Sindacati e operai puntano il dito contro la politica dopo il tragico incidente costato la vita a 5 uomini.
Ancora morti bianche in Sicilia, con i 5 operai deceduti a Casteldaccia sale, infatti, ad oltre 350 il bilancio dei morti sul lavoro in Italia nel 2024. Il sesto è in grave condizioni, si prega per lui. Proprio per le vittime della strage di Casteldaccia stamattina Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato uno sciopero sotto la sede della prefettura di Palermo, centinaia i lavoratori che hanno risposto all’appello delle sigle sindacali.
Uno sciopero di 4 ore dei lavoratori, in cui sindacati e operai puntano il dito contro la politica, rea di aver liberalizzato i subappalti e reso il lavoro sempre più precario.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Strage di Casteldaccia, sciopero a Palermo
“Ormai è una tragedia calcolata – attacca Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Sicilia – il sistema ormai calcola i morti sul lavoro come un costo sociale sostenibile: se a distanza di anni la situazione è solo che peggiorata è colpa di un sistema politico che ha costruito precarietà nel mondo del lavoro e per loro va bene così. Le cause che stanno a monte di queste tragedie sono determinate dalle norme e dalle leggi votate dal parlamento”.
“La strage di ieri a Casteldaccia dimostra che basta disattendere elementi di purezza per cui non si torna a casa – ha sottolineato Sebastiano Cappuccio, della Cisl – ci sono risorse sui piani nazionali e sui fondi europei ma soprattutto all’Inail, dove ci sono circa 3 miliardi di euro che in questo momento possono essere destinati alla formazione e al sostegno delle famiglie colpite da queste tragedie”.
“Accade troppo spesso”
“Torniamo in piazza con quattro ore di sciopero generale, otto per i lavoratori edili – ha dichiarato Leonardo La Piana, segretario generale della Cisl Palermo-Trapani. Lo facciamo perché quello che è avvenuto a Casteldaccia è assurdo. Sta diventando una prassi. Una cosa che accade troppo spesso. C’è qualcosa che non funziona. I lavoratori e le lavoratrici sono la parte debole di questo sistema”.