L’identità dei, ancora, presunti colpevoli e arrestati per il caso di stupro di gruppo a Palermo nei confronti di una ragazza ormai sui social circola abbondantemente. A mezzo stampa solo nomi e cognomi sono stati diffusi, tranne quello del minorenne, con tutto il rispetto della deontologia del mestiere, senza foto e volti.
Tuttavia, sui social da Instagram a TikTok e in qualsiasi altra piattaforma circolano anche i volti degli arrestati. Gli scorsi giorni sono stati pubblicati diversi video sul social di proprietà cinese con protagonisti gli indagati accompagnati da frasi che mostrano tutto tranne che pentimento. I video sarebbero dei fake per una ragione principale: molti di loro si trovano in carcere da diversi giorni, quindi non hanno accesso agli smartphone, fattore che rende impossibile la pubblicazione dei contenuti. Per non parlare che sono nati nuovi account addirittura con le loro identità.
Odio chiama odio, la rabbia sociale
Il caso della ragazza di diciannove anni che sarebbe stata stuprata a turno, lo scorso 7 luglio, al Foro Italico da 7 giovani di età compresa fra i 17 e i 22 anni ha scatenato la rabbia sociale, su questo non ci sono dubbi. È visibile a tutti. Ciò ha portato a commenti crudeli nei confronti degli attuali indagati, la violazione delle loro identità, ovvero la diffusione delle loro fotografie.
La stessa tempesta social, però, la sta attraversando la presunta vittima, la coraggiosa ragazza che ha denunciato. Anzi, forse lei in modo peggiore, in quanto su una nota app di messaggistica sono nati diversi gruppi di chat per avere il video dello stupro.
La denuncia dei familiari
Insomma, i social fungono in parte da tribunale del popolo. Dopo gli episodi riguardanti i presunti colpevoli, i familiari di quest’ultimi hanno deciso di agire per vie legali e avrebbero presentato denuncia per la furia social che gli si sta rivolgendo contro.

