Telefoni off e sensi accesi: "Zitto e mangia" riscopre i piaceri della tavola

Telefoni spenti e sensi accesi: “Zitto e mangia”, il libro che riscopre i piaceri della tavola

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Telefoni spenti e sensi accesi: “Zitto e mangia”, il libro che riscopre i piaceri della tavola

Melania Tanteri  |
venerdì 15 Luglio 2022

È stato presentato a Catania il libro dello chef Luca Giovanni Pappalardo e del professor Marco Pappalardo.

Telefoni spenti o comunque lontani. Occhi puntati sull’interlocutore e sul piatto e orecchie ben aperte per ascoltare e sentire tutto quello che avviene intorno. È un approccio decisamente nuovo – nell’era della connessione sempre e a tutti i costi -, seppur basato sull’antico, quello di Luca Giovanni Pappalardo, chef, e di Marco Pappalardo, professore, che con il loro Zitto e mangia vogliono recuperare la tradizione a tavola. I tempi che sembrano lontanissimi in cui Il desco era luogo privilegiato per scambiare opinioni in famiglia o tra conoscenti, comprendere caratteri e abitudini, assaporare sensazioni oltre che il cibo, non soltanto elemento nutriente ma scusa per stare insieme.

Il libro, San Paolo edizioni, è stato presentato ieri a Catania, nella terrazza dello Spazio 47: tra tavoli apparecchiati e paninetti alle verdure per gli ospiti, i due autori, insieme alla psicologa Valentina Cavallaro e alla dietista Francesca Furnari, hanno spiegato la genesi del libro.

“Più che manuale una Bibbia – sorride Luca Pappalardo, rispondendo alla domanda della moderatrice, Giorgio Lodato. Il libro nasce in trattoria – prosegue – nella mia trattoria di Bologna, nel difficile contesto di San Vitale, con l’idea di offrire ai ragazzini delle scuole un’alternativa al fast food o al nulla. Abbiamo pensato quindi di preparare per il pranzo un menù a 5 euro, ad alcune condizioni però: bisogna stare senza telefoni e senza cuffiette, sedere in tavoli condivisi e, se non si finisce ciò che si ha nel piatto, niente dolce”.

Un’idea nata dunque con lo scopo di offrire ai ragazzi più giovani, connessi continuamente e quasi incapaci di immaginare una relazione fuori da un dispositivo informatico, di emoj e di storie, del cibo genuino e l’esperienza della condivisione. Come sottolineato da Marco Pappalardo. “Questo libro è un progetto che parla di buon cibo o di condivisione ma anche di recupero della cultura delle relazioni”

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