro che i media
hanno già evidenziato, ovvero quello di un antagonismo tra generazioni. Si
tratta, tuttavia, di una narrativa che si presta ad alimentare una competizione
tra giovani e anziani. Non è altro che un neo-rancore indotto dal racconto
falsato e da una gestione sbagliata della crisi, un conflitto da esecrare
poiché i problemi della società vanno affrontati in modo organico”.

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