Fondi in arrivo per i Comuni, per le Città metropolitane e per i Liberi consorzi comunali (Lcc, ovvero le ex Province), a coprire il minor gettito dovuto all’abrogazione dell’accise sull’energia elettrica. Saranno distribuite cifre importanti, considerato che 50 milioni di euro andranno agli enti di area vasta, mentre altri 67 milioni andranno ai singoli Comuni.
Il procedimento
L’avvio del procedimento segue la comunicazione effettuata dall’Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli, riguardo al gettito delle accise sull’energia elettrica spettante alla stessa Regione per l’anno precedente, come deciso dalla nuova procedura imposta a partire dal 2021.
L’ufficio competente all’adozione del provvedimento finale è la direzione generale del dipartimento delle Autonomie locali, mentre il funzionario responsabile del procedimento è Loredana Bellissima, alla quale potranno essere rivolte eventuali richieste di chiarimenti.
A Palermo 12 milioni di euro, 11 a Catania, 7 a Messina
Si andranno a riproporre, molto probabilmente, i numeri dello scorso anno. Quasi 12 milioni di euro sono andati alla Città metropolitana di Palermo, 11 milioni a quella di Catania e 7 milioni a quella di Messina.
Si passa quindi al Libero consorzio comunale di Siracusa, che ha ricevuto circa 4,5 milioni di euro, seguito da quello di Ragusa, con 4,2 milioni, e quello di Trapani, a poco meno di 4 milioni di euro. In coda, il Lcc di Agrigento, a 3,8 milioni di euro, Caltanissetta, a 2,3 milioni e Enna, a 1,4 milioni di euro.
Tra i Comuni, 7,5 milioni di euro sono andati a Palermo e quasi 7 milioni a Catania. Si scende a Messina con 2,4 milioni di euro; poco sopra il milione di euro, soltanto Siracusa, Trapani, Gela, Marsala e Carini.
Tocca alle Regioni a statuto speciale colmare la differenza
La distribuzione dei fondi nasce dall’applicazione del decreto legge numero 16 del 2 marzo 2012, che abroga l’addizionale all’accisa sull’energia elettrica per i Comuni e le Province, prevedendo però che tale minor gettito nelle casse degli enti coinvolti non vadano perse, ma vengano reintegrate dalle rispettive Regioni a statuto speciale.
Queste, infatti, possono utilizzare, per coprire la spesa, le risorse recuperate grazie al minor concorso nella finanza pubblica. Le accise, infatti, sono una tassa che lo Stato pone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo.
Vengono poste su un numero ristretto di categorie di prodotti e, a differenza dell’Iva, non vengono poste in percentuale rispetto al prezzo di vendita del bene. Si tratta di una tassa molto importante. Le accise, infatti, offrono allo Stato un importante vantaggio rispetto alle altre imposte, perché garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per le casse erariali.
Le accise sono tasse che non fermano i consumi
Infatti, la quantità dei carburanti, dell’energia elettrica e dei tabacchi consumati a livello nazionale in genere non cambia granché anche all’aumentare di questa tassa.
Le accise attualmente in vigore si applicano solo su alcuni beni, quali i carburanti, dalla benzina al gasolio, dal gpl al gas metano; le bevande alcooliche, come liquori, grappe e brandy; le sigarette e i fiammiferi, l’energia elettrica e gli oli lubrificanti. Le prime accise sono state introdotte per finanziare le spese relativi a particolari momenti di crisi, da terremoti a catastrofi naturali, fino al finanziamento di missioni Onu.

