Intervista ad Anna Abita, responsabile dell’Unità operativa complessa “Qualità dell’aria” di Arpa Sicilia
PALERMO – L’avvelenata: è il titolo dell’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi sulle colonne di questo quotidiano. E l’avvelenata è l’aria di città, piena di polveri sottili e molecole tossiche per l’organismo umano. Partendo dal dossier di Legambiente pubblicato ad inizio ottobre, abbiamo raccontato come da Nord a Sud (Catania e Palermo comprese) nessun centro urbano ha valori di salubrità dell’aria in linea con i parametri dettati dall’Organizzazione mondiale della salute. In Sicilia, lo stato di salute dell’atmosfera è costantemente controllato dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente) attraverso delle stazioni di monitoraggio gestite dall’Unità operativa complessa Qualità dell’aria, di cui è responsabile Anna Abita. Ci siamo rivolti a lei per saperne di più.
Dottoressa, il nuovo dossier “Mal’Aria di Legambiente” rileva, nella prima metà del 2022, uno scostamento rispetto ai valori Oms suggeriti per il Pm10 dell’87% a Palermo e del 75% a Catania. A cosa è dovuto?
“Le valutazioni del dossier Mal’Aria riportano le eccedenze percentuali della media annuale di Pm10, ad una data non ben specificata e senza un’indicazione delle specifiche stazioni considerate, rispetto il valore Oms (15 µg/m3). Nell’agglomerato di Palermo sono installate due stazioni di fondo urbano e quattro stazioni di traffico mentre in quello di Catania sono installate due stazioni di fondo urbano e due di traffico. Se si considerano le medie annue al 23 ottobre 2022 delle sei stazioni dell’Agglomerato di Palermo si registra una eccedenza che va dal -13% al +107%; considerate le quattro stazioni dell’Agglomerato di Catania si registra una eccedenza che va dal +53% al +87%, pertanto va fatta una valutazione stazione per stazione. Rispetto al 31 dicembre 2021, considerando i dati al 23 ottobre 2022, si assiste nell’Agglomerato di Palermo alla riduzione delle eccedenze percentuali in alcune stazioni (PA-Belgio, PA-Indipendenza, PA-UniPa) e all’incremento in altre (PA-Castelnuovo e PA-Di Blasi), mentre nell’Agglomerato di Catania le eccedenze si sono ridotte in tutte le stazioni. Si precisa che la concentrazione del particolato atmosferico è influenzata dalle condizioni meteorologiche che variano durante l’anno e da un anno all’altro ed inoltre il 2021 è stato caratterizzato da numerosi parossismi dell’Etna con emissioni di ceneri vulcaniche che sono state trasportate in molte parti della Sicilia, oltre che in Sardegna, Lazio e Toscana”.
Gli aumenti di tossine registrati e gli sforamenti giornalieri (15 a Palermo e 11 a Catania) registrati segnano un peggioramento delle concentrazioni rispetto al periodo preCovid?
“Le valutazioni del dossier Mal’Aria riportano i giorni di superamento della concentrazione media giornaliera nelle stazioni dell’Agglomerato di Palermo e Catania rispetto il valore limite fissato dal D.Lgs. 155/2010 pari a 50µg/m3. Tale dato si va aggiornando di giorno in giorno e non conoscendo la data esatta alla quale si fa terminare l’analisi effettuata da Mal’Aria si riportano i superamenti registrati al 23/10/2022 nelle stazioni PA-Di Blasi e CT-Ospedale Garibaldi che sono al momento quelle che hanno registrato il maggior numero di superamenti nell’Agglomerato di Palermo e Catania rispettivamente: PA-Di Blasi ha registrato 15 superamenti, CT-Ospedale Garibaldi ha registrato 17 superamenti. Rispetto al periodo preCovid si precisa che studi effettuati da questa Arpa e anche da altre Arpa hanno dimostrato come la concentrazione di particolato non abbia beneficiato in maniera evidente delle misure restrittive dovute al Covid 19; tale inquinante è infatti influenzato, oltre che da pressioni antropiche quali il riscaldamento, dalle condizioni atmosferiche, in particolare da condizioni di stabilità atmosferica che determinano una limitata dispersione, e dal trasporto di sabbia sahariana”.
Cosa comporta il superamento dei limiti dati dall’Oms per PM10, PM2.5 e NO2?
“L’eventuale adozione dei valori guida dell’Organizzazione mondiale della sanità da parte dell’Unione Europea e dunque degli stati membri determinerebbe l’aumento dei superamenti dei livelli consentiti per i diversi inquinanti, essendo i valori guida inferiori, in taluni casi in modo considerevole, rispetto agli attuali valori limiti fissati dal D.Lgs. 155/2010”.
Quali sono i risultati della sperimentazione che vede una partnership tra la vostra Agenzia e Wiseair?
“La collaborazione tra Wiseair e Arpa Sicilia nasce nel marzo 2021 dando vita ad una sperimentazione nelle stazioni di monitoraggio di qualità dell’aria, ubicate nella città di Catania, al fine di confrontare i dati dei sensori per il rilevamento di Pm10 e Pm2.5, realizzati da Wiseair, con i dati monitorati nelle stazioni gestite da Arpa Sicilia. La direttiva europea per il monitoraggio della qualità dell’aria, redatta nel 2008, non menziona direttamente l’utilizzo di nuove tecnologie, l’agenzia ambientale Europea ha però evidenziato il ruolo strategico della sensoristica low-cost per il coinvolgimento del cittadino nei progetti di citizen-science. Pertanto, sebbene i dati monitorati dagli analizzatori presenti nelle stazioni fisse, gestite dalle Arpa, siano ad oggi gli unici in grado di produrre delle analisi quantitative che individuano lo stato di qualità dell’aria, la sperimentazione ha voluto verificare se i dati da sensori low-cost per il particolato atmosferico, corretti e processati attraverso l’utilizzo di algoritmi di data science, possano essere utilizzati come dati qualitativi. L’analisi sperimentale comparativa portata a termine da Arpa Sicilia e Wiseair evidenzia che i sensori low-cost di particolato atmosferico, in combinazione con algoritmi correttivi di data science, producono delle indicazioni sulla qualità dell’aria con accuratezze superiori al 90% rispetto ai limiti previsti dalla normativa italiana, valutando quindi correttamente al 90% se la concentrazione è superiore o inferiore al limite di legge. Nel caso di analisi qualitative di categorizzazione più fine (come quelle che possono essere fatte sui nuovi limiti Oms per il Pm2.5), l’accuratezza diminuisce a circa il 75%”.