Tre italiani su quattro risiedono in case di proprietà - QdS

Tre italiani su quattro risiedono in case di proprietà

Tre italiani su quattro risiedono in case di proprietà

mercoledì 02 Settembre 2020

Secondo l’analisi di Ener2Crowd.com ci sono anche circa 6 milioni di unità immobiliari che rappresentano un peso. I giovani sempre più distanti dalla possibilità di acquistare un appartamento a causa delle incostanti retribuzioni

ROMA – Per gli italiani avere una casa di proprietà rappresenta una priorità, un traguardo da raggiungere al più presto per ottenere stabilità. E ad oggi, infatti, la maggior parte dei cittadini tricolori (75%) abita in una casa di proprietà.

“Su 75,5 milioni di unità immobiliari, 60 milioni di abitazioni hanno come intestatari delle persone fisiche, per un controvalore complessivo di 5.526 miliardi di euro” sostengono gli analisti di Ener2Crowd.com.

Ma ci sono anche altre proprietà che oggigiorno rappresentano solo un peso. Si tratta delle “altre proprietà immobiliari”, quelle che la classificazione dell’Agenzia delle Entrate definisce “abitazioni tenute a disposizione”, che in Italia sono un numero veramente elevato: circa 6 milioni di unità immobiliari pari a circa il 16% dell’intero patrimonio immobiliare posseduto dai privati.

“Si tratta di abitazioni che molto spesso hanno perso l’obiettivo con il quale erano state acquistate, quando la famiglia era giovane e numerosa e le occasioni di uso erano molteplici nel corso dell’anno, e che hanno avuto una scarsa rivalutazione o addirittura una diminuzione del loro valore, perché siamo in una fase del mercato completamente differente dal passato” assicurano gli esperti di Ener2Crowd.com.

Guardando alle Americhe, nella sola New York i prezzi degli appartamenti sono scesi di un 30-50% non essendoci più domanda, precipuamente a causa di una dispersione verso aree extraurbane con ritmi di vita più umani, dove si può essere più vicini ai propri cari, alla natura ed ai suoi ritmi.

In Italia, poi, la situazione è ancora più drammatica essendo quello immobiliare un mercato trainato da una perenne bolla emotiva da almeno 50 anni, con prezzi che non trovano alcuna giustificazione a livello economico.

È così che – secondo gli analisti di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico – il Covid-19 potrebbe dare all’immobiliare quel colpo di grazia che la crisi causata dallo stesso settore nel 2008 non è arrivata a dare.

“Si sa: in Italia “investimento” uguale “mattone”. E – proprio perché “si sa” che nella nostra cultura non vi è alternativa – gli operatori del mercato hanno promosso una continua crescita dei prezzi, ingiustificata se non da alcune perverse dinamiche interne e dalla mancata volontà delle persone – i proprietari – di accettare una perdita economica o di rinunciare al mito della rendita sicura» evidenzia Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore della piattaforma.

Il GreenVestingForum (www.greenvestingforum.it), hub della finanza alternativa green promosso da Ener2Crowd.com, svela ora gli impietosi dati di un’analisi che vede gli italiani arrancare finanziariamente ed economicamente in un mercato, quello immobiliare, gonfiato da dinamiche emotive e pronto ad implodere dopo che la crisi sanitaria del Covid-19 ha prodotto un cambiamento sociale radicale la cui componente più importante è la fuga dalle città e dagli uffici.

Lo scenario emerso preso in esame da Ener2Crowd.com si divide in due parti. Una prima parte che vede gli Italiani giovani sempre più distanti dalla possibilità di acquistare un appartamento, per motivi legati al mercato del lavoro ed alle basse ed incostanti retribuzioni. E – quando ci riescono – sono costretti ad indebitarsi per un’intera vita: circa il doppio del tempo che ci avrebbero impiegato le generazioni precedenti.

Ed una seconda parte che vede crollare il mito della rendita sicura, svelando come il mattone sia in realtà un settore dove gli affari si riescono a fare solo con grandi disponibilità ed impegno di capitali, mentre farlo indebitandosi è molto rischioso avendo un conseguente implicito basso profilo di rendimento e comportando rischi di gestione (costi ed insolvenze) e sistemici (tassazione e collasso del mercato).

Iniziando ad esaminare il primo scenario, Ener2Crowd.com ha recuperato serie storiche che includono lo stipendio di un lavoratore italiano dal 1960 ad oggi, il costo di beni di consumo di prima necessità quali pane e latte, ed il costo degli appartamenti al metro quadrato in una grande città.

Ebbene: nel 1962 un operaio della Fiat con uno stipendio di 50.000 lire al mese, poteva permettersi di acquistare un appartamento in un quartiere residenziale limitrofo al centro storico, impegnando solo il 50% della propria retribuzione, in 21 anni. Nel 1972 lo stesso operaio ne impiega 19 per acquistare un appartamento di analoghe dimensioni in una zona leggermente più periferica.

Nel 2011, giunti ormai ai massimi dei prezzi del mercato immobiliare in Italia – nonostante la crisi globale scatenata dai mutui sub-prime – un italiano lavoratore, a cui la statistica assegna euro 1.600 netti mensili su 12 mensilità, impiega 54 anni ad acquistare quello stesso appartamento. E nel 2020, ai giorni nostri, un giovane con la stessa retribuzione impiegherebbe 41 anni.

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