Tassa di soggiorno, come usano il "tesoretto" i comuni siciliani

Imposta di soggiorno, il “tesoretto” dei Comuni siciliani usato ancora troppo poco per lo sviluppo turistico

Antonino Lo Re

Imposta di soggiorno, il “tesoretto” dei Comuni siciliani usato ancora troppo poco per lo sviluppo turistico

Roberto Greco  |
venerdì 31 Maggio 2024

Nell'Isola sono 291 i Comuni che possono esigere la tassa, ma la situazione è molto variegata

L’imposta di soggiorno, spesso erroneamente definita tassa di soggiorno, è un tributo locale applicato a carico di chi pernotta in una struttura ricettiva che si trova in un Comune diverso da quello in cui risiede. Si tratta di un’imposta non a carico da chi gestisce la struttura ricettiva, ma di quanti vi soggiornano e l’intero ammontare incassato dall’Ente comunale, come definito dal Dl 14 marzo 2011 n. 23, è interamente destinato a investimenti atti a incrementare il turismo, creando un flusso che porti denaro alle casse comunali non impattando sulla tassazione dei residenti, ma ottenendolo direttamente dai turisti.

Tassa di soggiorno, come funziona

Le tariffe, le esenzioni e le varie scadenze dell’imposta di soggiorno sono decise dalle varie amministrazioni locali in seduta di consiglio comunale e, proprio per questo, esiste una forte disomogeneità. All’interno di ogni regolamento comunale in cui sono definite le tariffe, sono previste anche alcune esenzioni per agevolare alcune categorie di visitatori, le più diffuse sono bambini/ragazzi, disabili e relativi accompagnatori. Rispetto al vincolo di destinazione da parte dei comuni dall’imposta di soggiorno era intervenuto anche il Consiglio di Stato che, con la sentenza n° 6644 del 23/11/2018 emessa dalla sez. V, ha ribadito che è diretta al “finanziamento di interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive” e tuttavia proseguiva ricordando che non è escluso che essa sia impiegata per interventi “di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali”, locuzione decisamente generica che lascia intendere la possibilità di estendere l’impiego del gettito non solo al campo del settore turistico, bensì anche al settore dei servizi pubblici locali legati all’ambiente.

L’utilizzo della tassa di soggiorno

Proprio per questa definizione riguardante l’utilizzo del tesoretto dell’imposta di soggiorno da quest’anno, sulla base del comma 493 del primo articolo della “Legge di bilancio” per il 2024, è ammesso il suo utilizzo per la copertura dei costi del servizio rifiuti. Il legislatore ha ritenuto che tale norma aggiuntiva potrà essere di ausilio ai Comuni anche per calmierare i rincari della Tari, tenuto conto del trend crescente dei costi da inserire nei piani finanziari dell’anno in corso, riconoscendo che la consistente presenza di turisti comporti direttamente, o indirettamente, un incremento quantitativo dei rifiuti prodotti e conseguentemente dei costi di raccolta, spazzamento e trattamento degli stessi, alla cui copertura devono essere chiamati a concorrere anche i soggiornanti temporanei. In questo modo il legislatore ha allineato la disciplina del tributo a quella del contributo di sbarco, attivabile in alternativa all’imposta di soggiorno dai Comuni che hanno sede giuridica nelle isole minori oppure nel cui territorio insistono isole minori, per il quale il gettito era già destinato a finanziare anche gli interventi di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

La sostituzione con la “City Tax”

Lo scorso mese di gennaio Federalberghi, in un’audizione presso la Commissione Finanze del Senato, ha evidenziato l’importanza di sostituire l’imposta di soggiorno con la “City Tax”, anche al fine di poter assegnare ai comuni una quota del gettito Iva prodotto da tutte le attività turistiche e distribuendo il peso del finanziamento del turismo, in maniera equa, su tutti i settori che ne beneficiano.
Per il 2023 l’incasso finale complessivo è stato pari a 790 milioni con un significativo +25,7% rispetto agli introiti del 2022. Nel 2023 i maggiori incrementi nelle città d’arte si sono registrati a Firenze, +64,1% pari a 69,7 milioni di incasso, Roma, +36,7% pari a 181 milioni di incasso e Napoli, +33,2% pari a 17 milioni di incasso. L’Osservatorio nazionale sull’imposta di soggiorno di Jfc, per il 2024 prevede, per quanto concerne gli incassi dell’imposta di soggiorno, un incremento del +7,2% del gettito, pari a 846 milioni di euro.

