Prosegue l’interlocuzione tra Schifani e il ministro Giorgetti (Mef). “Buco” da un miliardo: sabato il giudizio della Corte dei conti
PALERMO – C’è tensione in questi giorni negli uffici dell’assessorato regionale dell’Economia, in attesa del giudizio di parifica da parte della Corte dei Conti sul rendiconto del bilancio 2020 i cui esiti si sapranno sabato 3 dicembre. In ballo c’è una cifra di circa un miliardo di euro.
La Regione siciliana è in un momento, se così si può definire, di tensione sociale e crisi economica tra i più neri. L’abolizione del Rdc, la guerra in Ucraina che ha provocato l’aumento dei prezzi su tutto, una autonomia differenziata in cantiere, che, se non ben calibrata, decreterà l’affondamento della Sicilia rispetto alle altre regioni, stanno mettendo a dura prova il neo governo Schifani. Sul territorio il tasso di disoccupazione è doppio rispetto alla media italiana e questo, insieme alla crisi della Lukoil inciderà sul Pil siciliano. Infatti la Svimez ha anticipato che la Regione entrerà in recessione a partire dal prossimo anno. Tutte queste crisi potrebbero essere gestite in un quadro di andamento economico stabile ma l’inflazione che nel l’isola sfiora il 15% sta fortemente erodendo il potere di acquisto dei siciliani, deprimendo sempre più i consumi. Una situazione che già da tempo era stata denunciata dal leader di Sicilia vera, Cateno De Luca, che aveva detto come i conti della Regione fossero “farlocchi”.
“Il Governo Musumeci, quello dalle carte in regola – ha detto recentemente De Luca – ha approvato i bilanci senza tenere conto delle norme vigenti al momento dell’approvazione. Nel 2019 è stato proposto un bilancio in violazione del diritto di base. La Corte dei conti oggi (25 ottobre 2022) fa due osservazioni contestando la decisione di spalmare in 10 anni invece che in tre il maxi-disavanzo scoperto a fine 2018 pari a 866.903.662 euro e il finanziamento delle autolinee pubbliche e private in forza di una legge poi dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale contestando la spesa di 161.163.169 euro. Si fa riferimento ad uno squilibrio di circa un miliardo ma noi sappiamo che in realtà il buco è molto più profondo. Intanto Schifani – proseguiva De Luca – sappia che in Aula non passerà più un atto contabile se non si mette nero su bianco come stanno le cose. L’era dei bilanci fasulli è finita. Ricordiamo inoltre al monarca Schifani che ancora aspettiamo di sapere dove sono andati a finire i 45 milioni di euro stanziati con delibera di giunta e destinati ai comuni per evitare aumento Tari. Noi aspettiamo, così come aspettiamo la nomina del dirigente generale del dipartimento acque e rifiuti, con delega a proporre le proposte Pnrr, in vista della scadenza del bando per finanziare il potenziamento delle reti fognarie e depuratori”.
E a questo punto si ritorna al giudizio della Corte dei Conti che se sarà negativo, il governo dovrà ricorrere al congelamento della spesa e al taglio di alcuni servizi essenziali. E, ancora una volta, dopo il ricorso all’esercizio provvisorio, divenuta ormai una consuetudine, la Sicilia avrà bisogno dell’aiuto di Roma per tornare a respirare.