Previsto un contributo straordinario dal Comune ma servirà l’ok del consiglio comunale. Taormina è sempre più avanti per numeri e risorse economiche ma ora c’è un piano
ERICE (TP) – Taormina è ripartita da poco più di un mese.
Erice ci sta provando. Ci riuscirà.
Due mete siciliane che condividono il “sogno-realtà” della Sicilia che fa e produce turismo. Due mete che condividono un mezzo, essenziale: la funivia. Taormina è avanti in tutto: numeri, risorse, considerazione nei tavoli della politica e delle istituzioni. Il post pandemia le ha consegnato una ripartenza soft – non più di quattro per cabinovia, mascherina e sanificazione continua – ma concreta. Erice è al lavoro.
Il direttore generale di “FuniErice” Germano Fauci – società al 50% del Comune ed 50% del Libero Consorzio di Trapani – ha messo su un piano necessariamente articolato. Il via libera alla riapertura, due mesi, non è stato semplice. Comune ed ex Provincia ha però avuto fin da subito il quadro chiaro, definito dallo stesso Fauci.
Due opzioni. La prima: apertura nel secondo semestre dell’anno, perdita stimata di 660 mila euro. La seconda: chiusura per tutto il 2020, cassa integrazione e quant’altro per i lavoratori. Perdita stimata, 190.000 euro. Riunioni informali, assemblee dei soci, consigli d’amministrazione dall’11 maggio al 17 giugno. Qualche polemica, più di un affondo politico, poi l’accordo, il disco verde del Cda. Passa una delle due linee Fauci: riapertura – il Comune aveva prima detto no -, appendice al contratto di servizio per questioni tecniche, ma soprattutto un contributo straordinario con un importo massimo di 180 mila euro che passerà al vaglio del consiglio comunale, così come l’appendice al contratto.
Una sorta di “paracadute” che era la pre-condizione posta dal direttore generale per mettere la società di gestione al riparo dal rischio di eventuali, anzi, di probabili perdite.
La “FuniErice” sta più che bene, lo dicono gli ultimi sette bilanci, tutti con utile, ma la crisi del turismo potrebbe essergli fatale senza un sostegno che Fauci ha delineato sulla scorta di una serie di previsioni. La società sta bene – 287 mila euro di utile di esercizio, accantonato a riserva – ma deve pensare al suo futuro ed alla revisione del 2025 che sarà onerosa.
Il suo presidente Franco Palermo commentando i dati del bilancio 2019 ha parlato di “miracolo aziendale” e di “gioco di squadra”. Ed a capo di questa squadra c’è Fauci. Il suo allarme rosso ha suonato al momento giusto e consentirà di tenere in sicurezza le casse della “FuniErice”.
Il corrispettivo concordato con i soci – in particolare con il Comune – sarà inversamente proporzionale agli incassi del servizio di trasporto registrati nei due mesi programmati, rispetto a quelli dello stesso periodo del 2019 e fino ad un importo massimo di 180 mila euro, che è il costo di gestione dell’impianto per 60 giorni. Fauci, nei giorni delle critiche e delle dichiarazioni, è finito in prima linea. Ma ora che i nodi sono stati sciolti non cade nella tentazione di riaprire il confronto.
Non polemizza neanche un po’, preferisce spiegare ed approfondire: “I soci hanno deliberato l’atto di indirizzo per il Cda, autorizzandomi ad utilizzare i fondi depositati a riserva per la revisione generale fino ad un importo di 500 mila euro.
Il Cda si è riunito lo scorso 17 giugno per adottare il testo dell’appendice al contratto di servizio, che è stato modificato e trasmesso al Comune di Erice che, a sua volta, dovrà farlo approvare dal consiglio comunale, e nel più breve tempo possibile, al fine di farlo sottoscrivere alle parti. Appena avrò appendice firmata e sottoscritta potrò avviare la macchina per le procedure tecniche e amministrative che mi consentiranno di svolgere le prove e le verifiche annuali dinanzi agli ispettori del Ministero, oltre che di ordinare i dispositivi per applicare il protocollo sanitario: verosimile un passeggero per cabina, salvo nuclei familiari identificati”.
E la funivia di Erice ripartirà.