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Termini Imerese, lavoratori in assemblea, la paura dei sindacati

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Termini Imerese, lavoratori in assemblea, la paura dei sindacati

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sabato 01 Maggio 2021

"In questi dieci anni abbiamo provato a reindustrializzare Termini Imerese. La situazione, oggi è complicata". Così Roberto Mastrosimone, segretario generale della della Fiom-Cgil Sicilia.

La preoccupazione aumenta giorno dopo giorno. Dall’1 gennaio 2012 centinaia di lavoratori sono in cassa integrazione. Ancora si aspetta la reindustrializzazione del sito. Le notizie non sono affatto confortanti. Il 26 aprile scorso si è svolto un incontro in videoconferenza convocato dal ministero dello Sviluppo economico. Durante la riunione i commissari straordinari di Blutec hanno comunicato che ci sono trattative aperte con diverse aziende interessate ad acquisire i rami di azienda che si trovano in Piemonte, Abruzzo e Basilicata.

Su Termini Imerese, però, è emersa una situazione molto preoccupante e più incerta rispetto a quella delineata durante l’ultimo incontro di dicembre dello scorso anno. Non c’è ancora un progetto approvato di reindustrializzazione e il prossimo 16 maggio scadrà il termine per l’approvazione del programma concordatario. Da dicembre dovevano essere svolti gli approfondimenti ma la situazione è ancora molto confusa. Non ci sono ancora tutti gli elementi per arrivare all’approvazione del progetto di rilancio e quindi per la garanzia occupazionale. I lavoratori si sono riuniti in un’assemblea davanti i cancelli dello stabilimento.

La riunione si è chiusa con un appuntamento per domani, festa dei lavoratori, davanti la fabbrica termitana. “In questi dieci anni abbiamo provato in tutti i modi a reindustrializzare Termini imerese. La situazione, oggi, purtroppo è complicata. Queste le parole di Roberto Mastrosimone, segretario generale della Fiom-Cgil Sicilia – Giorno 11 e 12 maggio dovremmo avere un incontro e poi il 16 scade l’approvazione o meno del programma presentato dai commissari di Blutec. Se il programma non dovesse essere approvato, con il rischio che l’azienda venga messa in liquidazione, c’è tutto, con la conseguenza del licenziamrento dei lavoratori e la fine della reindustrializzazione.

Per questi motivi – aggiunge il sindacalista – noi oggi siamo in assemblea. Organizzeremo le inziative perchè vogliamo e ci crediamo che ci possa essere una soluzione. Nell’incontro dell’11 e 12 maggio chiederemo che ci sia una proroga visto che, in una fase così difficile di pandemia, è già difficile trovare una soluzione. Immaginate in un periodo del genere dove c’è la zona rossa e tutto è fermo. È chiaro – conclude Mastrosimone – che non possiamo assistere passivamente a ciò che accadrà l’11 e il 12 maggio”.

“Dall’ultimo incontro al ministero abbiamo avuto poche certezze ci aspettavamo qualche risposta in più ai lavoratori – dichiara Antonio Nobile, segretario Fim Cisl Palermo Trapani – La situazione è delicata e ancora ci sono troppi pezzi da mettere insieme con un unico problema vero, che a giugno scade la proroga della cassa integrazione. Il ministero del lavoro aveva chiesto garanzie sull’attuazione del programma. Abbiamo capito, nell’ultimo incontro, che il progrmama ha molte criticità.

La prima è l’attività industriale su cui si dovrebbe basare. Il ministero – sottolinea – ha chiesto ulteriori garanzie che non sono arrivate. Ciò butta tutti nello sconforto. I commissari straordinari di Blutec hanno ribadito che ci sono altre manifestazioni d’interesse ma ancora siamo ancora più indietro sulla verifica eventuale. Sicuramente i tempi non sono compatibili tra l’approvazione del piano e l’effettiva ripartenza. Questo mette a rischio i lavoratori”.

“La sensazione che abbiamo è quella di essere arrivati al capolinea – commenta Vincenzo Comella della Uilm Palermo – O il governo si da una mossa, trovando le soluzioni giuste accelerando soprattutto sui tempi e crea le condizioni di poter definire un piano serio, o siamo al capolinea. Noi non glielo permetteremo. I lavoratori – aggiunge – devono andare in continuità. Nel 2014 abbiamo firmato un patto con il governo e il patto va rispettato. L’area va reindustrializzata, i lavoratori devono andare a lavorare e il governo deve creare le condizioni”.

Mario Catalano

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