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Turismo, strutture extralberghiere più resilienti alla crisi del Covid

Turismo, strutture extralberghiere più resilienti alla crisi del Covid
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La Sicilia, con l’82%, è l’isola che, tra quelle dell’Unione Europea conta il maggior numero di strutture extralberghiere. Ne abbiamo parlato con il presidente Otie Giovanni Ruggieri.

La Sicilia, con una percentuale che si attesta all’82%, è l’isola che, tra quelle dell’Unione Europea conta il maggior numero di strutture extralberghiere. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio sul Turismo dell’Economia delle Isole (Otie), per Confesercenti Sicilia e presentato a Capo d’Orlando durante la Borsa del Turismo extralberghiero. Dall’indagine emerge però anche come il settore abbia inevitabilmente subìto le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Su questi temi abbiamo intervistato Giovanni Ruggieri, presidente dell’Otie.

Da quello che si evince dal rapporto, il numero di strutture extralberghiere, negli ultimi anni in Sicilia, è notevolmente cresciuto. Secondo lei a cosa è dovuto questo fenomeno?

“Intanto è cresciuto in maniera consistente rispetto a tutte le altre isole europee. Il fenomeno è dovuto a diversi aspetti: primo, dalla crescente domanda che si è registrata fino al 2019 con l’incremento dei passeggeri trasportati nei voli, nelle navi e di coloro i quali raggiungono la Sicilia in auto; secondo, un riutilizzo diverso delle seconde case, che prima venivano più spesso affittate per contratti lunghi a residenti mentre invece ultimamente la convenienza economica di fare delle brevi locazioni ha reso possibile questo mercato a cui si aggiunge la possibilità di aprire una piccola attività. Un altro motivo è costituito dal fatto che i giovani hanno voglia di specializzarsi in questo settore, hanno creduto in attività extralberghiere alternative e ne hanno creato anche nuove. Questo è avvenuto attraverso una riconversione di immobili, ha riguardato tutto il territorio siciliano ed è stato possibile per la necessità di utilizzare le case non abitate soprattutto nei centri minori specializzando la nostra regione in una varietà di opzioni volte all’ospitalità”.

Nel 2020 però si registra una contrazione pari al -48% negli arrivi e del -44% nelle notti e una contrazione per quello che riguarda gli arrivi di turisti stranieri e tutto ciò per i motivi che sappiamo. Come si potrebbe migliorare la situazione su questo fronte se non è comunque migliorata durante il 2021?

“Le strutture extralberghiere sono state le più resilienti all’impatto della pandemia perché hanno perso meno, in valore assoluto, rispetto a quanto hanno subìto le strutture alberghiere. Questo anche perché le prime fanno registrare una maggiore domanda turistica nazionale, quindi dei siciliani in Sicilia e degli italiani in Sicilia, rispetto ai poli turistici che hanno perso la domanda turistica di clienti stranieri e hanno dunque perso di più. Quindi, resistenza, resilienza, riadattamento. Come si può fare per riprendere i numeri? Intanto occorre presentare la nostra terra con una varietà di strutture ospitali e poi la Sicilia ha una sfida in termini di posti aereo nei prossimi anni che consisterà nell’aumentarli e c’è il rischio di un blocco dei trasporti o una riduzione delle persone trasportate verso la nostra regione: questo è un’allerta importante. Un’altra sfida riguarda l’immagine che si dà dell’ospitalità in Sicilia perché le strutture extralberghiere costituiscono una nuova modalità di turismo rispetto a quello conosciuto in precedenza: piccoli luoghi, borghi, persone. Dunque, non solo posti da vedere ma anche persone da conoscere e relazioni da istaurare e da coltivare”.

L’extralberghiero è formato da vari comparti. Ce n’è uno che necessita di maggiore sostegno attualmente? E in che modo si potrebbe supportare?

“Supporto in termini di rete, comunicazione e di formazione sul prodotto, di assistenza, non tanto sull’investimento. Le nuove forme di strutture extralberghiere vanno ancora sostenute e create, ma in generale non c’è un comparto in particolare che soffre perché sono piccole e facilmente gestibili. Ci vogliono misure di sistema che coinvolgano tutti i settori considerando il fatto che queste strutture sono gestite da persone che da pochi anni hanno iniziato ad offrire un sistema ospitale autentico”.

Roberto Pelos