Condanne, ma con riduzione della pena, nel processo d’appello per la violenza sessuale avvenuta all’interno del parcheggio della discoteca Qubba di Misterbianco. La sentenza di secondo grado è stata emessa, giovedì scorso, dalla terza sezione penale della Corte d’appello di Catania, presieduta dalla giudice Carmela La Rosa.
Per i due imputati – Salvatore Ardizzone, di 35 anni, e Salvatore Filetti, di 36 anni, entrambi di Acireale – la corte ha stabilito pene rispettivamente di tre anni e quattro mesi e due anni e otto mesi. In primo grado, la condanna per entrambi era stata a quattro anni.
A incidere nella riduzione della pena è stata l’esclusione dell’aggravante che il codice penale prevede nei casi in cui si agisce approfittando “di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa”. Le motivazioni della condanna dovrebbero arrivare non prima di febbraio del prossimo anno.
Lo stupro in discoteca, i fatti
La vicenda che sta al centro del processo è avvenuta nell’estate del 2018 nell’area antistante il locale che si trova nell’estrema periferia del territorio di Misterbianco.
Al termine di una serata musicale, la vittima, all’epoca 22enne, chiese un passaggio verso casa ad Ardizzone e Filetti. Gli abusi sessuali sarebbero avvenuti all’interno dell’abitacolo, quando il mezzo era ancora fermo nel parcheggio. A rivolgersi alle forze dell’ordine fu la ragazza. La denuncia, raccolta dai carabinieri della Compagnia di Acireale, diede il la all’indagine che portò anche all’emissione da parte del gip di misure cautelari, poi revocate.
I legali degli imputati hanno sempre sostenuto la tesi del rapporto consensuale, ma la difesa finora non ha retto. La sentenza d’appello arriva tre anni e otto mesi dopo quella di primo grado, pronunciata al termine di un processo svoltosi con il rito abbreviato. Nel corso di quel procedimento, la vittima venne sentita sia nel corso delle indagini, nell’ambito dell’incidente probatorio, che poco prima della conclusione della sentenza. Adesso, per gli imputati si prospetta il ricorso in Cassazione.

