Termovalorizzatori Sicilia, si attende il progetto di fattibilità

Termovalorizzatori in Sicilia, presto il progetto di fattibilità: ecco priorità, dati e obiettivi

Termovalorizzatori in Sicilia, presto il progetto di fattibilità: ecco priorità, dati e obiettivi

Simone Olivelli  |
mercoledì 14 Maggio 2025

Due gli impianti da realizzare, a Catania e a Palermo: focus su sicurezza e sostenibilità ambientale in attesa del PFTE.

Ventisette giorni da oggi. È il tempo necessario agli studi di ingegneria per presentare le offerte e contendersi la possibilità di redigere il progetto di fattibilità tecnico-economica e il piano economico-finanziario dei due termovalorizzatori che sorgeranno a Catania e Palermo.

L’appalto vale poco più di 44 milioni e rientra nel maxi-investimento da 800 milioni che il Governo Schifani ha deciso di fare per cambiare la gestione dei rifiuti in Sicilia, abbandonando le discariche, molte delle quali ormai sature, per passare alle tecnologie di incenerimento con recupero energetico.

Il termine per presentare le buste scadrà il 9 giugno e la gara si svolgerà con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, riservando un massimo di 90 punti alla proposta tecnica e i restanti alla proposta economica. Su quest’ultimo punto, trattandosi di affidamento di servizi, i ribassi dovranno essere formulati sul 35 per cento dell’importo dell’appalto.

Termovalorizzatori, si attende il progetto di fattibilità: gli obiettivi

Come già annunciato l’anno scorso, i due impianti andranno progettati nelle aree di Bellolampo (Palermo) e Pantano d’Arci (Catania). Nel primo caso i terreni in cui sorgerà il termovalorizzatore sono di proprietà di privati – e dunque andranno espropriati –, Demanio e Rap, la società pubblica che a Palermo raccoglie i rifiuti; a Catania invece sono di proprietà del Comune e dell’ex Asi, il consorzio Aree sviluppo industriale.

Nel complesso i termovalorizzatori dovranno essere capaci di trattare 600mila tonnellate di rifiuti all’anno, con una media oraria di 38 tonnellate (il calcolo è basato tenendo conto di un monte orario annuale di 8mila ore).

“L’obiettivo dei PFTE consiste nella progettazione di due impianti di cui dovrà essere garantita la piena interoperabilità in caso di emergenze operative, nonché l’omogeneità costruttiva e gestionale, con costi di trattamento e gestione comparabili, che risulterebbe compromessa in caso di affidamento della progettazione dei due impianti a due differenti soggetti”, si legge nel disciplinare.

Il documento di indirizzo della progettazione prevede che l’impianto di Bellolampo serva le province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, dove risiede il 47,7% dei siciliani, mentre quello di Pantano d’Arci sarà funzionale al trattamento dei rifiuti prodotti a Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna.

Una volta conclusa la gara, gli affidatari avranno 150 giorni di tempo per completare il primo livello di progettazione, sulla base di cui poi la Regione – con il contributo fondamentale di Invitalia – indirà la seconda gara d’appalto per lo sviluppo della progettazione esecutiva e la costruzione.

Tecnologia e ceneri

“Gli impianti di termovalorizzazione dovranno essere dotati delle più avanzate soluzioni tecnologiche ed impiantistiche, nel pieno rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e con la massima attenzione ai livelli di sicurezza”. È uno dei passaggi contenuti nei documenti di gara in cui la Regione sottolinea come l’attenzione alla salute e all’ambiente non verrà sottovalutata nella progettazione dei due impianti. Il tema è al centro delle critiche di quanti ritengono pericolosa – e obsoleta – l’iniziativa del governo Schifani.

“Le scelte in merito alla tipologia di linea dovranno consentire di massimizzare l’abbattimento delle concentrazioni dei microinquinanti di tipo organico ed inorganico”, viene richiesto nel documento. Dove si aggiunge che bisognerà fare sì di “ottenere dei residui del trattamento inertizzabili presso impianti esterni dedicati, con maggiori alternative di mercato rispetto a quanto si avrebbe nel caso di utilizzo di altre tecnologie di trattamento fumi con utilizzo, ad esempio, del reagente bicarbonato di sodio”.

In merito allo smaltimento delle scorie e delle ceneri pesanti prodotte dall’impianto è previsto che vengano trasferiti in una discarica per rifiuti inerti, mentre le ceneri volatili delle caldaie – dopo essere trattate – saranno trasferite in una discarica per rifiuti pericolosi. “L’abbattimento dei gas acidi, degli ossidi di azoto, dei microinquinanti organici e inorganici e delle polveri, rappresenta una fase fondamentale nel processo di termovalorizzazione, essenziale per garantire il rispetto dei limiti di emissione previsti dalla normativa vigente e la tutela dell’ambiente”, si legge.

Sul fronte energetico, per l’impianto di Catania i progettisti saranno chiamati a valutare “concretamente l’opportunità della configurazione cogenerativa dell’impianto che potrebbe, oltre all’elettricità, fornire calore di processo alle industrie limitrofe”.

Da dove arriveranno i rifiuti

Tra le domande che accompagnano il dibattito sulla realizzazione dei termovalorizzatori c’è quella riguardante la provenienza delle materie che saranno introdotte nei due impianti. Per alcuni il fabbisogno previsto – 600mila tonnellate annue – è superiore alle esigenze dell’isola.

“Gli scarti che verranno inviati alla valorizzazione energetica deriveranno per la maggior parte dal pre-trattamento, mediante piattaforme intermedie di selezione-recupero-raffinazione, dei rifiuti indifferenziati e dei rifiuti differenziati – viene spiegato –. Le piattaforme intermedie costituiscono un’evoluzione degli attuali impianti di trattamento meccanico-meccanico biologico. Attualmente i cinque Tmb a gestione pubblica esistenti nel territorio regionale effettuano solo un semplice pretrattamento del rifiuto prima del conferimento in discarica”.

A riguardo nel documento di indirizzo alla progettazione si specifica che il nuovo piano regionale dei rifiuti prevede che entro il 2028 i cinque Tmb pubblici esistenti siano ammodernati e a essi dovrebbero aggiungersi undici nuove piattaforme. “Nel complesso le 16 piattaforme intermedie di selezione-recupero-raffinazione avranno una potenzialità di 1.544.134 tonnellate annue”.

Termovalorizzatori, la remunerazione per i privati

Dopo essere stati realizzati con fondi pubblici, i termovalorizzatori passeranno al patrimonio della Regione, che li darà in gestione per vent’anni ai privati. Questi ultimi, che si occuperanno della gestione e manutenzione degli impianti, verranno remunerati dalla Regione tenendo conto di una serie di fattori: dal costo di conferimento dei rifiuti in ingresso dei termovalorizzatori alla vendita dell’energia elettrica prodotta, fino alla vendita dei metalli recuperati.

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