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La tragedia di Corleone, l’assessore Calabrò al Qds: “Le famiglie non devono sentirsi sole”

La tragedia di Corleone, l’assessore Calabrò al Qds: “Le famiglie non devono sentirsi sole”

L’assessore alle Politiche sociali del Comune del capoluogo siciliano, parla al nostro giornale della situazione ma anche delle tante problematiche le famiglie con persone con disabilità affrontano quotidianamente

Potenziare la risposta alle famiglie con persone con disabilità ma anche prendere da esempio ed estendere gli esempi virtuosi per evitare tragedie come quella di Corleone dove una madre, Lucia Pecoraro, 78 anni, ha ucciso la figlia autistica, Giuseppina Milone di 47 anni, per poi togliersi la vita in preda alla disperazione.

Fa ancora sensazione il drammatico fatto di cronaca avvenuto poco più di una settimana fa nel paese in provincia di Palermo.

L’assessore alle Politiche sociali del Comune del capoluogo siciliano, Mimma Calabrò, parla al Qds della situazione ma anche delle tante problematiche che queste famiglie affrontano quotidianamente.

Calabrò al Qds: “I fatti di Corleone appartengono a tutti”

“I fatti di Corleone – ribadisce – appartengono a tutti, è una tragedia di tutti, e sono un monito. Bisogna sempre fare di più affinché le famiglie non siano sole. Faremo di tutto per evitare che drammi del genere si ripetano. Già nei prossimi giorni avrò interlocuzioni con altre istituzioni”.

L’assessore ha parlato anche della legge del “Dopo di noi” ed è di pochi giorni fa la notizia che il decreto che stanzia 72 milioni complessivi (poco più di 6,1 andranno in Sicilia) sia stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il decreto include anche i nuovi criteri di ripartizione delle risorse.

Assessore, cosa si sta facendo per alleviare la situazione delle famiglie?

“Occorre fare il punto della situazione con l’Asp perché solo attraverso un approccio multifunzionale e multidimensionale tra le istituzioni sanitarie e quelle istituzionali come Comune, Servizi sociali e assessorato regionale alla Famiglia, possiamo dare una risposta concreta alla cittadinanza. Di recente abbiamo potenziato le dimissioni protette nel Distretto 42 (Altofonte, Belmonte Mezzagno, Monreale, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Villabate, Ustica, Lampedusa, Linosa, ndr) abbattendo il problema dell’Isee. Questo perché serve dare al malato, dimesso dall’ospedale un sostegno efficace e un aiuto dato che esce da una situazione di sofferenza, non è autonomo e, in tanti casi, solo”.

E ancora: “La collaborazione tra l’ausilio sanitario e quello sociale, da aiuti anche ai familiari che non possono essere preparati come una persona formata nel dare assistenza. Superata l’emergenza, bisogna dare anche sollievo. L’abbattimento dell’Isee permette a chiunque abbia difficoltà di richiedere un aiuto nell’immediato”.

E per i problemi a lungo termine?

“Le leggi ci sono, bisogna sfruttarle al meglio.  Mi sto attivando con i tavoli istituzionali per dare le risposte concrete e sfruttare al meglio quello che le leggi attuali offrono. C’è la legge del ‘dopo di noi’ che non è una frase vuota ma – al contrario – è il concentrato delle preoccupazioni che ogni genitore ha pensando al futuro del proprio figlio quando questo resterà solo. Bene, le Istituzioni hanno il dovere di potenziare concretamente le attività e le progettualità legate alla condizione del ‘dopo di noi’, e la società tutta deve ripensarsi in una dimensione più umana e solidale. Su questo punto non si deve pensare soltanto al dopo i genitori ma anche al durante: sia per un sostegno alle famiglie, sia per preparare i disabili. In poche parole, dobbiamo pensare a una comunità che non lascia indietro nessuno. E qui mi rivolgo a chiunque abbia un’attività o voglia avviarne una: si pensi sempre ai bisogni delle persone con disabilita. Uno scivolo, l’abbattimento delle barriere architettoniche non devono essere un contentino ma la normalità. Il ‘dopo di noi’ deve partire oggi”.

Ci sono progetti o iniziative per i disabili anche a livello lavorativo?

“Il lavoro aiuta. Abbiamo i tirocini di inclusione che permettono a persone con sindrome da spettro autistico o con sindrome Down di iniziare un percorso professionale, naturalmente con tutoraggio. Anzi, lancio un appello alle aziende perché ricevano queste persone fragili (ad esempio autistici ad alto funzionamento). C’è un esempio virtuoso che mi preme far conoscere: quello che porta avanti il Rettore del Convitto Nazionale, Concetta Giannino, che permette ad alcuni ragazzi down di vivere ciclicamente l’esperienza lavorativa. Li formano e li mandano a lavorare. La cosa più bella è che questi ragazzi sono contenti di farlo. Ma immagino che questa iniziativa possa essere replicata in modo da dare risposte a tante persone come ad esempio anche alle persone ipovedenti o cieche che possono benissimo rispondere ad esempio ad un centralino. L’obiettivo è quello di realizzare una rete virtuosa tra tutti i soggetti, terzo settore compreso, che possano dare un contributo concreto e valorizzare le loro capacità”.

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