Gli impianti sono chiusi rispettivamente dal 2009 e dal 2015: una risorsa milionaria colpevolmente dimenticata
PALERMO – Il patrimonio termale siciliano vanta una storia plurimillenaria ed è tra i più ricchi nel panorama nazionale e forse anche internazionale. Le caratteristiche naturali della nostra regione, infatti, rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo di queste strutture e per la miriade di opportunità che ne deriverebbero. Eppure, se si accantona la storia e si guarda al presente, ne viene fuori un quadro desolante.
Le numerose stazioni termali isolane, infatti, non sono adeguatamente valorizzate e alcune di esse hanno da tempo chiuso i battenti. Una situazione che lascia l’amaro in bocca visti i numeri e il valore socio-economico dell’intero comparto. Il giro d’affari annuale, considerando anche l’indotto, ammonta a circa 3 miliardi ed è sempre più forte la ripresa del settore, dopo la lunga fase di crisi determinata da pandemia e caro energia.
Quelle sulle terme sarebbe, quindi, una scommessa vincente per la nostra economia regionale. Le strutture siciliane che, a oggi, paiono più “in salute” sono quelle di proprietà o associate a strutture ricettive. Ragionamento opposto per quelli che sono, probabilmente, i due principali stabilimenti, sostanzialmente controllati dalla Regione, che si trovano a Sciacca e Acireale. Le due società gestrici, dopo alterne vicende, sono state poste in liquidazione e gli stabilimenti hanno chiuso i battenti rispettivamente da 8 e 14 anni.
Il sindaco di Sciacca, Fabio Termine
Una lunga fase di “sonno” durante la quale il patrimonio non è stato sfruttato e, cosa ancor peggiore, si è andati incontro a un deterioramento dello stesso. A confermarlo è Fabio Termine, primo cittadino di Sciacca che al QdS spiega: “Tutto è fermo al 2015, anno della scellerata chiusura che non è poi stata gestita perché si è lasciato depauperare tutto il patrimonio senza alcun tipo di programmazione. Lo scenario odierno, quindi, è notevolmente ridimensionato rispetto al 2015. Si pensi, per esempio, al fatto che tutte le condotte sono piene di fanghi cementificati e quindi oggi per riaprire serve la totale riqualificazione”.
Palazzo d’Orleans, soprattutto a partire dal quinquennio del Governo Musumeci, ha provato ad avviare un serio recupero delle strutture. Nel 2019, sotto la guida dell’allora assessore all’Economia Gaetano Armao, era stato varato il Programma di sviluppo del turismo termale che, per varie ragioni, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Più di recente, sempre in un’ottica di rilancio, il Governo regionale ha anche tentato di aggiudicarsi un bando di Cassa depositi e prestiti, rivolto agli immobili di pregio con destinazione ricettiva degli enti pubblici e privati. Le risorse a disposizione, 150 milioni per 15 interventi in tutta Italia, erano garantite dal Pnrr. Un percorso nato proprio su impulso dell’Ente municipale saccense, che ha visto la stretta collaborazione con la Regione in una fase – quella dell’agosto 2022 – in cui era in corso la transizione in vista delle elezioni. Il progetto, che includeva appunto le due strutture, è stato respinto dopo aver superato un primo step.
Il motivo è presto detto: “L’investimento necessario – spiega ancora Termine – non era in linea con le risorse disponibili, che si sarebbero esaurite soltanto intervenendo sulla struttura di Sciacca. È stata, quindi, una bocciatura non nel merito ma nel metodo”.
La Regione siciliana sta dialogando con Cassa depositi e prestiti
Un’occasione mancata che, tuttavia, ha permesso di mettere ordine nella documentazione e ha fatto da “apripista” per proseguire le interlocuzioni con Palermo e per tentare l’accesso a un altro fondo di Cassa depositi e prestiti da 990 milioni: “Ipotesi su cui – aggiunge Termine – si sta ragionando. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro con l’assessore Marco Falcone, che sta seguendo la vicenda dimostrando molta competenza e l’intenzione di favorire un vero rilancio, e una vasta rappresentanza della deputazione provinciale. La Regione sta dialogando con Cassa depositi e prestiti e adesso dovrà sostanzialmente produrre documentazione che già possiede”.
“Credo – spiega il sindaco di Sciacca – che avremo un riscontro entro settembre. C’è una sostanziale fiducia rispetto all’esito di tutta la vicenda. Certo, il nostro è un cauto ottimismo perché sulle terme c’è una disillusione che parte da lontano. Disillusione che ha pervaso la città e le generazioni di politici che si sono avvicendati. Però mi sento di dire che, rispetto ad anni precedenti e passate amministrazioni regionali, vedo stavolta una reale collaborazione tra gli Enti e questo non può che far ben sperare. Tutte le Amministrazioni comunali si sono impegnate per la riapertura, ma in passato è mancato questo rapporto simmetrico con la Regione”.
