Ue, bloccare i barconi e aprire i canali legali - QdS

Ue, bloccare i barconi e aprire i canali legali

Carlo Alberto Tregua

Ue, bloccare i barconi e aprire i canali legali

giovedì 09 Marzo 2023

Le coste italiane sono europee

Il naufragio di Cutro, in Calabria, ha aperto una discussione senza fine sulle eventuali responsabilità della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza o di chi altri nell’avere possibilmente ritardato i soccorsi.
è una questione di lana caprina perché va da sé che tutte le persone in pericolo in mare vadano soccorse, a prescindere dal colore della pelle, dalla nazionalità, dalle ragioni che le hanno spinte a lasciare il loro Paese e così via.

Premesso quanto sopra, il problema rimane, perché decine di migliaia di persone provenienti da Turchia, Paesi Balcani e Paesi Africani continuano ad arrivare in Europa, soprattutto sulle coste italiane – che ne fanno parte.
La recente posizione dell’Italia sull’eventuale divieto di produzione di motori termici per auto dal 2035, avallata da Germania, Polonia ed altri Paesi, indica con chiarezza che, quando è necessario, bisogna battere i pugni sul tavolo di questa Europa disunita, in cui prevalgono i poteri forti di questo o di quel Paese, salvo che dell’Italia.

Bisogna far comprendere ai Paesi disinteressati alla questione perché lontani dal Mediterraneo, che non può essere più procrastinata una soluzione e per essa una Direttiva, modificando il Trattato di Dublino e stabilendo una volta per tutte che i barconi debbano essere bloccati all’origine, cioè nelle spiagge in partenza.

Per fare questo è necessario stipulare convenzioni adeguate con tutti i relativi governi, in modo che adottino la necessaria e normale sorveglianza. Occorre anche prestare a quei servizi le nostre eccellenti forze di polizia per catturare i trafficanti di carne, su cui ricade per intero la responabilità di queste decine di migliaia di morti.

La soluzione alla questione testé prospettata non può essere ulteriormente procrastinata e pertanto farà bene Giorgia Meloni a utilizzare gli opportuni canali e le opportune procedure per portare una Direttiva al voto del Parlamento e poi del Consiglio dell’Unione europea, bilanciando la sua approvazione con altre approvazioni, senza delle quali in Europa si deve bloccare tutto se non si pone al primo punto all’ordine del giorno la questione del Mediterraneo e quindi il riconoscimento che le coste italiane sono coste europee.

In Italia, c’è un problema demografico poiché i morti sono più dei nati, con la conseguenza che vi è un invecchiamento progressivo della popolazione, la quale è continuamente orientata ad andare in pensione piuttosto che a lavorare, nonostante l’allungamento dell’aspettativa di vita e il fatto che ancora a sessanta, sessantacinque, e perfino a settant’anni, si può tranquillamente lavorare, naturalmente quando si è in buona salute. Peraltro, l’ultimo Festival di Sanremo ha ospitato la performance di tre eccellenti “lavoratori”, quali Al Bano (quasi ottant’anni), Gianni Morandi (settantotto) e Massimo Ranieri (settantuno anni).

Io stesso, che di anni ne ho ottantadue, lavoro con piena soddisfazione più di quaranta ore settimanali e non saprei come vivere senza questo impegno.
Quanto precede non sembri una divagazione rispetto alla questione degli immigrati, ma rientra nella politica demografica.

In ogni caso, oltre la questione dei giovani pensionati, è necessario mettere in moto meccanismi per sostituire una forza lavoro che nei prossimi decenni verrà a mancare.
Dal che, è utile se non indispensabile, che nuove forze vengano dall’estero. Ma esse devono essere selezionate e identificate nei luoghi di partenza. Pertanto, fa bene questo Governo a ipotizzare l’apertura di uffici in tutti i citati Paesi rivieraschi del Mediterraneo, ove chi volesse venire in Europa, in ciascuno dei ventisette Paesi, potrebbe farne richiesta e, dopo avere ricevuto l’approvazione, venire con le navi o con gli aerei, anche pagati dagli Stati ospitanti.

Insomma, un modo ordinato di gestire la questione dell’immigrazione, come fecero gli Stati Uniti nel post guerra, dove andarono milioni di italiani purché chiamati da parenti o aventi un lavoro.
Questo continuo disordine con gli hotspot pieni di gente, che dorme all’aria aperta e in condizioni igieniche tremende, con tutte le rispettive spese di assistenza e sussistenza dei contribuenti italiani, non deve proseguire. Per cui tale situazione va normalizzata in tempi brevi. Con determinazione.

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