Si è avvalso della facoltà di non rispondere Feliciano Leto, accusato di aver divulgato documenti top secret della Procura per agevolare la criminalità.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Feliciano Leto, l’ex Pip della Procura di Palermo accusato di essere una “talpa” al servizio della mafia.
L’ex commesso giudiziario, difeso dall’avvocato Luigi Miceli, ha presenziato all’interrogatorio di garanzia ieri, mercoledì 8 novembre, ma avrebbe deciso di non parlare davanti al gip Lirio Conti.
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Le accuse alla presunta talpa della Procura di Palermo
Due giorni fa, Feliciano Leto è stato arrestato con le accuse di favoreggiamento continuato e aggravato a conclusione di un’inchiesta della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia).
Secondo gli inquirenti, il sospetto – addetto al trasporto di fascicoli della Procura – avrebbe non solo consultato, ma anche fotografato e divulgato senza autorizzazione dei documenti coperti dal segreto istruttorio. E avrebbe utilizzato quei documenti e altre informazioni ricavate durante il proprio servizio alla Procura palermitana per “avvisare” personaggi – alcuni dei quali presumibilmente legati alla criminalità locale – di intercettazioni e indagini a loro carico.
Leto è accusato anche di aver raccolto un intero hard disk per fornirne i contenuti a Luigi Abbate, boss del quartiere Kalsa di Palermo, e di essere diventato nel tempo un vero e proprio “riferimento” per la criminalità organizzata palermitana, arrecando grave danno alla magistratura e ostacolando indagini ritenute top secret.
Le indagini sul cellulare
I sospetti sulla presunta “talpa” della Procura di Palermo sarebbero stati confermati grazie a uno spyware installato sul cellulare dell’indagato. Tuttavia, sono ancora molti i dettagli da chiarire sul modus operandi utilizzato per permettere la fuga di notizie in maniera prolungata e costante.
La difesa potrà presenterà nei prossimi giorni il ricorso al Tribunale del Riesame.
Immagine di repertorio