Telescopio sulle Madonie, le ragioni degli ambientalisti e della scienza

Telescopio della discordia sulle Madonie, le ragioni di Legambiente e Osservatorio

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Telescopio della discordia sulle Madonie, le ragioni di Legambiente e Osservatorio

Vittorio Sangiorgi  |
giovedì 21 Aprile 2022

Fa ancora discutere la decisione di installare un potente telescopio, soprannominato Flyeye in un’area del Parco delle Madonie. Zanna e Mogavero a confronto

Flyeye, il telescopio della discordia. Potremmo riassumere così la polemica scaturita della decisione di installare un potente telescopio, soprannominato appunto Flyeye (“occhio di mosca”, ndr), in un’area del Parco delle Madonie e precisamente sul Monte Mufara a quota 1850 m.

Lo strumento, la cui istallazione è stata progettata da Esa (Agenzia spaziale europea) ed Asi (Agenzia spaziale italiana), dovrebbe essere collegato con il polo astronomico Gal Hassin di Isnello, che da anni svolge attività di divulgazione scientifica e di osservazione.

Per approfondire la complessa tematica e conoscere le ragioni delle parti protagoniste delle polemiche di questi giorni, il Qds.it ha intervistato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, associazione capofila degli “oppositori” e Giuseppe Mogavero, presidente dell’osservatorio.

Le rimostranze degli ambientalisti

Le rimostranze degli ambientalisti, come spiega Zanna, riguardano, in prima istanza, il metodo seguito: “Bisogna premettere che la procedura è stata del tutto forzata, perché il progetto non è stato pubblicato in nessuno dei siti degli enti coinvolti. Ognuno di loro, finora, ha fatto scaricabarile alle nostre richieste. Pare che a farlo dovrebbe essere il Parco delle Madonie, ma sul sito ufficiale non è apparso ancora nulla. Noi, aggiunge, lo abbiamo saputo per caso ed abbiamo fatto una contestazione, bloccando per fortuna una conferenza dei servizi. In questa occasione si sarebbe dovuto procedere all’approvazione di un progetto di cui si sapeva e si continua a sapere pochissimo. A tal proposito sottolineiamo che è obbligatorio il parere della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Se qualcuno pensa di scavalcarla, accusa, prende un grave abbaglio”.

Le ragioni del presidente dell’osservatorio

Il ragionamento di Mogavero parte, invece, dal valore scientifico dell’opera: “Il telescopio dell’ESA è un prototipo di quattro esemplari che verranno piazzati in giro per il mondo, per consentire di osservare ogni notte una grande striscia di cielo, pari a 180 volte quella ‘scrutabile’ da un normale telescopio. Si sta creando una rete internazionale di telescopi deputati allo studio degli asteroidi, specie quelli pericolosi per la Terra, che conosciamo solo in parte.

Nel 2016 la NASA ha dato l’allerta mondiale, perché si tratta di un rischio reale. Prima o poi il grosso impatto arriverà. Il flyeye permetterà di studiare gli asteroidi e di capirne le possibilità impatto. Si vedrà come deviarli, farli esplodere o come mitigare gli effetti di un impatto sulla Terra”.

Legambiente, “Struttura invasiva”

Venendo alle questioni di merito, il presidente di Legambiente Sicilia osserva che: “Una struttura così importante è eccessivamente invasiva in un’area, come quella del Parco delle Madonie, di massima tutela. Parliamo infatti di zona A, dove non si può nemmeno transitare a piedi.

Faggeti e sistema idrico da preservare

Inoltre, tra le ragioni principali per l’istituzione del parco, vi è la presenza di faggi a questa latitudine. Si tratta, infatti, del punto più a sud d’Europa dove si possono trovare queste piante. A tal proposito stiamo lavorando affinché diventino patrimonio dell’umanità. Senza dimenticare, prosegue, il valore geologico ed idrogeologico dell’area, visto che l’acqua raccolta sulla Mufara alimenta tutto il sistema idrico della Madonie.

Si tratta di un sistema delicatissimo ed incontaminato. Il progetto, aggiunge Zanna, prevede la costruzione di una piattaforma in cemento armato di 800 m2 di cui 300 fungeranno da piazzale di sosta e manovra. Servirà inoltre una strada carrozzabile fino alla cima della Bufara, che in alcuni tratti sarà asfaltata in pietra. A questo si aggiungerà un edificio oltre 13 m di altezza e 3500 m³ di estensione.

Problema smaltimento scarti

Riteniamo che sia una follia costruire questo complesso in quell’area. Ci è stato detto che gli osservatori si fanno nei parchi, ma non conosco tutti questi parchi che hanno stessa situazione del Parco delle Madonie. Ci siamo già sorbiti la struttura che esiste, una cupoletta manovrata da remoto. Qui stiamo parlando di un’opera molto più grande, dove saranno presenti degli uffici e una foresteria. Non ci sono parole per descrivere l’impatto che avrebbe. Per non parlare dei lavori che ci saranno, dei metri cubi di terra che saranno spostati.  Per il funzionamento del telescopio, al fine di mantenere la temperatura costante, è previsto l’uso di pompe di calore, che produrranno condensa e acqua. Questi scarti verranno smaltiti con grossi tubi, che scorreranno per molti metri lungo il piano della Bufara, per essere poi abbandonati, probabilmente, nella faggeta”.

