Sponsor sportivi, l'assurdo no al credito d'imposta - QdS

Sponsor sportivi, l’assurdo no al credito d’imposta

Chiara Borzi

Sponsor sportivi, l’assurdo no al credito d’imposta

martedì 07 Luglio 2020

Bocciato emendamento al decreto Rilancio, in difficoltà le realtà sportive non coperte da diritti tv. Bondì (Anif Sicilia): “Gli investimenti dei privati sono determinanti, vanno incentivati. Offrire agevolazioni fiscali agli sponsor significa rilanciare l'economia”

Lo stop al credito d’imposta sulle sponsorizzazioni sportive rischia di mettere in ginocchio tutto lo sport diverso dal calcio professionistico.

La Serie A, coperta finanziariamente dai diritti televisivi, sopravviverà all’assenza di una agevolazione che invece è determinante per le realtà sportive italiane più piccole che vivono del “mecenatismo” di tanti coraggiosi imprenditori.
La proposta d’incentivo era stata inserita in un emendamento del Decreto Rilancio, ma non è passata al vaglio della Commissione bilancio della Camera venerdì sera, nonostante l’appoggio di diversi esponenti politici.
Si è parlato di un problema di coperture, ma tutte le realtà sportive coinvolte sapevano non sarebbe stato disponibile un contributo corposo.
Il presidente Fip, Giovanni Petrucci aveva infatti chiosato: “Non mi illudo che la cifra possa essere alta, ma la sua approvazione aiuterebbe le società professionistiche, quelle dilettantistiche ed anche per tutti gli altri sport”.

Poi è arrivata la doccia fredda che ha deluso le aspettative anche del Comitato 4.0, gruppo nato grazie alla sinergia tra Lega Pro, Lega Basket Serie A, Lega Nazionale Pallacanestro, Lega volley femminile, Lega volley maschile, Lega Basket femminile, Fidal Runcard.

Per le federazioni interessate la partita però non è chiusa. “Lasciare indietro lo sport di squadra vuol dire ridurre le risorse e, indirettamente, meno attività sociali, meno posti di lavoro e meno gettito fiscale – ha fatto sapere il giorno dopo la mancata approvazione il Comitato 4.0 -. Chiediamo dunque che la misura venga adottata nei prossimi provvedimenti, e comunque un confronto strutturato con il ministro dello Sport Spadafora e il ministro dell’Economia Gualtieri”.

Spadafora si è espresso negativamente sulla bocciatura e ha promesso di adoperarsi per trovare una soluzione. “Nel corso dei lavori alla Camera si sono trovate risorse aggiuntive che potenziano alcune delle misure introdotte dal Governo. Peccato invece che la Commissione parlamentare abbia bocciato l’emendamento sul credito d’imposta, nonostante l’impegno di alcuni deputati. È una misura importante, perché non tutte le discipline sportive possono godere dei proventi dei diritti tv. Resto dell’idea che si tratti di uno strumento utile; mi adopererò per trovare una soluzione al più presto”.

In Sicilia un intervento sul credito d’imposta sulle sponsorizzazioni diventerebbe doppiamente determinante per via di una strategia al momento giudicata troppo debole da parte dell’assessorato regionale allo Sport a favore del mondo sportivo isolano.

“Una mossa a livello statale è fondamentale e lo è ancora di più sul nostro territorio dove è ancora aperto un dialogo con la Regione e l’assessorato allo Sport per ottenere degli interventi specifici – ha evidenziato Germano Bondì vice presidente nazionale Anif (Associazione nazionale Impianti Fitness e Sport) e presidente Anif Sicilia -. Stimolare l’investimento dei privati nello sport è un segno di civiltà e avanguardia. Negli Stati Uniti la maggior parte degli investimenti arrivano da privati, mentre in Italia perdiamo questa grande opportunità. L’assenza d’investimento nel settore agonistico e non agonistico toglie la speranza al comparto sportivo ed inoltre dimentichiamo che, offrire in questo momento un credito d’imposta agli sponsor, significa avviare un rilancio economico complessivo. Vuol dire far ripartire i consumi, perché un’azienda che sponsorizza una società o un evento sportivo compie un’azione funzionale al proprio stesso bilancio. Il credito d’imposta crea un vantaggio competitivo ma di questo, oggi, non si parla più. Bisogna rilanciare il mercato”.

Chiara Borzì

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