L'associazione Manisco World diffonde l'age progression che mostra l'aspetto che Stefania - scomparsa 42 anni fa all'età di 10 anni da Catania - avrebbe nel 2023.
Uscire di casa, percorrere poche decine di metri e svanire nel nulla: è accaduto alla piccola Stefania Puglisi, scomparsa a San Giovanni Galermo (Catania) il 6 dicembre del 1981 all’età di 10 anni. Quasi 42 anni dopo, la speranza della famiglia di vederla tornare a casa non si spegne e la tecnologia “age progression” potrebbe permettere di riportare alla luce il suo caso in attesa della tanto desiderata svolta.
A chiedere la riapertura delle indagini non è solo Nuccia, la mamma della bambina (che oggi avrebbe 52 anni). Al suo fianco c’è la Manisco World – associazione internazionale che si occupa di persone scomparse, con a capo la presidentessa Virginia Melissa Adamo -, con il supporto legale degli avvocati Luigi Ferrandino e Giorgia Bagnasco.
Stefania Puglisi, le indagini “arenate” per anni
La signora Nuccia è una mamma, una donna semplice da una modesta famiglia. Colpita dal dramma della scomparsa della figlia quasi 42 anni fa, ha chiesto aiuto alla Manisco World con il sogno di poter riabbracciare la sua piccola – oggi adulta – e conoscere la verità su quanto le è accaduto in quel lontano inverno del 1981.
“Nuccia non aveva molti strumenti per poter stare dietro alla vicenda giudiziaria della figlia per così tanto tempo. Dopo i primi anni di indagini fatte male e con scarso interesse, la vicenda di Stefania Puglisi è finita nel dimenticatoio. Nel 2011 la trasmissione ‘Chi l’ha visto’ ha riportato alla luce il caso, la Procura di Catania aveva ipotizzato la riapertura delle indagini ma non si è giunti a nulla. Di nuovo buio totale. Nel 2020 nasce la Manisco World, che segue casi di persone scomparse (come quelli di Angela Celentano, Santina Renda e appunto Stefania Puglisi), e la signora Nuccia decide di contattare la fondatrice Virginia Melissa Adamo”.
L’associazione ha quindi offerto supporto a una “mamma lasciata da sola per 42 anni a combattere e a convivere con il proprio dolore”. La storia della sua Stefania è simile a tante altre, con le quali la signora Nuccia si è identificata più e più volte sentendone parlare dai media. E per questo – racconta l’avvocato Bagnasco – questa coraggiosa madre ha deciso di chiedere aiuto per scoprire la verità. Un diritto, anche e soprattutto dopo 42 anni di misteri irrisolti.
Il ruolo dell’age progression, la potenziale “svolta”
Come sarebbe Stefania Puglisi, che al tempo della sua scomparsa aveva appena 10 anni, oggi? A provare a rispondere a questa domanda è l’age progression realizzata dai cosiddetti “artisti forensi” e diffusa dalla Manisco World. A spiegare l’importanza di questa tecnologia e a manifestare l’intento di volerla diffondere il più possibile per spingere alla riapertura del caso sono gli avvocati che seguono la vicenda e i professionisti di Manisco World.
In particolare – interpellata da QdS – l’avvocato Giorgia Bagnasco dichiara: “Noi come Manisco World avviamo le ricerche, ove possibile sin da subito. Quando si inizia un’indagine difensiva come questa – nell’auspicabile ipotesi di una riapertura di un fascicolo dalla Procura – l’obiettivo primario è la ricerca della persona. Nelle indagini di questo tipo è fondamentale la diffusione della age progression, la progressione dell’età che viene disegnata dagli artisti forensi e modificata con le nuove tecnologie. Nel nostro caso ci avvaliamo di un’associazione che collabora con l’FBI a livello internazionale”.
Lo scorso venerdì è giunta l’age progression di Stefania Puglisi, che mostra l’aspetto che la bambina potrebbe avere oggi, da donna di 52 anni. “Diffonderla è importante“, specifica l’avvocato Bagnasco. Perché? Semplice: potrebbe aiutare qualcuno a identificarsi o a segnalare avvistamenti di donne o uomini simili nell’aspetto alle persone scomparse. Un caso recente è proprio quello di Santina Renda, con l’importante svolta giunta dalla Germania proprio grazie alla circolazione – sui social e sui giornali – della foto dell’age progression.
“La diffusione può anche servire per fare ‘pressione’ su chi qualcosa la sa e non l’ha mai voluta dire”, ha aggiunto l’avvocato Bagnasco.
La storia della scomparsa di Stefania Puglisi
Stefania Puglisi è scomparsa proprio prima delle feste natalizie, intorno alle 19 del 6 dicembre 1981. Pare che fosse uscita da casa della nonna – dove, come da tradizione, stava allestendo l’albero di Natale – per dirigersi verso un caseggiato popolare adiacente e recuperare una scatola di cartone. Doveva percorrere una distanza esigua, ma Stefania non è tornata indietro pochi minuti dopo come la famiglia si aspettava.
Da quella drammatica sera, della piccola non si è saputo più nulla. “Stefania è scomparsa in una situazione anomala e gli ultimi a vederla sarebbero stati un’amichetta e un ragazzino”, spiega l’avvocato Bagnasco. Due testimoni ancora piccoli all’epoca dei fatti, ma in grado di fornire un importante dettaglio agli inquirenti: “Hanno raccontato di aver visto la bambina salire a bordo di una Fiat 500 con un fanale rotto“. Quell’auto avrebbe portato a un certo Riccardo Puglisi, fratellastro del padre di Stefania, sul quale per un periodo si sono concentrati i sospetti.
“Su Riccardo Puglisi qualche sospetto c’è stato. Tra le famiglie (di Stefania e di R. Puglisi) c’erano sempre delle diatribe. Preciso, però, che non so se formalmente sia stato indagato. Noi al momento svolgiamo indagini solo difensive”, spiega l’avvocato Bagnasco.
Manisco World e la ricerca della verità
Stefania Puglisi non è l’unica bambina scomparsa – potenzialmente rapita – e mai più ritrovata. Al mondo esistono centinaia, migliaia di casi simili. E i casi come i suoi sono talmente improvvisi e particolari che nessuno può dirsi “immune”: Stefania potrebbe essere una sorella, un’amica, una figlia, una nipote… E per questo la Manisco World continua a stare al fianco di Nuccia, come di tutte le famiglie che cercano la verità su un proprio caro scomparso. “Il dolore non svanisce, neanche dopo 42 anni”, specifica l’avvocato Bragnasco. E per questo è importante conoscere storie come quella della piccola Stefania e contribuire alla loro diffusione e aiutare tutti i “desaparecidos” a ottenere giustizia e verità.
Si ringraziano gli avvocati Luigi Ferrandino e Giorgia Bagnasco e la Manisco World per la loro attività e per il contributo alla realizzazione dell’articolo.