Antonella Salamone e i suoi figli Kevin ed Emmanuel erano stati condannati “a morte” prima di subire le atroci torture che li hanno uccisi. Lo testimonierebbero i messaggi su WhatsApp e su Messenger scambiati poco prima della strage di Altavilla Milicia (PA) del febbraio 2024 tra le vittime e gli imputati, tra gli atti del processo in corso a Palermo sul triplice omicidio.
Pochi giorni fa a riferire – tra le lacrime – alcuni dettagli sulla morte di Antonella Salamone è stata la figlia del principale imputato, Giovanni Barreca, minorenne all’epoca dei fatti: “Abbiamo bruciato il corpo di mamma sulla collina, poi io sono scesa”, la sua testimonianza sulla fine della madre.
“A morte”, i messaggi prima della strage di Altavilla
Dai cellulari di vittime e imputati sarebbero emerse comunicazioni molto importanti al fine della ricostruzione della strage. La “sentenza di morte” per Antonella Salamone e per i figli sarebbe arrivata il 3 febbraio 2024, quando Sabrina Fina avrebbe scritto in un messaggio su WhatsApp lapidario al compagno Massimo Carandente: “A morte!”.
Pochi giorni dopo le brutali torture che hanno trasformato un presunto tentativo di “esorcismo” in un incubo mortale.
I “demoni” e la purificazione mortale del piccolo Emmanuel
Da diversi messaggi su Facebook e Messenger sarebbero emersi riferimenti a “Satana, Jezebel, lo spirito della morte, incredulità e oltre 4mila demoni” impossessatisi – secondo gli accusati della strage di Altavilla – di Antonella Salamone e del figlio più piccolo Emmanuel. Carandente avrebbe scritto a tal proposito che “il Signore è pronto fare il miracolo e a resuscitare il bambino di 5 anni di nome Emmanuel, ma bisogna credere”.
Con la complicità di Barreca e della di lui figlia maggiore, minorenne all’epoca dei fatti, Fina e Carandente si sarebbero insediati nella villetta degli orrori e avviato una serie di riti “purificatori” culminati nella morte prima di Antonella Salamone – il cui cadavere sarebbe stato bruciato in collina -, poi del piccolo Emmanuel e infine dell’adolescente Kevin, che pare avesse tentato di ribellarsi.
La chiamata al 112
Tra gli ultimi dettagli sulla strage di Altavilla Milicia emerge la notizia di una presunta chiamata di Antonella Salamone al 112 nella notte tra il 7 e l’8 febbraio: “Aiuto, carabinieri, aiuto”, avrebbe urlato la donna nella breve telefonata prima che la comunicazione fosse interrotta. Gli operatori avrebbero tentato di richiamare il mittente, ma senza ottenere risposta. Per questo, pare, avrebbero pensato a uno scherzo.

