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Il suicidio di Argentino riaccende i riflettori sulle carceri siciliane, il garante detenuti: “Sconfitta per lo Stato”

Il suicidio di Argentino riaccende i riflettori sulle carceri siciliane, il garante detenuti: “Sconfitta per lo Stato”

Presa di posizione netta quella annunciata ai nostri microfoni dalla garante dei detenuti del Comune di Messina, professoressa Lucia Risicato

La morte di Stefano Argentino in carcere a un mese dall’inizio del processo, è una sconfitta per lo Stato”. Presa di posizione netta quella annunciata ai nostri microfoni dalla garante dei detenuti del Comune di Messina, professoressa Lucia Risicato.

“La magistratura sta indagando – premette – quindi non mi esprimo sul merito dei fatti. Ma è evidente che un suicidio in carcere, a prescindere dal reato contestato, è il segno di un sistema che continua a non garantire abbastanza sul piano della tutela psicologica e della dignità umana”, sottolinea la garante.

“Un’amara beffa”

Il processo “avrebbe potuto rappresentare un’occasione preziosa per comprendere le motivazioni del gesto”, per scavare dentro la complessità di una storia che ha distrutto due famiglie. “È un’amara beffa”, dice, “e ciò che mi sconvolge di più – purtroppo senza sorprendermi – sono le manifestazioni di giubilo lette sui social. Gioire per una morte è spaventoso. Significa avere perso il senso stesso del rispetto per la persona umana, per la legge, per la giustizia”.

La garante allarga poi il campo, andando oltre il singolo caso. “Il suicidio di Argentino rilancia, per l’ennesima volta, il problema della carenza di attenzione psicologica nelle carceri”. Un tema noto, affrontato a più riprese in recenti inchieste del Quotidiano di Sicilia, ma mai risolto. Nel silenzio generale anche del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria Sicilia, retto da Maurizio Veneziano.

La parole di Veneziano

“Appena la scorsa settimana – ricorda – con la Conferenza nazionale dei garanti abbiamo promosso iniziative in tutta Italia per denunciare le carenze strutturali degli istituti penitenziari: mancano psicologi, educatori, medici. Manca una visione complessiva del trattamento rieducativo. La pena, così, non ha senso”, incalza la Risicato.

Il nodo è anche istituzionale. “Abbiamo chiesto più volte un incontro al provveditore dell’amministrazione penitenziaria, il dottor Veneziano, senza ottenere risposte. Il garante regionale, il dottor Consolo, si è dimesso lo scorso primo aprile proprio per la totale mancanza di comunicazione tra lui, l’amministrazione e noi garanti cittadini”.

Verso un’iniziativa congiunta

Adesso Messina, Palermo e Siracusa stanno valutando un’iniziativa congiunta: “Chiederemo al presidente della Regione di nominare un nuovo garante regionale. Serve una figura terza, indipendente, competente e autorevole. Tre garanti comunali, da soli, non bastano per fronteggiare i problemi di un’intera regione”.

I problemi, anche dietro le sbarre, restano. Come nel caso di quelli vissuti nel carcere di Brucoli, dove“pochi giorni fa si è rimasti per cinque giorni senza luce e senza acqua. Siamo in piena estate, è un fatto catastrofico. Eppure, anche questo, sta diventando ordinaria amministrazione. È questo lo scenario in cui si consumano drammi come quello di Argentino – aggiunge la garante – E finché non cambierà, ne vedremo altri. Nel silenzio delle istituzioni”.