Se i social fanno diventare scemi - QdS

Se i social fanno diventare scemi

Se i social fanno diventare scemi

mercoledì 19 Luglio 2023

“Il troppo stroppia”

L’enorme diffusione dei social, ormai diventata universale, sembra che abbia trasformato tutti in sapienti, perché l’enormità delle informazioni che si possono trovare nei siti illude, chi li frequenta da mane a sera, di avere incamerato l’intero scibile umano.
Non è così, ma se così fosse sarebbe indispensabile richiamare il vecchio detto popolare: “Il troppo stroppia”. Tutti gli eccessi non fanno bene né alla salute fisica né a quella mentale.

L’inondazione informativa – che rompe gli argini dei siti e invade strade, case, uffici, magazzini, depositi e via enumerando – non ci asfissìa perché l’invasione non è fisica, ma intasa la nostra mente e la nostra conoscenza in maniera quasi definitiva.
E quando la mente si intasa, si gonfia, si riempie di informazioni, finisce col non funzionare più e, portando la questione all’estremo, anche col farci diventare scemi.

Sulla materia si sono cimentati psicologi, psichiatri, filosofi, storici e altri, ma ancora non hanno concordato un punto comune.

Al riguardo, vi sono migliaia di pubblicazioni: c’è chi le difende e chi li accusa di provocare danni. Una cosa è certa: i social vanno usati “cum grano salis”, evitando soprattutto di imitare tutto ciò che c’è scritto o che si vede o che si sente, perché di solito l’imitazione è peggiore dell’originale. Quando poi l’originale è scadente, figuriamoci come viene fuori l’imitazione.
Continuare ad attingere dai social crea un altro disturbo mentale e cioè quello di farci diventare passivi e manipolabili, per cui chi vi si abbevera, rischia di diventare come “l’asino di Buridano”, il quale, in mezzo a due fasci di fieno, per l’indecisione, morì di fame.

Ciascuno di noi che mangia o beve i contenuti dei social, rischia di morire per l’effetto opposto: rischia cioè di diventare obeso/a e a forza di ingrassare di stupidaggini, di nonsense, di fatti senza capo né coda, può scoppiare, come chi si guardava di fronte allo specchio e continuava a incensarsi fino a quando, appunto, scoppiò.
Non bisogna mai dimenticare questi fatti storici, perché essi ci insegnano a capire meglio quelli attuali e in qualche caso ad anticipare il futuro.

Gli influencer: ecco questi astronauti o marziani che guadagnano sulla pelle dei beoni, perché raccolgono milioni di like. Su che cosa? Ecco il punto: su questioni fatue, su argomenti inconsistenti, su impressioni irrealistiche e su altre manifestazioni di vuoto pensiero che però colpiscono chi legge, chi vede e chi sente.
Gli influencer non dovrebbero essere premiati, ma radiati dalla società perché si portano appresso milioni di visitatori/trici su questioni quantomeno irrilevanti, ovvero ininfluenti sul benessere della vita sociale.

Intendiamoci, non tutto è negativo. Anzi, vogliamo sottolineare gli enormi benefici che Internet ha portato in tutto il mondo, riuscendo a fare arrivare informazioni nei punti più reconditi della terra e quindi a interconnettere e a far partecipare intere popolazioni, prima totalmente isolate dal resto delle altre, in modo che esse comincino a capire come funzionano le cose e come esse riguardino anche loro.

Dunque, luci e ombre sui social, strumenti importanti di crescita, di civiltà e di sviluppo solo che vengano adoperati bene, non in modo eccessivo e adeguatamente, per aumentare le conoscenze. Ma è proprio nella moderazione dell’uso dei social il punto dolente, nel senso che tale moderazione non c’è.
Si dice che i bambini americani di otto anni l’ultima cosa che fanno, prima di addormentarsi, è guardare lo smartphone e la prima cosa che fanno, appena si svegliano, è guardare lo smartphone. Dopo di che lo tengono in mano dall’alba al tramonto e diventano dipendenti. Non solo i bambini, ma anche gli adulti purtroppo diventano dipendenti dai social e quindi facilmente indirizzabili secondo interessi di altri.

La classe politica soprattutto ha imparato a utilizzare tali strumenti per acquisire consenso. Attenzione, il consenso di tutti i giorni, di tutti i momenti, non consensi di fondo su questioni importanti della durata di dieci o quindici anni.
Le parti politiche hanno squadre di specialisti che manipolano tutti coloro che attraggono sui loro social e li fanno andare anche a votare secondo il loro interesse e non quello dei loro innocui, imprudenti visitatori/trici.

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