Il presidente Castiglione: “Siamo nelle condizioni di sopravvivere”. Ma a Siracusa potrebbe già subentrare la Sais
«Tra dieci giorni, al massimo 12, sarà pronto il bilancio 2021. Sono fiducioso che il presidente Schifani vorrà mantenere in vita l’Ast». È ottimista Santo Castiglione, il presidente dell’Azienda siciliana trasporti, partecipata interamente dalla Regione siciliana, la cui situazione debitoria (certamente non nuova) è improvvisamente diventata motivo per mettere in discussione l’esistenza stessa della società.
La direttiva di Schifani
Due settimane fa, infatti, Schifani ha inviato una direttiva a Castiglione e al direttore generale Mario Parlavecchio sollevando una serie di critiche e domande sull’andamento dell’azienda. Relazione in realtà redatta da Michele Perrino, il consulente scelto dal presidente della Regione per approfondire il quadro economico e finanziario dell’Ast. «Stiamo lavorando, alla fine i debiti non ammonteranno a più di 40 milioni di euro. Siamo nelle condizioni di sopravvivere», anticipa Castiglione al Quotidiano di Sicilia. Intanto però l’Ast rischia di perdere il primo pezzo a partire dal 1 maggio: il servizio urbano di Siracusa – uno dei 14 Comuni siciliani dove la partecipata ha in gestione le linee – potrebbe essere affidato dal Comune a un privato. La società con cui l’amministrazione siracusana sta trattando sarebbe la Sais Autolinee.
Una lunga storia di debiti
Sono almeno dieci anni che l’Ast ha sul groppone importanti debiti. Nel 2012 si è toccato l’apice con 107 milioni di euro, nel 2021 erano circa 75 milioni. Eppure l’ultimo bilancio approvato, quello del 2020 sotto la gestione dell’ex presidente Gaetano Tafuri (pure lui autonomista come Castiglione) era in attivo. «Ma ci sono somme che abbiamo accertato essere inesigibili», spiega l’attuale presidente Castiglione. Se la situazione debitoria è conclamata, è sembrato strano il recente aut aut del presidente Schifani che ha dato un mese di tempo all’Ast per approvare sia il bilancio 2021 sia il 2022, ventilando anche l’ipotesi della liquidazione della società, nello scenario peggiore. “Se c’è una volontà politica di fare posto ai privati? Io non la vedo questa volontà», si limita a rispondere Castiglione.
Le tratte dei privati
I privati gestiscono in Sicilia le tratte più remunerative: dalla Catania-Palermo alla Messina-Catania per citarne solo due. L’Ast – oltre al servizio urbano in 14 Comuni – mette in campo 120 linee e tocca i più piccoli paesi siciliani, rappresentando un vero e proprio collante tra le aree interne e le città. Le tratte economicamente remunerative si contano su una mano, ma il valore sociale è indiscutibile. Senza l’aiuto della Regione, ovviamente, non può stare in piedi. Eppure resta aperto, ad esempio, un contenzioso tra l’Ast e il suo unico socio, la Regione, del valore di 9,5 milioni di euro per il rimborso delle tessere degli anziani.
Tra grane giudiziarie e blocco assunzioni
A rendere complicata la gestione del servizio hanno contribuito diversi fattori: la mala gestione, emersa anche in una recente indagine della Guardia di finanza di Palermo che ha ipotizzato reati di corruzione per atti contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato. Tra gli indagati anche l’ex presidente Tafuri. Ma a pesare è stato anche il blocco delle assunzioni e delle promozioni del personale interno, ormai in vigore dal 2008, che ha portato un vuoto nella pianta organica di 291 figure su un fabbisogno totale di 925. Per sopperire alla mancanza di autisti, ad esempio, si è fatto massiccio ricorso alle società di somministrazione. «L’immissione di 150 unità per gli autisti corrisponde all’impiego medio annuo di personale interinale utilizzato da Ast – si legge in una relazione che nel 2021 i vertici della partecipata inviarono al presidente della Regione Musumeci e agli assessori competenti – L’inserimento in pianta organica porterebbe a un risparmio di costi (anche solo a voler considerare l’agio corrisposto alla società di somministrazione) e mai a spese aggiuntive, essendo pari, anzi inferiori, a quelli in essere». Per non parlare dei mezzi vecchi e in parte fermi, in dotazione soprattutto alle linee periferiche, come lamentato a più riprese dal sindacato Faisa Cisal.
Cosa potrebbe cambiare a Siracusa
A Siracusa, dove Ast da anni svolge il servizio urbano, sembrerebbe arrivato il momento di cambiare. Il Comune ha mandato un atto impositivo all’azienda regionale per continuare il servizio per due mesi a partire dal 1 marzo. Nel frattempo ha bandito una gara per assegnare il servizio ai privati, ma è andata deserta. Ad arrivare sul tavolo dell’assessore alla Mobilità Vincenzo Pantano sarebbe stata invece una proposta di Sais Autolinee, con un perimetro diverso da quello disegnato dal bando, su cui si sta trattando. «Non abbiamo certezze – spiega Pantano al Qds – ci stiamo confrontando sia sull’aspetto economico che sul tipo di servizio. Quello che è certo è che la città è già piena di turisti che non possono usufruire di un servizio degno di questo nome». A ulteriore conferma del possibile cambio a partire dall’1 maggio è la ricerca di personale che sta svolgendo la società di somministrazione Openjobmetis spa che cerca “autisti di mezzi pubblici con patente D per la linea urbana di Siracusa”. Ricerca di personale che andrebbe poi a favore di Sais Autolinee.
I sindacati sono preoccupati, per un quadro generale che va oltre Siracusa. «L’Ast ha circa 800 dipendenti – denuncia Giovanni Lo Schiavo, di Faisa Cisal – di cui 200 lavorano per società di somministrazione. Se le linee venissero privatizzate o addirittura l’Ast liquidata, che fine farebbero? Come potrebbero le società private farsi carico dei lavoratori Ast, se molte non riescono a garantire gli istituti contrattuali e costringono gli autisti i turni massacranti?».