Proprio sulla base di quanto previsto dalla “Legge di bilancio” 2024 la quasi totalità delle amministrazioni comunali ha deciso di prelevare dal tesoretto derivante dell’imposta di soggiorno quanto ha ritenuto necessario per calmierare gli aumenti della Tari e sono pochi i Comuni in Italia che effettuano una rendicontazione precisa e puntale. In Sicilia sono 291 i Comuni indicati, secondo la classificazione dell’Istat, come “turistici” e che, quindi, possono esigere l’imposta di soggiorno. La situazione in Sicilia è, per così dire, variegata. Da un lato il Comune di Palermo, che ha deciso di utilizzare 2 milioni di euro derivante dal gettito per calmierare gli aumenti della Tari e, dall’altro, piccoli Comuni virtuosi che stanno cercando di fare il possibile per mantenere inalterato lo spirito originario del tributo.

Gli investimenti a Cefalù

“Nel 2023 – racconta al QdS Rosario Lapunzina, vice sindaco e assessore al Turismo del Comune di Cefalù – abbiamo incassato poco più di un milione di euro. Gli investimenti derivanti riguardano il finanziamento degli eventi culturali e turistici durante la nostra lunga stagione, che inizia con la festa di San Valentino e termina con gli eventi natalizi. Oltre a questo, parte del tesoretto è investito nel decoro urbano, compreso gli spazzamenti e le operazioni di pulizia soprattutto nel periodo estivo, nella manutenzione del nostro servizio viario, nel servizio di navetta per i residenti”.

La “tassa di sbarco” del Comune di Lipari

“Nel nostro caso – spiega al QdS Saverio Merlino, assessore al Turismo del Comune di Lipari – si parla di ‘tassa di sbarco’, non di soggiorno e la quota relativa al 2023 si è aggirata intorno ai due milioni di euro. La maggior parte di quanto incassiamo è destinato alla gestione dei rifiuti solidi urbani, necessaria per mantenere le isole pulite, visto il grosso flusso turistico che registriamo nel nostro arcipelago. Nel suo insieme, possiamo dire, che una grossa parte di quanto incassiamo è dirottato verso i servizi aggiuntivi e connessi all’ambiente e ai costi derivanti dal personale, sia quello destinato al servizio turistico sia alla polizia municipale. Le spese, ovviamente, sono ripartite tra le varie isole che compongono il territorio comunale di cui Lipari fa parte, ossia Vulcano, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi. La parte residua è investita, nello spirito originario della legge istitutiva, negli eventi sportivi, turistici e negli spettacoli”.

La strategia di San Vito Lo Capo

“Ci siamo insediati – ha dichiarato al QdS Angelo Bulgarello, assessore al Turismo del Comune di San Vito Lo Capo – dopo le elezioni del maggio dello scorso anno e abbiamo approvato da poco il nuovo regolamento comunale con l’istituzione di un tavolo tecnico al fine di definire la migliore strategia e programmazione turistica di promozione e valorizzazione del territorio e delle risorse”. Le strategie, come risulta evidente da quanto abbiamo appena scritto, sono molto diverse in base all’Amministrazione di turno. Ciò che è certo è che, se si vuole davvero potenziare il comparto turistico-ricettivo, utilizzare tali risorse per altro scopi sembra una strategia poco lungimirante.

Assohotel: “Il 2024 sembra essere iniziato con ottimi auspici per il turismo, ma…”

A seguito dei nostri servizi sulla situazione del turismo in Sicilia e dell’affaire SeeSiciliy, interviene al QdS Marco Mineo, presidente di Assohotel Palermo, organismo aggregato alla Confesercenti nella macroarea Assoturismo.

Presidente, inizierei con un bilancio dell’andamento del 2023…

“È evidente che non abbiamo ancora superato i dati del 2019 ma ci siamo riposizionati su quei valori. Lo scorso anno, però, la Sicilia, aveva una caratteristica, quella che le prenotazioni erano effettuate con largo anticipo, 60-90 giorni mentre nel 2023 abbiamo assistito al fenomeno della riduzione della ‘booking window’, come è definita, che è diventata mediamente di 30 giorni”.

Quali sono i dati di questo scampolo di 2024?

“Siamo allineati, forse con un leggero rialzo ai dati del 2023. La tendenza sembra il raggiungimento di un’occupazione leggermente superiore. La vera prova saranno le prenotazioni della fascia estiva dell’anno che, proprio per la riduzione della ‘booking window’, tardano ad arrivare. Altro elemento importante è il miglioramento della connessione di Palermo con il resto del mondo e, oltre all’aumento dei voli durante la stagione estiva, va registrato il volo diretto tra New York e Palermo che potrà permettere di raggiungere la Sicilia da parte degli americani senza scalo”.

