Su Netflix gli "infedeli" Mastrandrea e Scamarcio - QdS

Su Netflix gli “infedeli” Mastrandrea e Scamarcio

redazione

Su Netflix gli “infedeli” Mastrandrea e Scamarcio

giovedì 23 Luglio 2020

La sceneggiatura, scritta dal regista Stefano Mordini con lo stesso Scamarcio e Filippo Bologna rievoca gli esperimenti effettuati negli anni Sessanta – non sempre riusciti – di commedie italiane di costume a episodi. Ma è il remake dell'omonimo film francese del 2012

GLI INFEDELI
Regia di Stefano Mordini. Con Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valentina Cervi
Italia 2020, 88’.
Distribuzione: Netflix

Remake dell’omonimo film francese del 2012 con Jean Dujardin, il film rievoca gli esperimenti effettuati negli anni Sessanta – non sempre riusciti – di commedie italiane di costume a episodi. Diversamente dall’originale d’oltralpe, però, affida a un unico autore, Stefano Mordini (“Provincia meccanica”, “Pericle il nero”), la regia di tutti gli episodi, alla ricerca di una maggiore unità di stile e linguaggio.

La sceneggiatura, scritta da Mordini stesso insieme a Riccardo Scamarcio e Filippo Bologna (quest’ultimo autore tra gli altri di “Perfetti sconosciuti”), non rinuncia mai al gioco dei tipi, dei luoghi comuni, della battaglia dei sessi, anzi ci sguazza. I dialoghi, però, sono brillanti e hanno il pregio di mettere alla berlina certa ipocrisia coniugale, con personaggi che potrebbero benissimo stagliarsi nell’orizzonte mostruoso di risiana memoria.

Seppure con un linguaggio rozzo e riferimenti culturali ultrapopolari (come una dichiarazione d’intenti, già le prime note della colonna sonora sui titoli di testa rievocano gli affreschi comici di Sordi), Mordini ha il coraggio di dialogare a tu per tu con la Commedia all’italiana, lavorando con Mastandrea e Scamarcio (già insieme precedentemente nel più solido “Euforia”) come se fossero Tognazzi e Gassman, o altri moschiettieri di prima e seconda generazione di quella irripetibile stagione cinematografica: li sottopone a trasformazioni fisiche, spesso li imbruttisce, esaspera alcuni tratti delle loro personalità artistiche facendo emergere anche elementi di interessante ambiguità affettiva, li fa muovere nell’eterna, immutabile Roma, scenario sociale fisico e simbolico di un paese le cui trasformazioni sociali qui non vengono però mai affrontate, tanto che gli episodi – fissi come le barzellette all’interno di un canovaccio fondato più sulla credenza popolare che sulla realtà – potrebbero essere ambientati in un’altra epoca storica.

Voto: ☺☺1/2☻☻

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