Diverso, seppur in una medesima ottica che sembra finalmente positiva, il percorso che potrà essere intrapreso per le terme di Acireale. Come illustrato dal sindaco Roberto Barbagallo al nostro quotidiano, infatti, esiste una questione preliminare da risolvere: “Da qualche anno ci sono al lavoro tre commissari che si sono occupati della liquidazione delle Terme Spa e che sono stati da poco rinnovati. Credo che da qui a fine anno le terme verranno liquidate totalmente, quindi i beni andranno alla Regione che poi deciderà cosa fare. Negli ultimi due anni, con i commissari Petralia, Oliva e Trombino sono stati fatti molti passi in avanti. Quando il percorso verrà ultimato non ci saranno più pendenze e la Regione con il nostro supporto, se vorrà ascoltarci, valuterà cosa fare di questi stabilimenti e del bene termale”.
Anche in questo caso tiene banco il tema riqualificazione: “C’è attenzione – prosegue Barbagallo – rispetto alla ristrutturazione globale di tutte le terme perché ha un peso economico importante. Bisognerà capire se c’è realmente un imprenditore, italiano o straniero, che vuole scommettersi e finanziare la ripartenza. Intanto il Genio civile sta preparando un progetto da 1,5 milioni per la ristrutturazione del parco e dell’immobile storico, ed è già un primo passo. La Regione vedrà se fare un bando e verificare la presenza di interessi imprenditoriali o vagliare soluzioni differenti. Tra queste soluzioni, se possibile, ci sarebbe quella del finanziamento della ristrutturazione per affidare successivamente la gestione”.
Proprio il tema delle spese ha pesato parecchio anche a Sciacca: “Negli anni – sottolinea il primo cittadino saccense Fabio Termine – sono stati emessi almeno due bandi, tutti andati deserti perché la durata delle concessioni non era consona all’investimento. Inoltre la riqualificazione andava ad assorbire tantissime risorse che non necessariamente un soggetto esterno voleva spendere. L’operazione con Cassa depositi e prestiti è interessante proprio perché permetterebbe la riqualificazione del bene prima della collocazione sul mercato”.
Le soluzioni quindi, pur nella diversità delle situazioni, sembrano essere convergenti così come la volontà di fare qualcosa in attesa della definitiva soluzione: “Noi intanto – spiega Barbagallo – stiamo chiedendo sin da ora ai commissari liquidatori di riaprire il parco delle terme e o di affidarlo al Comune insieme a qualche immobile, così potremo iniziare a far rivivere quel luogo storico ed importante. Poi chiederemo alla Regione di trovare una fonte di finanziamento, con il Pnrr o altro, e quindi di ristrutturare gli immobili partendo dalla parte storica. Inoltre bisognerà capire se c’è possibilità di intervenire su Santa Caterina. Le terme, infatti, sono divise in due parti, quella storica con alberghi annessi e quella di Santa Caterina, purtroppo totalmente distrutta. Si potrebbe partire mettendo a bando o ristrutturando con finanziamenti questa parte storica. Un’altra opportunità sarebbe quella di dare possibilità a tutti gli alberghi di usufruire delle acque termali, soprattutto in questa fase di vivacità vista la riqualificazione già progettata dell’Aloha e l’annunciato interessamento di Ross Pelligra per la Perla Jonica. Sarebbe un bene per tutti, una soluzione che permetterebbe ad Acireale di rimanere città delle terme a prescindere da quello che succederà”.
A tal proposito il sindaco acese evidenzia di aver avuto delle interlocuzioni con i commissari liquidatori proprio per “rendere fruibile il parco delle terme, uno straordinario ‘polmone verde’ da restituire alla città”. “A settembre – conclude – credo di poter avviare il dialogo con la Regione e gli uffici preposti per capire il percorso migliore da intraprendere”.
Con le Terme a pieno regime grande impulso per il turismo
Non vi è dubbio, infatti, che delle strutture termali “a pieno regime” darebbero un impulso straordinario al settore turistico: “Credo che nessuno di noi – osserva Termine – sia realmente consapevole della portata che può avere una riapertura dello stabilimento e di quello che ne concerne. Bisogna anche dire che la chiusura è arrivata in un contesto in cui erano assenti e non del tutto sviluppate quelle strutture ricettive che costituiscono il tessuto del settore turistico cittadino. Penso al Verdura, che c’era allora ma che ha conosciuto in questi anni una grande crescita, o a Mangia’s ed Adler che hanno aperto i battenti successivamente. La riapertura in questo contesto sarebbe ancora più travolgente rispetto a quello che ricordiamo e che già allora aveva un ruolo importante nell’economia cittadina. Ricordiamo che un ciclo termale dura mediamente due settimane, quindi vi è una permanenza in città almeno per questo lasso di tempo. Inoltre adesso le terme non sono frequentate soltanto per ragioni curative, tramite le convenzioni con l’Asp, ma esiste anche il turismo termale del benessere”.
“Ribadisco – conclude il sindaco di Sciacca – che nessuno di noi, nella migliore delle ipotesi, sa quantificare che indotto sarebbe: lo scenario più ottimistico sarebbe sempre al ribasso. Un volano importantissimo per Sciacca e tutto il territorio limitrofo”.
Un volano per tutta la Sicilia che per anni è finito nel dimenticatoio, ma che finalmente sembra poter essere valorizzato. La volontà di tutti gli attori coinvolti sembra essere quella di invertire finalmente il trend degli ultimi dieci anni circa. La speranza è che alle intenzioni possano seguire i fatti.