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Troppe tutele uccidono la libertà

Troppe tutele uccidono la libertà
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I bambini, dalla nascita, vanno accuditi amorevolmente e fatti crescere senza risparmiare loro alcuna cura affinché divengano giovani equilibrati/e e di buonsenso, nonché di buona salute. Quindi va da sé che i genitori – anche se separati – hanno il dovere di mantenere una linea di condotta comune affinché i/le propri/e figli/e abbiano ciò che è loro diritto avere, cioè conoscenze, principi etici e competenze professionali per inserirsi adeguatamente nel mondo del lavoro e nella Comunità.
Queste indicate sono tutele indispensabili che i genitori hanno l’obbligo di dare ai/alle propri/e figli/e perché li hanno generati e messi al mondo con l’intento di farli crescere “bene”, cioé secondo i principi elencati.

Quanto precede non basta perché le istituzioni che governano una Comunità hanno l’obbligo di soccorrere quei genitori che non sono in condizione di fare quello che abbiamo indicato prima, anche per ragioni economiche.
La conseguenza è che ci vogliono risorse finanziarie indispensabili per consentire a una famiglia di far crescere bene i/le propri/e figli/e, di cui c’è molto bisogno.

Il deficit fra morti e nati ha investito il nostro Paese, nel quale si registra una continua diminuzione della popolazione, che ora scende sotto i 59 milioni di abitanti. Bisogna però dire che vi sono alcune centinaia di migliaia di persone non registrate all’Anagrafe nazionale popolazione residente (Aire) – ove confluiscono tutte le anagrafi comunali – che non risultano, ma consumano, alimentando quella parte oscura o nera dell’economia che poi a sua volta alimenta criminalità organizzata, evasione fiscale e corruzione.

Da un canto occorrono tutele, dall’altro canto è necessario che esse non diventino eccessive perché potrebbero soffocare la libertà. Le tutele devono aiutare, non stringere la giugulare. Per tale ragione occorre una giusta misura tra le due cose. Ma non sempre le parti sociali e le istituzioni perseguono la virtù che sta in mezzo, bensì obiettivi demagogici che tornano loro utili per acquisire consenso.
Ecco, il consenso a tutti i costi basato su questioni dannose o futili, che dovrebbe invece essere bandito dal buonsenso civico e da chi amministra la Cosa pubblica, è uno dei mali che affligge l’Italia.
Non è difficile pensare che troppe tutele uccidano la libertà perché ognuno deve avere la possibilità di correre rischi, di sbagliare, di cadere. Se vi sono state opportune educazione e conoscenza, ci si può rialzare e ricominciare a percorrere la strada dell’esperienza che porta alla crescita.

Per far questo bisogna pensarlo, avendo dentro i requisiti necessari. Tali requisiti li devono fornire la famiglia e la scuola, ma anche l’esempio di chi occupa i vertici istituzionali del Paese, i quali dovrebbero sempre comunicare tranquillità, buonsenso, equilibrio e rispetto delle regole.

Purtroppo, come risulta anche a voi, di quanto precede c’è un dosaggio basso e del tutto insufficiente, sia per mancanza di cultura che per opportunismo deleterio e becero.
La questione in rassegna non è di poco conto, perché la riflessione della singola persona è fondamentale per i riverberi che essa può dare nei confronti degli altri, anche a titolo di esempio.

In questo quadro, per chi la pensa nella maniera indicata, risulta quasi insopportabile vedere che le cose non funzionano; ordine e metodo dovrebbero esserci non solo nei comportamenti, ma anche nel modo di pensare, seguendo la vecchia regoletta degli anziani, che raccomandavano: “Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa”.

Quanto è piacevole vedere le cose che funzionano, sia quelle materiali che le altre immateriali! Vi risparmiamo l’elenco delle prime e delle seconde perché basta una semplice riflessione per individuarle.
L’ordine e il metodo vengono prima delle azioni, le quali devono essere messe in sequenza tale da portare al buon funzionamento del loro obbiettivo.
Quindi non far nulla senza un’adeguata riflessione e senza la capacità di mettere ogni cosa nella sua casella, in modo tale da generare confusione, ma consentire di procedere con chiarezza e fermezza.