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Termovalorizzatore a Catania, il progetto Si Energy e la compatibilità con il piano Schifani: gli scenari

Termovalorizzatore a Catania, il progetto Si Energy e la compatibilità con il piano Schifani: gli scenari
Termovalorizzatore Si Energy

Il caso del progetto sul termovalorizzatore pensato da Si Energy a Catania e la presunta incompatibilità con il piano della Regione: come finirà?

Quando una porta viene sbattuta in maniera brusca, il rischio che si corre è che, anziché chiudersi saldamente, finisca per rimbalzare e lasciare uno spiraglio aperto. Leggendo le ultime novità registratesi nella vicenda Si Energy, la società del gruppo AlfaAcciai che oltre cinque anni fa presentò il progetto per la realizzazione di un termovalorizzatore nella zona industriale di Catania, l’immagine che viene in mente è proprio questa: l’iter, che ai più sembrava destinato a tramontare con un nulla di fatto per via del cambio di visione del governo regionale interessato a finanziare la costruzione di impianti pubblici, è arrivato sì al capolinea ma in una modalità non consona. E per questo sarà necessario ripercorrere gli ultimi chilometri, sempre che, nel frattempo, non si aprano capitoli paralleli che finiscano per scatenare contenziosi con il privato. Fuor di allegoria, la situazione è questa.

Il punto

A fine maggio la commissione tecnica-specialistica guidata da Gaetano Armao, chiamata a emettere il parere istruttorio conclusivo sulla valutazione ambientale dell’impianto progettato a ridosso dell’ex Acciaieria Megara e non lontano dallo stabilimento di Ikea, ha prodotto un documento di 131 pagine che si conclude così: “(La Cts) restituisce al Servizio 1 del D.R.A. (dipartimento regionale Ambiente) la procedura relativa al progetto di un impianto recupero energia da rifiuti non pericolosi”.

Tale chiosa arriva alla fine di una serie di considerazioni che tirano in ballo l’incompatibilità del progetto di Si Energy con il piano regionale dei rifiuti approvato lo scorso anno Renato Schifani, nella veste di commissario straordinario. “Stante la prossima realizzazione del termovalorizzatore in località Pantano d’Arci del comune di Catania, a gestione pubblica, i flussi di rifiuti provenienti dalle piattaforme di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati del bacino relativo alla Sicilia orientale, previsti in progetto in ingresso all’impianto proposto dalla Si Energy e costituenti circa il 64 per cento del totale di rifiuti in ingresso al medesimo impianto – si legge – saranno invece destinati ad alimentare il sopracitato termovalorizzatore pubblico regionale di Catania, con la conseguenza che la potenzialità complessiva di trattamento dell’impianto di recupero energetico in esame risulta sovradimensionata rispetto alle esigenze di fabbisogno impiantistico del territorio di riferimento”.

A questa considerazione, la Cts è arrivata sulla scorta di un parere all’Avvocatura dello Stato, secondo cui “premesso che in linea generale è ben possibile che della rete impiantistica integrata possa far parte anche un Tmv di iniziativa privata, dirimente è la considerazione che – fermi restando i principi dell’autosufficienza e della prossimità – detta rete debba essere realizzata tenendo conto che la gestione dei rifiuti deve rispettare criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica e del rapporto costi-benefici”.

Principi che con i due progetti del governo Schifani sarebbe difficile assicurare immaginando di avere a disposizione anche l’impianto di Si Energy. “Occorre rimarcare che le scelte pianificatorie in questione costituiscono espressione di valutazioni di merito tecnico-discrezionali di elevato spessore e che esse rendono necessaria e sufficiente la sola presenza di due Tmv pubblici”, prosegue il parere dell’Avvocatura.

A fronte di ciò, dunque, la commissione guidata da Armao ha deciso di restituire all’assessorato all’Ambiente la pratica riguardante Si Energy. Dal dipartimento regionale, però, è arrivato l’altolà. “In riferimento al parere istruttorio conclusivo, reso nella seduta del 27 maggio 2025 e trasmesso a questo servizio con nota del 3 giugno, si chiede di voler chiarire quali siano le conclusioni dell’istruttoria tecnica nell’ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale, integrata con la valutazione di incidenza di competenza di codesta commissione. Si ricorda – hanno sottolineato dall’assessorato – che tale istruttoria deve concludersi con un parere motivato contenente la valutazione sugli impatti ambientali e sull’incidenza del progetto. Rilevata la carenza di tale valutazione espressa in termini di parere favorevole o non favorevole di compatibilità ambientale e di Vinca, si invita codesta Cts all’adozione di un parere motivato che consenta la decisione finale dell’autorità competente”.

La palla torna dunque alla Cts chiamata a esprimersi – a prescindere dalla questione relativa alla compatibilità del progetto con il piano regionale – sugli impatti ambientali.

Non è la prima volta che attorno al progetto di Si Energy si registrano cortocircuiti in Regione

La scorsa primavera, per esempio, fece discutere la notizia – riportata anche dal Quotidiano di Sicilia – di un parere istruttorio conclusivo, ovvero la stessa tipologia di documento firmato a fine maggio di quest’anno, in cui la Cts dava il proprio sta bene, condizionandolo al rispetto di alcune prescrizioni.
Dopo che il documento circolò informalmente tra le chat, la commissione intervenne sottolineando che “il parere definitivo non può in alcun modo considerarsi ancora emesso”, in quanto “la questione è oggetto di valutazioni tecnico-giuridiche”. Queste ultime probabilmente sono state soddisfatte con il parere dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui il terzo termovalorizzatore sarebbe anti-economico tenendo conto del fabbisogno regionale.

Adesso, però, bisognerà capire quale sarà la posizione che prenderà Si Energy. Sulla carta la Regione ha la possibilità di rigettare le richieste di autorizzazione di costruzione di impianti che non rientrano nella pianificazione in vigore. Tuttavia, l’istanza di Si Energy fu depositata diversi anni prima rispetto al varo del nuovo piano regionale dei rifiuti che ha introdotto la realizzazione dei due Tmv pubblici. Tempistiche che non sono dipese dalla volontà del privato, il quale dal canto proprio ha già affrontato le spese relative al pagamento degli oneri istruttori. Somme che, per un progetto come un termovalorizzatore, ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro.

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