Un operaio è rimasto schiacciato da una lastra di marmo, uno è caduto da sei metri di altezza e l'altro è morto in un cantiere della Metro 1
Tragedia senza fine sul lavoro, sono tre gli operai morti nella giornata di oggi in Italia. Un operaio è deceduto, e un altro è rimasto leggermente ferito, in un infortunio mortale avvenuto in un’azienda a Pietrasanta (Lucca). Sul posto sono intervenuti carabinieri, 118 e gli operatori della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. La vittima aveva 44 anni. Da una prima ricostruzione, i due operai stavano pulendo delle lastre di marmo appena tagliate quando i fermi hanno ceduto. Il 44enne è stato travolto ed è morto sul colpo, l’altro operaio invece è riuscito a spostarsi ed è rimasto ferito in modo lieve.
Un altro uomo è poi morto dopo essere caduto da un albero, da un’altezza di circa sei metri, in un’azienda agricola di Castiglion Fiorentino (Arezzo). Sul posto sono arrivate l’automedica e l’ambulanza. I sanitari hanno effettuato tutte le operazioni per rianimare il paziente, che era incosciente e che poi è deceduto. Sono intervenuti sul posto i carabinieri. In corso le indagini per incidente sul lavoro.
A poche ore di distanza, un altro decesso di un operaio a Napoli. “Un nuovo incidente mortale è avvenuto nel cantiere della linea 1 della Metropolitana, nel tratto compreso tra il Centro Direzionale e Capodichino“, afferma, in una nota, il segretario generale della Fillea Cgil di Napoli, Giovanni Passaro, spiegando che la vittima, 59 anni, era dipendente di una società per conto di Metropolitana di Napoli e lascia due figli e la moglie.
“Non possiamo chiamarle ‘disgrazie’, è urgente rimettere mano alla legislazione nazionale sul lavoro, introducendo il reato di ‘omicidio colposo’ e riaprire una stagione contrattuale che recuperi un maggiore potere di controllo e contrattazione sull’organizzazione nei luoghi di lavoro”, continua il segretario generale della Fillea Cgil di Napoli.
“Di fronte all’ennesima morte sul lavoro – afferma Passaro – si solleveranno sempre le solite grida di indignazione e di denuncia. Le stesse che ascoltiamo ad ogni infortunio mortale, ormai una media di tre al giorno. Indignazione necessaria e ampiamente motivata, ma non sufficiente. È invece urgente intervenire sulle cause che stanno alla base di questi tragici infortuni”. “Fuori da ogni scrupolo, è bene – secondo Passaro – non sottovalutare la propensione delle imprese a ridurre i costi, a risparmiare sulla sicurezza, a spingere fino ai limiti irraggiungibili i ritmi di lavoro”. “La sempre maggiore ricattabilità della forza lavoro, assieme alle responsabilità delle imprese nel ridurre i costi per la sicurezza – conclude Passaro – stanno alla base di questa micidiale impennata di infortuni mortali”.