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Telekabul

Pino Grimaldi

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venerdì 20 Agosto 2021

Nome d’arte (quasi) di Rai3 diretta da Sandro Curzi dal 1987 al 1994 data in cui, entrato in collisione con il Consiglio della Rai, si dimise e se ne andò a Radio Montecarlo pur continuando la sua attività di comunista doc iniziata quando aveva appena 14 anni (1944) a Roma in mano ai tedeschi, e sempre a stretto contatto di gomito con la elite politica del PCI. Di quella esperienza di “rivoluzione nella informazione” rimangono in vita Freccero e la Bianca Berlinguer.

Ci è mancato Curzi il 15 agosto scorso quando i talebani hanno, indisturbati, occupato Kabul anticipando il ritiro delle forze americane e loro alleati (Italia compresa) annunciato da Biden entro l’11 settembre, ventennale dell’attacco di “Al Qaida” agli USA con distruzione della torri gemelle e non solo, perché giornalista d’alto bordo non avrebbe commentato un avvenimento che rimarrà macchia indelebile sulla credibilità degli Usa nella maniera stucchevole da molti adoprata.

Paginoni pieni di particolari da comizi senza accenni al fatto quasi incredibile: un gruppo di circa 10.000 rivoltosi (?) i talebani appunto, riescono ad occupare un Paese di 30 milioni di abitanti con un esercito di 300 mila soldati istruiti per vent’anni dall’Occidente che si liquefa, non combattendo, in una settimana; un Presidente della Repubblica che fino a due giorni prima asseriva che tutto era Ok che scappa fuggendo non si sa dove e l’insediamento dei “ribelli” capitanati da un signore a stesso cognome, Ghani, che dichiara la restaurazione dello Emirato Islamico, con un fuggi fuggi generale nel timore di rappresaglie smentite dal governo “per quanti si atterranno allo shahadah!”.

Il mondo incredulo reagisce dicendo che mai riconoscerà quello Stato che, però, è di una Nazione che dal 1946 fa parte delle Nazioni Unite che a loro volta si limitano (Consiglio di sicurezza) a diffidare il nuovo governo dall’infierire contro chi cerca di lasciare il Paese soprattutto se donne e bambini. Se la situazione non fosse drammatica apparirebbe una farsa tenendo presente che mai vi è stata dichiarazione di guerra tra i contendenti, ma ognuno ha agito arbitrariamente come nelle favole di Esopo “quia sum leo” e che se i talebani non sono “fully” andati di mente (possibile!) hanno l’interesse a governare il Paese in modo da non destare reazioni internazionali.

Per un Paese che ha un storia che inizia attorno al 2000 a. C. e che ha avuto e visto di tutto da Carlo Magno a re, emiri, terroristi al potere, colpi di stato a non finire, neutralità durante la seconda guerra mondiale, amici divenuti nemici e viceversa nel volgere di un giorno, inaffidabilità ed estremo mercantilismo, coltivato e poi combattuto l’oppio, fatti fuori gli inglesi e preso per i fondelli gli americani la cui “intelligence” mai si è accorta che 2.000 miliardi spesi sono serviti a che tutto fosse perfetto in apparenza, sarebbe intelligente dimostrare essersi adeguato al “bon ton de vivre”, lasciando tutti inebetiti e confusi: cioè talebani.

E anche Curzi, brontolando, non sarebbe scontento.

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