Ѐ Giuseppe Piraino – imprenditore edile, noto per la sua attività contro il racket e la mafia – il destinatario di un sequestro preventivo da oltre 3,5 milioni di euro nell’ambito di una maxi indagine su un caso di truffa sui bonus edilizi. Al momento, l’imprenditore – da ritenersi per legge innocente fino a eventuale sentenza di condanna definitiva – è indagato per i reati di indebita compensazione di crediti e di truffa aggravata volta al conseguimento di erogazioni pubbliche.
Proseguono le attività di perquisizione a carico dell’azienda e gli altri luoghi nella disponibilità del legale rappresentante della società di costruzioni al centro di questo nuovo blitz del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo.
Giuseppe Piraino e l’indagine per truffa sui bonus edilizi a Palermo
Il provvedimento odierno è arrivato al culmine di “un’articolata indagine in materia di fittizi interventi di riqualificazione edilizia“. Attraverso l’analisi di documentazione tecnica messa a disposizione dal Comune di Palermo, sopralluoghi e testimonianze di oltre 30 amministratori di condomini, gli operatori della Finanza hanno confermato “la totale o parziale assenza dei lavori, nonché la carenza della documentazione a supporto degli stessi, giungendo a quantificare in circa 7 milioni di euro l’ammontare complessivo dei bonus facciate inesistenti“. In alcuni casi – si legge nella documentazione sul blitz della Finanza – nonostante la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (C.I.L.A.) sia stata trasmessa agli Enti competenti nel 2022, la consegna del cantiere con contestuale avvio dei lavori sarebbe stata retro-datata al 30 dicembre del 2021 per non perdere la detrazione al 90%.
“Sono sereno”
Giuseppe Piraino – protagonista di questo presunto caso di truffa – si dice innocente e sereno. “Sono indagato e ho subìto anche una perquisizione personale. Ma sono sereno. Non ho mai intascato dei soldi dai bonus edilizi”, ha dichiarato.
“Da tre anni urlo che le imprese rischiano il fallimento, ho fatto delle guerre per evitare di arrivare a fondo. E il fondo è proprio questo: che i crediti non valgono più”, aggiunge Piraino, che in passato aveva denunciato casi di estorsione e anche subìto minacce per la propria attività antiracket. “Ora che si possa dire che io ho usufruito dei crediti per fare la bella vita, questo saranno i tribunali a dirlo – commenta – Perché sicuramente non mi sono arricchito con i bonus, anzi. Abbiamo rimessi soldi personali a valanga, questo lo sanno sia i miei tecnici che gli avvocati e le persone che hanno lavorato con me. Sui cantieri non completati abbiamo detto che abbiamo salvato il salvabile, dando i crediti ad altre imprese. La verità è una: che io ho piena fiducia nella giustizia, mi sento serenissimo. Abbiamo operato nella migliore delle maniere. Se ci sono lavori non compiuti, certo non è perché mi sono preso i crediti, sono nei cassetti e sono invenduti ed è un dato di fatto”.
“Come sempre ci metto la faccia. Sono sereno, ripeto. Sono indagato e sarà un giudice a sentenziare, se ho fatto qualche errore sono pronto a pagare. Ma non ho intascato soldi. Anzi di soldini personali ne abbiamo messi parecchi. Fino all’ultimo mese di luglio, abbiamo fatto un concordato con la Cgil per pagare gli stipendi a 200 operai. Qui teste di legno non ce ne sono”, conclude nella sua dichiarazione.

