Trapani, il porto ed il nodo cantieristica da sciogliere - QdS

Trapani, il porto ed il nodo cantieristica da sciogliere

Vito Manca

Trapani, il porto ed il nodo cantieristica da sciogliere

giovedì 15 Settembre 2022

L’area dell’ex Cantiere Navale Trapanese è un pezzo di storia del territorio: si tratta di demanio statale e aspetta la base nautica. Il Bacino di carenaggio deve continuare a difendersi dal degrado

TRAPANI – Stato e Regione, ognuno con il suo demanio, con i suoi diritti da difendere ma anche con i doveri da rispettare. Una città, Trapani, con il suo porto ed il futuro ancorato ad un mega progetto per rilanciarlo in grande stile. Una scommessa già vinta dall’Autorità Portuale di Sistema della Sicilia occidentale e dal Comune, perché ci sono le idee e ci sono i soldi per passare dalle parole ai fatti. Quando la burocrazia farà il suo corso il porto diventerà un grande cantiere.

Sarà più moderno, accogliente, con fondali pronti ad accogliere le navi da crociera che contano, meglio che pesano! Ma nel progetto non c’è un pezzo di storia del territorio. Si tratta dell’area dell’ex Cantiere Navale Trapanese (Cnt), demanio statale, e del Bacino di carenaggio di proprietà della Regione. L’ex Cnt è stato assegnato in concessione alla società Marinedì Group dell’ingegnere Renato Marconi. Il Bacino invece è stato recuperato più volte con un intervento finanziario regionale perché vandalizzato in attesa di riprendere la sua attività.

La consigliera d’opposizione Anna Garuccio prova a fare il punto della situazione: “Oggi l’unica certezza è l’incertezza. Almeno per una parte del porto. Il Bacino è ancora lì, con 4.000 tonnellate che potrebbero essere occupazione e prospettiva di sviluppo”. Da qui la preoccupazione: “Il Bacino trapanese è galleggiante. La Regione potrebbe decidere di spostarlo da qualche altra parte, del resto le richieste non mancano”. Così come non manca la consapevolezza – continua la consigliera – che “un Bacino, anche quello di Trapani, per vivere e per essere realmente operativo, ha bisogno di uno spazio vitale. Ed il Bacino ce l’avrebbe pure. Non è però area regionale. È demanio statale ed è l’area che è stata utilizzata dall’ex Cnt, ormai fallito”. Il Bacino è infatti confinante con l’area demaniale statale che Marinedì dovrebbe trasformare in una base nautica a disposizione del diporto. Convivenza, a pieno regime per entrambi, se non difficile sicuramente da articolare e sintetizzare. Soluzione di mediazione che qualche tempo fa ha proposto l’Assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano con la proposta di una gestione unitaria e con la premessa che “un Bacino senza lo sbocco a terra non può lavorare”. Bacino che dopo la nuova messa in sicurezza rimarrà ancora di fronte ad un bivio. Tornare ad essere operativo, con un bando di affidamento della Regione, oppure essere trasferito da qualche altra parte, senza trascurare, tra le altre cose, l’ipotesi di una cessione. S’impegna a sciogliere qualche nodo di questa intricata matassa l’assessore all’Urbanistica del Comune di Trapani Giuseppe Pellegrino, che ha l’obiettivo di rispondere ai dubbi della consigliera Garuccio. “Il nuovo progetto del porto – taglia corto – non interessa l’area dell’ex Cantiere Navale”.

Aggiunge anche un particolare: “Il sottoscritto ha avuto modo di conoscere, negli uffici del Comune, l’ingegnere Marconi ed i suoi collaboratori. C’è stato un confronto con i nostri tecnici per la proposizione d un progetto di ristrutturazione dell’area. Tuttavia spetta all’Autorità Portuale di Sistema fare rispettare quanto contenuto nel bando di gara di concessione dell’area dell’ex Cnt”. La consigliera Garuccio non s’accontenta dei chiarimenti di Pellegrino e rilancia: “La Regione dovrà, prima o poi, essere chiamata a specificare se ci sono le condizioni per tenere il Bacino a Trapani, ma sarà anche necessario fare chiarezza sull’utilizzo dell’ex CNT, verificando il progetto della Marinedì Group che da anni conferma la sua volontà di essere pronta a dare vita ad una base nautica, senza però essere ancora riuscita a realizzarla”. La consigliera torna pure sullo “stralcio” dell’area dal mega progetto del porto: “Solo il Cantiere può portare dignità e risorse economiche ai cittadini trapanesi. I Cantieri Navali permettono lo sviluppo dell’indotto – fabbriche di funi, cavi ed altro – necessario al suo funzionamento. Tutto questo determina benessere stabile. Porta anche turismo, un turismo non di passaggio ma che investe. Tanti armatori sceglierebbero Trapani per la costruzione delle loro navi”.

Il dibattito sul porto registra anche le dichiarazioni dell’ex vicepresidente dell’Ars Camillo Oddo. Da parlamentare ebbe a che fare, nel 2009, con il passaggio di proprietà del Bacino trapanese – e dei due palermitani da 19.000 e 52.000 tonnellate – dall’Ente siciliano per la promozione industriale (ESPI) alla Regione. La partecipata regionale era stata messa in liquidazione nel 1999 ed era dunque arrivato il momento di cambiare rotta nella cantieristica navale. Per l’ex deputato “servono un respiro ed un disegno strategico. Il nuovo progetto del porto deve fare la sua strada ma è anche necessario aprire una riflessione sulla cantieristica navale. Parlare di questo argomento a Trapani significa puntare alla sua storia, alla sua tradizione, all’essenza di una parte importante del suo territorio”. Oddo anticipa i tempi: “Bisogna sgombrare il campo da equivoci e dubbi ed evitare di entrare nella logica del sospetto. Le competenze sono chiare, così come le responsabilità delle istituzioni e degli enti interessati. E’ dunque necessario, a mio parere, aprire un tavolo tecnico-politico per discutere di questa parte del porto, per avere piena contezza delle scelte della Regione sul suo Bacino, che non può passare da una condizione di degrado all’altra, e per comprendere fino in fondo quel che s’intende realizzare nell’area demaniale statale dell’ex Cnt”.

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