Quanto c’è di “sommerso” nel settore ospitalità?

“Continua a esserci, soprattutto nel settore extra-alberghiero. Questo ‘sommerso’ penalizza pesantemente le strutture alberghiere. Nel caso di Palermo, possiamo evidenziare la chiusura di diverse strutture alberghiere generando, quindi, una mancanza di posti letto. Questa ha generato un aumento indiscriminato della necessità dell’ospitalità, anche al di fuori delle regole. La principale novità per combattere questo fenomeno è quella dell’obbligatorietà del Cir, il Codice Identificativo Regionale, che tutte le strutture ricettive devono possedere ma la situazione va monitorata costantemente”.

Il dato relativo ai flussi turistici a Palermo considera, giustamente, anche crocieristi e diportisti che, in realtà, non rappresenta il turista che viene in città e pernotta…

“In realtà c’è un loro apporto tangibile perché c’è un indotto importante, che è quello commerciale, come quello della ristorazione ma non solo, che trae vantaggio dalla loro presenza. A tal proposito si sta valutando la possibilità di introdurre la c.d. tassa di sbarco che permetterebbe, al Comune di Palermo, di introitare fondi da destinare all’ambito turistico”.

A questo proposito, dove va a finire la tassa di soggiorno?

“Stiamo conducendo da molto tempo una battaglia anche se non abbiamo mai chiesto una rendicontazione. L’amministrazione Orlando, ad esempio, destinò una grossa parte del tesoretto al pagamento degli stipendi dei dipendenti della Fondazione del Teatro Massimo, sicuramente un problema che doveva essere risolto ma il regolamento indica altro. L’amministrazione Lagalla, dal canto suo, ha raddoppiato l’importo della tassa di soggiorno adeguandola, in realtà, a quella delle altre città europee ma in barba a quelle che sono le regole del turismo, visto che spesso i contratti con le agenzie vengono stipulati 12-18 mesi prima e, all’arrivo, i turisti trovano quella che potremmo definire una spiacevole sorpresa. Abbiamo inoltre avuto interlocuzioni sia con l’amministrazione Orlando prima e Lagalla poi in cui abbiamo proposto di fare una promozione mirata per la città con Expedia, come già fatto a Sorrento. Si sarebbe trattato di un piccolo investimento utilizzando proprio il tesoretto della tassa di soggiorno che ci avrebbe potuto permettere di capire quale ritorno, in termini di presenza, avremmo potuto avere. Per ora è ancora tutto fermo. Recentemente, in Consiglio comunale a Palermo, per evitare l’aumento della Tari, ha approvato l’utilizzo di 2 milioni di euro dal tesoretto della tassa di soggiorno che dovrebbe essere reinvestita esclusivamente nell’ambito turistico. Ovviamente non siamo contrari, perché questo permette a tutti noi cittadini di non dover soffrire di un ulteriore aumento della tasse ma ci auguriamo che, prima o poi, questo tesoretto possa essere destinato ai fini previsti”.

Cosa non sta facendo la politica regionale?

“Mancano, nell’apparato politico regionale persone con esperienza specifica del settore turistico. Questo, purtroppo, non permette di affrontarne le tematiche con la competenza e la velocità d’intervento necessaria. In realtà la grande penalizzazione è dovuta alla carenza infrastrutturale e alla situazione viaria dell’isola. Solo la soluzione di questo problema permetterà di vendere al mondo non tanto la singola città o località, ma la Sicilia nel suo insieme. Noi abbiamo bisogno di turisti pernottanti, non di visitatori e sono i soggiorni medio-lunghi, anche se diluiti nel territorio, che possono trasformare il turismo in Pil. Oggi la politica non può più permettersi di avere tempi lunghi ma un approccio più dinamico che stia al passo con quella degli imprenditori”.

In chiusura, una considerazione di Assohotel sul caso SeeSicily…

“La misura è arrivata in un momento molto critico per il nostro comparto e ha rappresentato una boccata di ossigeno. Certamente c’è stata troppa leggerezza da ambo le parti ma la soluzione deve essere trovata, anche perché i fondi europei devono essere rendicontati nel modo giusto senza alcun trucco contabile. Siamo in attesa di quanto la Regione Siciliana metterà in campo per la soluzione di una grana che sta risultando essere molto spinosa”.

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