Stop a gas russo: Ue vota sì, Italia s'adegua, conseguenze per consumatori

Stop al gas russo: l’Ue vota sì, l’Italia si adeguerà. Rischio inflazione al 14%

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Stop al gas russo: l’Ue vota sì, l’Italia si adeguerà. Rischio inflazione al 14%

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giovedì 07 Aprile 2022

Via libera dal Parlamento europeo alla risoluzione che chiede maggiori sanzioni contro la Russia, tra queste lo stop all'import di energia. Draghi ha detto che seguirà le decisioni dell'Europa

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avverte l’Occidente che, sebbene le sanzioni contro la Russia stiano dando risultati, queste non sono ancora sufficienti e commisurate all’aggressione subita dall’Ucraina.

Blocco importazioni gas e petrolio da Russia

Il nodo rimane quello del blocco alle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. Il segretario del Pd Enrico Letta continua a premere in questa direzione, ma incontra lo scetticismo delle altre forze politiche, di maggioranza e non solo. Per la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, l’Italia rischierebbe un “suicidio economico” nel caso procedesse allo stop alle importazioni.

Draghi: “L’Italia seguirà le decisioni dell’Ue”

Dal premier Draghi arriva, tuttavia, una prima apertura: “Noi seguiremo le decisioni della Ue” sulle ulteriori sanzioni da imporre alla Russia, “se ci propongono l’embargo sul gas, noi saremo ben contenti di seguire la Ue su questo strumento” perché “vogliamo lo strumento più efficace per permettere una pace”.

E a Mosca, che parla di “sanzioni indecenti” da parte dell’Italia, Draghi risponde: “Indecenti sono solo i massacri”. 

Tuttavia, aggiunge Draghi, “non è un’ipotesi al momento in discussione, ma la situazione si modifica”.

Dal Parlamento europeo arriva l’ok allo stop delle importazioni

Via libera – nel frattempo – del Parlamento europeo alla risoluzione di maggioranza che chiede più sanzioni contro la Russia, includendo l’import di energia. La risoluzione è stata approvata con 513, 19 astensioni e 22 contrari. In corso di votazione è stato approvato un emendamento presentato da Ppe, S&D, Renew, Greens e Ecr che chiede “un totale e immediato embargo su gas, petrolio e carboni russi” e “l’abbandono dell’utilizzo dei gasdotti Nordstream 1 e 2”. Il voto è stato accolto dall’applauso dell’assemblea. “Colleghi, questo è un momento significativo, la nostra posizione è chiara”, ha sottolineato la presidente del Pe Roberta Metsola.

Coperti sino ad ottobre con le riserve

Draghi sottolinea comunque che il governo non ha pronto alcun piano di razionamento del gas: “Non c’è niente di questo, se dovessero cessare le forniture di gas oggi, fino a tardo ottobre saremmo coperti con le riserve, le conseguenze non ci sarebbero”.

E ai dubbi sollevati da alcuni partiti risponde: “Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Preferiamo la pace o stare con il condizionatore d’aria acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”.

Economia italiana già in difficoltà

Parole quelle del premier che assumono un peso maggiore se lette alla luce delle difficoltà dell’economia italiana. La guerra in Ucraina “peggiora le prospettive di crescita” e nelle previsioni macroeconomiche chi è pessimista “sbaglia meno”, sottolinea Draghi.

Consumatori e imprese vedono un futuro meno positivo

Infatti, sebbene il Consiglio dei Ministri dia il via libera al Def con una crescita al 2,9% nel 2022 (programmatico al 3,1%), il barometro volge al peggio: “Sul peggioramento delle prospettive di crescita ha pesato l’aumento dei prezzi dell’energia e la fiducia dei consumatori e degli investitori che è diminuita e che era molto positiva all’inizio dell’anno. È diminuita non solo per l’aumento dell’inflazione, ma per la situazione generale bellica, è una guerra vicina a noi. Consumatori e imprese vedono un futuro meno positivo”.

Anche per questo il premier torna a chiedere all’Europa “di mettere un tetto al prezzo del gas, sarebbe la cosa più razionale, a livello collettivo, europeo. La Ue è di fatto l’unico compratore e ha un forte potere di mercato, un potere che si può esercitare attraverso l’imposizione di un prezzo che sia remunerativo, ma non stravagante come quello attuale”.

Un recente studio di Goldman Sachs ha evidenziato che lo stop alle importazioni del gas dalla Russia si tradurrebbe in un rallentamento della crescita dell’Eurozona nel 2022 di oltre due punti percentuali. Gli effetti peggiori si avrebbero per Germania e Italia, che attingono di più degli altri ai gasdotti russi: l’economia italiana in particolare subirebbe una perdita di prodotto interno lordo di 2,6 punti percentuali.

A rischio la produzione industriale

Le conseguenze peggiori si avrebbero soprattutto per la produzione industriale, costretta a un rallentamento forzato sia per l’impennata dei prezzi che per l’indisponibilità fisica di gas: un report del governo parla di un calo dell’output della manifattura italiana nell’ordine del 25% che equivale a una settimana di chiusura al mese.

Le conseguenze per i consumatori

E per i consumatori? Quali le conseguenze? Secondo quanto dichiarato da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore di economia all’Università di Bologna, intervistato da “Il Messaggero”, i prezzi esploderebbero “visto che lo stop sarebbe da tutta l’Europa. Il gas supererebbe i 300 euro per megawattora e si aggiungerebbe il carburante: si rischia la benzina a 3 euro con il petrolio tra 200 e 300 dollari al barile. L’inflazione andrebbe ben oltre il 14%. Non possiamo farci così male. La scelta è politica, ma dobbiamo conoscerne il prezzo“.

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