Studio di Istituto Planck e Università di Mainz accende i riflettori sulla “pandemia da inquinamento”. L’aria cattiva accorcia la vita di 3 anni: più del fumo e di malattie come Hiv e malaria
PALERMO – Altro che coronavirus: la “pandemia da inquinamento dell’aria” ogni anno causa 8,8 milioni di morti premature e accorcia mediamente di 3 anni l’aspettativa di vita. La definizione è autorevole e arriva da Jos Lelieveld e Thomas Münzel dell’Istituto Max Planck e Università di Mainz in Germania che hanno pubblicato questi dati in un articolo ospitato sulla rivista “Cardiovascular Research”. Il confronto col virus più mediatico del momento è impietoso in quanto, anche se il tasso di mortalità, pari al 3,4%, risulta essere più elevato dell’influenza stagionale, il peso in termini di decessi causati è, ad oggi, irrisorio. E se il governo valuta misure drastiche che verosimilmente saranno arrivate tra il pomeriggio e la serata di ieri – come la chiusura di scuole e università e il blocco degli eventi pubblici – allora sarebbe forse più sensato considerare queste decisioni come un taglio alle attività antropiche che determinano le emissioni, tra cui il traffico veicolare, e non certo un’azione per limitare il contagio del coronavirus.
DI FUMO SI MUORE
Per avere un’idea dell’entità delle morti da inquinamento, è sufficiente ricordare che in tutto il globo i decessi causate da coronavirus hanno superato le tremila unità. Certo, si tratta di un virus il cui sviluppo non è stato ancora adeguatamente studiato, ma il confronto è assolutamente impari: 3 anni di riduzione di vita e 8,8 milioni di morti premature per l’inquinamento. Il paragone è impari anche in riferimento ai danni causati dal fumo che accorcia l’aspettativa di vita in media di 2,2 anni, essendo anche responsabile di 7,2 milioni di morti premature l’anno. Un fattore che pesa più di patologie consolidate come l’HIV/AIDS che riduce l’aspettativa di vita di 0,7 anni, provocando 1 milione di morti all’anno e anche della malaria (0,6 anni e 600mila morti precoci all’anno).
I NUMERI ITALIANI E LE CRITICITÀ SICILIANE
In Italia l’inquinamento è responsabile, ogni anno, di almeno 81.473 decessi prematuri l’anno (dato riferito al 2015), un dato che vale un monte annuo complessivo di 1,2 milioni di anni di vita persi, considerando inoltre che l’aspettativa di vita persa mediamente da un italiano per l’inquinamento è di 1,91 anni. In Sicilia, stando alle ultime rilevazioni dell’Ispra, si sono registrate particolari criticità sul fronte del biossido di azoto e dell’ozono. Inoltre a incombere sull’Isola ci sono anche due procedure di infrazione in riferimento al superamento dei valori limite stabiliti dalla legislazione comunitaria per il biossido di azoto e il Pm10.
LE MALATTIE COINVOLTE
Sono ben noti i nomi delle malattie che, a causa della spinta dell’inquinamento, diventano maggiormente letali. Si tratta di quelle cardiovascolari, respiratorie, ma anche del tumore al polmone e del diabete. Andando in dettaglio, si è scoperto che la prima causa di morte per “smog” è rappresentata dalle malattie cardiovascolari come infarto e ictus, cui si associa il 43% dell’aspettativa di vita persa per l’inquinamento nel mondo.
LA PANDEMIA
“Dato che l’impatto dell’inquinamento sulla salute pubblica è complessivamente molto maggiore di quanto creduto finora – ha spiegato Münzel – e che si tratta di un fenomeno mondiale, crediamo che i nostri risultati denuncino l’esistenza di una pandemia da inquinamento dell’aria”.