Mogavero: “Territorio perfetto per il Flyeye”

Obiezioni alle quali Mogavero risponde evidenziando la specificità del territorio in questione, definito perfetto per la collocazione del Flyeye, ma anche smentendo o ridimensionando alcune di esse: “Gli osservatori vanno sistemati sulle cime, non a valle. Monte Mufara è un luogo adatto perché è un cono, dove le correnti d’area sono ascensionali e non vi è turbolenza.

Il cielo delle Madonie, inoltre, è definito come uno dei più belli d’Europa. E’ disinquinato dal punto di vista luminoso ed essendo a Sud consente l’osservazione per più notti, visto che è più raramente coperto dalle nubi. Insomma, è una vera e propria risorsa. Lo scopo è quello di una ricerca scientifica a salvaguardia del pianeta Terra. Zona A? Si dimostra ignoranza quando ci esprime in questi termini. C’è una sentenza del consiglio di giustizia amministrativa che ha risolto il problema della compatibilità di opere simili in tutte le aree di parco.

Diritto costituzionale alla ricerca

Tale sentenza dice che è perfettamente possibile, non si può bloccare il diritto costituzionale alla ricerca. Il no per principio non l’accetto, l’attuale disciplina vigente consente attività di ricerca e strutture connesse in tutte le aree del parco. Non ci sarà nessuna strada asfaltata, è un falso. Si tratta, semplicemente, di consentire di giungere sul monte per fare ricerca scientifica. Così come l’area è aperta agli amanti della montagna, lo sarà anche agli addetti ai lavori.

Questo telescopio, infatti, ha bisogno di manutenzione sul posto, pena la perdita dei milioni di euro impegnati. Non c’è la faggeta nei pressi della zona interessata, il telescopio verrà collocato in un’area brulla. La faggeta stessa peraltro non è spontanea, ma è stata piantata all’inizio del 900.

Pompe di calore? Mi pare una stupidaggine, in quella zona arrivano fulmini e tempeste e ci si preoccupa della condensa? Ma non spetta a me fare queste valutazioni, ribadisco quanto affermato nel comunicato. L’opera, in ogni caso, dovrà avere i requisiti per essere compatibile con l’ambiente, come dicono le norme. Questo è compito di chi istruirà la pratica e chi lavorerà su di essa. La compatibilità della struttura, dei modelli e dell’estensione verranno valutati dagli organi competenti. Rilevo che i grandi osservatori americani si trovano tutti in aree tutelate, ma non hanno comportato assolutamente nulla in termini di impatto negativo sull’ambiente”.

Zanna, “Disponibili a discuterne”

Totalmente opposta la visione di Gianfranco Zanna, che rispecchia quella delle sigle ‘anti flyeye’: “Lo riteniamo un progetto sconvolgente per l’impatto ambientale e il cambiamento climatico che determinerebbe in quella zona. Siamo disponibili a discutere di tutto, ma almeno ce ne diano possibilità. L’unica risposta è stata nel comunicato del presidente Mogavero, caratterizzata solo da insulti e toni aggressivi che dimostrano scarsità di argomenti e arroganza, non la volontà di parlare e confrontarsi. Lui dice che è un’opera importantissima, però l’area scelta è quella di un parco. A questo punto si deve avere il coraggio di riperimetrare la zona e togliere quell’area dalla zona A, facendola diventare zona C.

Riteniamo che sia una struttura eccessiva. Si trovi un altro posto o si faccia un’opera meno impattante, non sono un tecnico e non so se si può ridurre, ma so che quello è uno dei pochi pezzi di parco ancora incontaminati.  In questo modo viene meno la tutela ambientale, uno dei compiti principali di un parco. La ricerca dovrebbe essere funzionale alla tutela del patrimonio naturalistico. Non ci arrendiamo, continueremo a combattere”.

Manifestazione in programma il 23 aprile

A tal proposito è in programma una manifestazione per il 23 aprile: “Un evento importante, perché abbiamo messo insieme un cartello che comprende tutte le associazioni ambientaliste siciliane. Si tratta di un significativo segnale di reazione. Vediamo come andrà, speriamo ci sia tanta gente. Salvare le Madonie, apprezzarle e farle conoscere rimane un tema attuale, al di là questa vicenda”.

Il presidente del Gal Hassin, conclude rimarcando che: “Avere un polo astrofisico di valenza internazionale sulle Madonie è un’occasione da non perdere. I comuni hanno già dato disponibilità dell’area, l’ente parco invierà tutto al CRPPN (Comitato Regionale Protezione Patrimonio Naturalistico) che esprimerà parere non vincolante. Poi sarà l’assessorato regionale territorio e ambiente a decidere. Sul Bufara non si va a fare una centrale nucleare, forse hanno capito male. Non esiste altra zona dove collocarlo, quello è l’unico punto. Perché è il punto osservativo migliore d’Europa. Cosa già acclarata negli anni ‘70, quando si era pensato alle Madonie per il telescopio nazionale Galileo, poi collocato alle Canarie. Se arriva un asteroide distrugge tutto, studio e prevenzione sono fondamentali”.

Vittorio Sangiorgi

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