Confcommercio: oltre 30 miliardi di euro il costo dell’illegalità. Due imprese su tre danneggiate. Abbigliamento (quasi 70%), alimentari, scarpe e pelletteria i prodotti più ricercati
CATANIA – Contraffazione in costante crescita, il costo dell’illegalità si eleva a oltre 30 miliardi di euro, due imprese su tre danneggiate e circa 200mila posti di lavoro a rischio. Questi i dati allarmanti registrati in Italia ed emersi dalla ricerca presentata nei giorni scorsi da Confcommercio in occasione della settima edizione della “Giornata Legalità, ci piace – Criminalità, abusivismo, illegalità: percezione e costi”.
L’indagine è stata effettuata su un campione statisticamente rappresentativo dei consumatori italiani (quasi 3.400 casi) e delle imprese del terziario di mercato (1.500 casi). I dati certificano come ci sia stato un sostanziale aumento rispetto al 25,6% del 2013 e anche al 26,8% del 2016. Su un campione statisticamente rappresentativo dei consumatori italiani, uno su tre ha dichiarato di avere acquistato quest’anno, almeno una volta, prodotti illegali.
Rispetto alla media nazionale, pari al 30,5%, la percentuale dei consumatori che acquistano prodotti contraffatti nel Sud e Isole, si attesta al 32,9%. A Catania, in particolare, la percentuale è addirittura superiore, con il 39,7%, mentre a Palermo si ferma al 30,8%. I prodotti contraffatti maggiormente acquistati dai consumatori del Mezzogiorno sono: abbigliamento (69,9%), alimentari (45,3%) scarpe e prodotti di pelletteria (37,9%). Sul web i prodotti contraffatti più acquistati sono i biglietti “piratati” per eventi, oltre ad orologi, gioielli e occhiali.
Motivazioni di natura economica (74% contro il 70% della media nazionale) si nascondono, per la maggior parte dei consumatori del Sud dietro l’acquisto di prodotti o servizi illegali. Superiore al dato nazionale la percentuale dei consumatori del Meridione che ritengono rischioso acquistare prodotti o servizi illegali (97,2% rispetto al 91,4% del dato nazionale). La maggior parte dei consumatori (il 66%) è informato sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative in caso di acquisto di prodotti contraffatti. Il profilo ideale del consumatore “illegale” ha più di 25 anni, risiede principalmente al Sud (per il 43,7%), ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 77,2%), ed è soprattutto impiegato, pensionato o operaio (per il 69,7%).
Sul fronte imprese, l’indagine evidenzia come nel Sud i fenomeni criminali in aumento sono: abusivismo (39,9%), contraffazione (35%) e furti (34%). Inoltre, il 70% delle imprese del Sud si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità e gli effetti ritenuti più dannosi risultano essere: concorrenza sleale (61%) e la riduzione dei ricavi (49%).
Il 68,6% delle imprese del commercio al dettaglio del Meridione ha dichiarato di essere stato vittima almeno una volta in passato di un episodio di taccheggio. La percentuale è in leggero ribasso rispero rispetto a Nord Ovest (75,5%) e Centro (73,6%). Infine, il 61% degli esercizi commerciali del Sud si è dotato di misure anti-taccheggio, di cui il 57% di dispositivi anti-taccheggio e il 23% in formazione del personale.
“Contraffazione e abusivismo sono due piaghe che certo penalizzano in particolare i nostri settori, ma che indeboliscono tutta la filiera del Made in Italy e la salute del sistema Paese, sovvenzionando le catene della criminalità organizzata – ha dichiarato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. “Chiediamo l’inasprimento dell’impianto sanzionatorio, ma serve soprattutto – ha aggiunto Sangalli – intensificare ulteriormente i controlli sul territorio e rafforzare l’attività repressiva da parte delle autorità competenti. Le leggi ci sono e vanno applicate”.