Termovalorizzatori, la bocciatura di Fava: "Non solo la soluzione al problema" - QdS

Termovalorizzatori, la bocciatura di Fava: “Non solo la soluzione al problema”

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Termovalorizzatori, la bocciatura di Fava: “Non solo la soluzione al problema”

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sabato 16 Aprile 2022

Così si esprime nuovamente il presidente della commissione regionale Antimafia, che in occasione della due giorni Ecomed sulle risorse energetiche torna ad attaccare il governatore Musumeci

“I termovalorizzatori sono il passato, non sono la soluzione del problema”. Così si esprime nuovamente il presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, che in occasione della due giorni Ecomed sulle risorse energetiche, organizzata dalla Regione a Catania (in corso in questi giorni) torna ad attaccare il governatore Nello Musumeci per la decisione di insistere sugli inceneritori. Nel frattempo ad irrompere nel dibattito già teso arriva la notizia dalla Srr Catania Metropolitana che ha annunciato che il bando per il trasferimento fuori Sicilia dei rifiuti indifferenziati è andato deserto. Un campanello d’allarme senza attenuanti sul futuro dell’isola che potrebbe presto ritrovarsi invasa dai rifiuti.

Presidente, nell’ultima conferenza stampa sui termovalorizzatori Musumeci ha detto: “Vorrei guardarli in faccia quelli che dicono no al termovalorizzatori anche se chi vuole stare dalla parte della malavita e alimentare le discariche è libero di farlo”. Un’accusa molto pesante…

“Quella del governatore è una equazione ridicola e patetica che rivela la totale assenza di argomenti di Musumeci”.

Allora secondo lei un governatore senza argomenti utilizza anche i termovalorizzatori per aprire la campagna elettorale?

“Vede – risponde Fava – il presidente della Regione è in campagna elettorale dal giorno in cui è stato eletto, avendo mentito a se stesso quando, il giorno prima di essere nominato, ha detto che questo sarebbe stato il suo primo e ultimo mandato. Sarebbe meglio soffermarsi sulle scelte che il governatore non ha fatto durante questa stagione di governo, compresa la scelta di non avere lavorato su un piano dei rifiuti che prevedesse investimenti a valle del ciclo di lavorazione e trasformazione del rifiuto, continuando a ritenere che l’unico destino della spazzatura siciliana sia o bruciarla o conferirla in discarica, muovendosi così in una direzione radicalmente opposta al buonsenso che arriva da tutte le normative europee e le consuetudini che stanno prendendo corpo nei paesi dell’Occidente. Norme che dicono che oggi occorre intervenire e gestire sul riciclo, sul riuso e sulla differenziazione a valle”.

Il governatore, però, la pensa diversamente…

Musumeci invece inneggia ai termovalorizzatori, dimenticando che la Sicilia oggi ha il dato di differenziata più basso d’Italia, di venti punti rispetto alla media italiana. Oggi sull’isola siamo intorno al 42%. Siamo l’unica Regione d’Italia che è al di sotto del 50% mentre la media italiana è al 62%”.

Anche in Sicilia, però, ci sono realtà che superano anche l’80% di differenziata. Sono le grandi città e soprattutto Palermo e Catania ad abbassare la percentuale…

“E’ chiaro, ma in Sicilia la percentuale in generale dell’immondizia differenziata è bassa, per cui noi qui non siamo soltanto davanti al tema dello smaltimento del residuo. Siamo in presenza di una massa di rifiuti che non ha un processo di differenziazione a valle e non si avvale di un processo di lavorazione con impianti idonei. Le percentuali sono legate soprattutto alla carenza delle grandi città metropolitane e anche di Agrigento. Si prenda l’esempio di Catania, la città che ha la più bassa percentuale di differenziata d’Italia e per contro paga la Tari più alta di tutta la penisola. Io vorrei che il presidente guardasse in faccia queste cifre, non quelle che dicono che il ricorso al termovalorizzatore è una fuga dalla realtà. E lo conferma il fatto che i finanziamenti europei sono rivolti a modelli che garantiscono il riutilizzo dei materiali. E allora bisogna dirlo con chiarezza che in questo governo c’è una chiusura al piano della normativa europea e si punta invece su sistemi tradizionali: discariche e termovalorizzatori”.

Quindi secondo lei pur ammettendo che i termovalorizzatori possano in estrema ratio funzionare, l rischio è che potrebbero entrare in funzione quando sarebbero già superati?

“Sono già obsoleti e sarebbero quindi superati. Inoltre l’intero know-how dell’Europa si sta muovendo in altre direzioni”.

Ma allora secondo lei perché il governo regionale insiste?

“Bisognerebbe chiedere a Musumeci chi preme e quali sono gli interessi forti in campo. Con Crocetta abbiamo visto qual era il motivo per cui premevano affinché restassero le discariche. La Procura di Caltanissetta ha rinviato a giudizio l’ex governatore Crocetta per una ipotesi di finanziamento illecito da parte di alcuni patron delle discariche siciliane, con una macchina burocratica amministrativa piegata alla esigenza che questa fosse l’unica soluzione. Quindi i fatti dicono che noi oggi non abbiamo bonificato di una virgola la percentuale di rifiuti che va in discarica e che ogni investimento all’interno del piano rifiuti virtuoso mai è stato licenziato da questa Giunta e presentato all’Ars. Il dato di fatto che consegna Musumeci, al di là della rumorosità delle sue parole e la vanità da podestà, è che le discariche restano l’asse centrale dello smaltimento. Dovrebbero sostituire i termovalorizzatori attraverso un salto indietro di 30 anni”.

L’emergenza rifiuti si sta però palesando come non rinviabile. A Catania il sindaco pro tempore, Roberto Bonaccorsi ha parlato di un aumento del 300% del costo a tonnellata in discarica e la Srr ha comunicato che la gara per il trasferimento dei rifiuti fuori Sicilia è andata deserta. Rischiamo di finire peggio della Campania?

“Se la stella polare è l’emergenza è un conto. Ma siccome il tema dell’emergenza è stato istituzionalizzato negli ultimi 24 anni io mi rifiuto di pensare che in nome dell’emergenza si debbano non scegliere strade più virtuose. Allora superata questa fase di emergenza è possibile pensare a un governo regionale, non questo che è ormai agli sgoccioli della propria esistenza, che investa nella costruzione di una economia circolare legata ai rifiuti? Con un investimento sulla impiantistica pubblica, affinché in un arco di una legislatura si superi il concetto di emergenza? Questo è il punto”.

Il rischio è però che alla fine di tutto paghi Pantalone, cioè i cittadini…

“Il cittadino dovrebbe riflettere sul fatto che dove si sono date mani libere ai privati le conseguenze sono bollette alte e servizi pessimi. Ad Agrigento abbiamo il caso della Girgenti acque. La stessa cosa sta avvenendo nel ciclo dei rifiuti, attraverso la costruzione a monte di una grande quantità di spesa privata per sostenere questo ciclo con le bollette più alte d’Italia. Quindi nel caso di Catania io mi rifiuto di pensare che la colpa sia dei cittadini catanesi…”.

Lei sa che a Catania la classe dirigente che si è succeduta in Comune da 12 anni è riuscita solo ora a concludere una gara d’appalto settennale. E che il lotto centro verrà affidato solo a partire da maggio.

“Infatti, ma il problema non si risolve certo con i termovalorizzatori che, insisto, sono una soluzione strutturale, antiquata, obsoleta e superata ovunque. Occorre, quindi, una soluzione di prospettiva e di strategia, non quella di alimentare il binomio discariche-termovalorizzatori”.

Giuseppe Bonaccorsi

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