È, infatti, proprio la figlia a fornire nuovi e ulteriori particolari su quanto è accaduto nella villa degli orrori.
Emergono dettagli inquietanti sulla strage di Altavilla, in particolare delle scritte sui muri della villetta di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, in cui si è consumata la tragedia. Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin ed Emanuel, sono stati torturati e uccisi in un “rituale di purificazione dal demonio“.
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Ad agire, oltre al padre e marito Giovanni Barreca, anche la figlia primogenita e una coppia, Sabrina Fina e Massimo Carandente. A distanza di mesi emergono nuovi inquietanti dettagli su quanto accaduto tra quelle mura, grazie alle immagini della scena del crimine contenute in un hard disk da 8 terabyte.
Le scritte sui muri nella villetta della strage di Altavilla
Come riporta La Repubblica, tra i file della strage di Altavilla ci sono le foto dei muri della cameretta di Miriam dove convivono simboli religiosi, scritte e disegni adolescenziali. Accanto a Minou, infatti, campeggia un passo della Bibbia in cui si legge: “Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me”. Poco più in là, pennelli per il make up e l’orologio con la scritta “Il tempo di Dio”.
Un contrasto che sembra rispecchiare quello interiore della giovane, divisa tra misticismo e spensieratezza adolescenziale. Ed è proprio lei a fornire nuovi dettagli su quanto accaduto in quella notte di violenza. Stando alla sua versione e alla perizia del medico legale, la prima a morire sarebbe stata Antonella Salamone, presumibilmente per i calci e le percosse subite. Il suo corpo, anziché essere fatto a pezzi, sarebbe stato gettato in una buca scavata nel terreno, cosparso di benzina e dato alle fiamme. Un rogo durato ore. In seguito, le torture si sarebbero spostate sui figli, prima il piccolo Emanuel e poi Kevin. Mentre Sabrina Fina, armata di padella, si accaniva sulla madre, gli altri prendevano ordini da Massimo Carandente e Giovanni Barreca.
Le indagini
Per il momento l’unica verità processuale è quella emersa dall’autopsia sulle tre vittime. Giovanni Barreca e sua figlia, comunque, continuano a ribadire la loro versione. Sostengono, infatti, di aver agito per “scacciare il demonio“. La perizia psichiatrica, secondo il loro avvocato Giancarlo Barracato, dimostrerebbe che i due soffrono di “un delirio mistico florido“. Una condizione mentale che potrebbe presto diventare elemento centrale nel processo.