Spesa famiglie, in Sicilia -700 euro in 7 anni - QdS

Spesa famiglie, in Sicilia -700 euro in 7 anni

Roberto Pelos

Spesa famiglie, in Sicilia -700 euro in 7 anni

giovedì 30 Maggio 2019

Confesercenti: la crisi si avverte meno che nel resto d’Italia. Basilicata l’unica regione in positivo. Riduzioni soprattutto nelle spese per l’abitazione, l’abbigliamento, ricreazione e spettacoli

ROMA – La Sicilia è la terza regione italiana dove, nel periodo tra il 2011 e il 2018, la crisi dei consumi si è avvertita in tono minore. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto Confesercenti-Cer dal titolo: “L’Italia che non cresce” per il periodo 2011-2020, presentato recentemente.

La nostra regione ha fatto registrare infatti un passivo di 700 euro, peggiore soltanto rispetto alla Basilicata che ha visto anzi un piccolo progresso con circa 500 euro di spesa media annuale in più rispetto al 2011 e alla Liguria dove l’arretramento è rimasto “contenuto” a 500 euro. Le rimanenti regioni hanno registrato cali, in dieci casi superiori ai 3 mila euro a famiglia in termini reali.

A perdere di più sono stati i nuclei familiari delle Marche il cui budget familiare si è ristretto addirittura a 5.500 euro l’anno anche a causa degli effetti del terremoto. Segue la Calabria, dove il passivo è di 4000 euro a famiglia e il Veneto, in cui si registra una spesa di 4.400 euro inferiore ai livelli del 2011.

Gli effetti della crisi si sono fatti sentire in tutto il Paese anche se con differenze profonde a seconda dei territori; quel che è certo è che a stringere la cinghia sono state anche le famiglie delle regioni tradizionalmente più ricche. Nel 2018 la spesa media annuale in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, delle famiglie italiane è stata di 28.251 euro, inferiore di 2.530 euro ai livelli del 2011 (-8,2%). Una cifra superiore ad un mese intero di acquisti da parte di una famiglia media e anche alla perdita effettiva di reddito (-1990 euro) registrata nello stesso periodo.

Complessivamente, il mercato interno italiano ha perso circa 60 miliardi di euro di spesa negli ultimi otto anni, ed il bilancio probabilmente continuerà a peggiorare. Sono state tagliate soprattutto le spese per l’abitazione con un -1.100 euro circa all’anno per nucleo familiare rispetto al 2011. Riduzioni hanno interessato anche l’abbigliamento (-280 euro), ricreazione e spettacoli (-182 euro), comunicazioni (-164 euro), alimentari (-322 euro); in proporzione la perdita più consistente è per la voce comunicazione (19%).
Si spende meno anche per gli smartphone, un tempo passione nazionale e per gli alimentari, un tempo “spesa incomprimibile” c’è stata una perdita del 6%. A crescere sono invece le spese per la sanita (+12,1%) e l’Istruzione (+24,7%).

La riduzione dei consumi da parte delle famiglie ha avuto un forte impatto sulle imprese della distribuzione commerciale. Tra il 2011 ed il 2018 sono spariti oltre 32mila negozi in sede fissa specializzati in prodotti non alimentari. È il saldo tra le aperture e le tante, troppe chiusure di imprese che prosegue a ritmi impressionanti: ancora nel 2018 hanno chiuso 153 negozi al giorno. Le botteghe vengono sempre più sostituite da ristoranti e web; i pubblici esercizi e le altre imprese della ristorazione negli ultimi otto anni sono aumentati del 10,1% pari a quasi 31 mila attività in più. Gli alloggi sono aumentati del 15,3%, i negozi su internet dal 2011 ad oggi hanno avuto un incremento del +119,8% (ne sono nati addirittura altri 11 mila).

Perdite si registrano soprattutto nell’abbigliamento (oltre 13 mila negozi in meno), per le librerie (-628), le edicole (-3.083), i ferramenta (-4.115) e anche per i negozi di giocattoli (-1.034). Crescono, invece, i negozi specializzati in prodotti da pescheria (135 negozi in più, per una crescita del +1,6%), quelli che vendono bevande (+768, il 13,3% in più) e di frutta e verdura (+1.659).

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