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VIDEO | Spaccio e narcotraffico, ecco come il clan Attanasio controllava Siracusa

Chiara Borzì
Chiara Borzì

Era bastata una settimana di libertà dal 41-bis ad Alessio Attanasio, capo dell’omonimo clan mafioso, per assegnare ruoli di responsabilità all’interno del proprio gruppo criminale, dedito allo spaccio di droga nei quartieri Borgata e via Italia a Siracusa. Ritornato in carcere, Attanasio aveva lasciato alla moglie il compito di riscuotere i proventi delle attività illecite. La donna, Anna Giustolisi, faceva da trait d’union tra il vertice e l’organizzazione mafiosa.

Giustolisi, insieme a oltre venti persone indagate tra Siracusa e Catania, è finita in carcere con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata allo spaccio di stupefacenti, detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, con l’aggravante di agevolazione mafiosa e ricettazione.

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Le accuse

L’indagine, avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, condotta dalla Sisco di Catania e della Squadra Mobile di Siracusa, si è conclusa con l’arresto di 22 persone, concludendo, come dichiarato dal Questore di Siracusa Roberto Pellicone: “Una delle operazioni antimafia più importanti fatte negli ultimi anni sul nostro territorio e che ritengo contribuirà ad allentare la pressione criminale mafiosa su Siracusa per quanto riguarda il traffico e lo spaccio di stupefacenti”. Gli esiti delle indagini sono stati presentati in Prefettura a Catania dal procuratore Francesco Curcio. Dalla città etnea proveniva la droga destinata alle piazze siracusane, fornita da Giulio Maurizio Arena e Mario Bonaventura, anch’essi finiti in carcere. Cocaina, crack, hashish e marijuana venivano smerciati per oltre due chili al giorno tra Borgata e via Italia. 

Tutti sono accusati a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante di cui all’art. 416 bis 1 del codice penale, detenzione, porto illegale di armi da sparo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e ricettazione.

I dettagli

“In un piccolo centro come Siracusa – ha spiegato il procuratore Curcio – l’attività del clan Attanasio era in grado di monopolizzare la vita della comunità. Abbiamo messo a fuoco profili che andavano espandendosi in un settore degli stupefacenti gestito in regime monopolistico, impedendo l’ingresso in città di altre realtà criminali e utilizzando il metodo mafioso per approcciarsi ai soggetti che maturavano debiti”. La droga veniva venduta dal clan anche a credito. “Le sostanze potevano essere acquistate dagli spacciatori pagando una parte iniziale, per poi saldare successivamente – ha dichiarato Francesco Curcio –. Potevano esserci dei ritardi o tentativi di fare ‘i furbi’ e, in questi casi, il clan riscuoteva coattivamente con violenza e minacce”.

A Siracusa, tra i membri dell’organizzazione e sotto la gestione di Franca Di Luciano, seconda donna arrestata nell’operazione coordinata da Catania, venivano organizzate anche bische clandestine. “Si parla della classica bisca di un tempo, come, ad esempio, quelle organizzate dai Casalesi durante il periodo di Natale”, ha concluso il procuratore di Catania.