Spese per cure personali, solo la Calabria peggio della Sicilia

Spese per cure personali e assistenza sociale: soltanto la Calabria fa peggio della Sicilia

Michele Giuliano

Spese per cure personali e assistenza sociale: soltanto la Calabria fa peggio della Sicilia

giovedì 02 Novembre 2023

Inps: nell’Isola ogni cittadino spende in media 91 euro contro una media nazionale di 120 euro. Situazione che evidenzia una volta di più la crescente povertà delle famiglie dell’Isola

I siciliani sono sempre più in difficoltà nella vita quotidiana di tutti i giorni. E spesso anche quel che non è di lusso lo diventa, anche a causa della mancanza di supporto da parte delle istituzioni. Non è un caso come in Sicilia sia stata registrata la seconda spesa pro capite più bassa in tutta la penisola, relativa alla cura della persona e ai servizi collegati alla sanità o assistenziali. I dati vengono dall’Inps, e si riferiscono al 2022. Nell’Isola tale spesa di ferma a 91 euro; peggio solo la Calabria, con 78 euro. La media italiana sale fino a poco più di 120 euro. Le cifre maggiori nella provincia autonoma di Trento, a 161 euro, seguita dal Trentino Alto Adige, con 154 euro, e dalla provincia autonoma di Bolzano, con 148 euro.

Molte famiglie sole nell’affrontare le difficoltà

Sono appena cinque le regioni a scendere sotto il limite dei 100 euro: insieme a Calabria e Sicilia, troviamo la Basilicata e la Campania, a 95 euro, e la Puglia a 94 euro. La spesa pro capite al lumicino in Sicilia lascia spazio a poche interpretazioni: il sistema di protezione sociale, cioè quell’insieme di politiche e di interventi il cui fine è la tutela del cittadino da rischi che possono manifestarsi nel corso della vita, è stato lasciato allo sbando, e molte famiglie e individui sono soli nell’affrontare le difficoltà non solo economiche che si stanno abbattendo sull’intera società. Un sistema che è invece fondamentale, perché garantisce a tutta la popolazione, di qualunque età, assistenza sanitaria in caso di malattia, eroga pensioni in caso di sopraggiunta invalidità, fornisce servizi come gli asili nido e prestazioni monetarie come gli assegni familiari a sostegno della famiglia.

Un salvagente per molti, quindi, che, soprattutto dopo la pandemia da Covid 19, hanno dovuto affrontare gravi difficoltà a causa della perdita del lavoro, senza dimenticare l’aumento inatteso del costo della vita dovuto alla guerra russo-ucraina. Non si tratta di una novità, purtroppo, anzi, può essere considerata una conferma di quanto già successo negli anni precedenti. Gli ultimi anni, infatti, hanno mostrato come una spesa sociale estremamente ridotta sia un dato consolidato: in percentuale, sul totale nazionale, in Sicilia, si spende appena il 5%, più un 15,5% aggiunti come contributo dalla Regione Sicilia. Come si evince dai dati Istat sulla spesa dei Comuni per i servizi sociali, in Sicilia vengono spesi circa 150 milioni per famiglie e minori, e 112 milioni per i disabili. Altri 54 milioni vanno invece a tutti quei sostegni collegati ai casi di povertà, disagio sociale e senza dimora; 37 milioni, invece, vanno agli anziani. In ultimo, 5 milioni vengono spesi in supporto agli immigrati, mezzo milione per le dipendenze varie, e quasi 10 milioni per la categoria residuale definita “multiutenza”.

La spesa dedicata alle dipendenze

Molto ridotta anche la spesa specificatamente dedicata all’intervento rispetto a dipendenze, un tema che invece è parecchio sentito e rappresenta una drammatica realtà nella regione. Nonostante questo, sono i Comuni a garantire buona parte delle prestazioni assistenziali, circa il 68% di quelle totali offerte ai cittadini. A livello nazionale, i Comuni utilizzano circa 3 miliardi al sostegno di famiglie e minori (il 37,5% del totale), mentre 2 miliardi vanno ai disabili (35%) e 1,25 miliardi per l’assistenza agli anziani (15,6%). Ancora, 980 milioni per la categoria “immigrati, Rom, sinti e caminanti” (4,2%); 21,7 milioni, lo 0,3%,sono destinati alla gestione delle dipendenze, mentre 430 milioni a servizi vari “multiutenza” (5,3%).

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