Uno a zero e palla al Centro - QdS

Uno a zero e palla al Centro

Antonino Lo Re

Uno a zero e palla al Centro

Giovanni Pizzo  |
giovedì 25 Maggio 2023

Si è tenuta a Roma al teatro Eliseo la convention per le elezioni europee del gruppo a cui aderisce il Terzo Polo

Proattivo, Pragmatico, Concreto, questo sarà Renew Europe, un faro in un mondo di incertezze. Si è tenuta a Roma al teatro Eliseo la convention per le elezioni europee del gruppo a cui aderisce il Terzo Polo, oltre che Macron. A cosa tendono? Un Europa più forte, più sovrana, più protagonista nel mondo. Meno nazionalismi e piccole patrie, ma invece un Europa vera, da rinnovare.

Ma cosa è attraente nell’Europa? Valori, di pace e libertà, e democrazia. A questo Aspira anche l’Ucraina che combatte per la libertà dicono quelli di Renew.

Perché siamo qua?  Si chiedono coloro che intervengono sul palco, da Gozi a Marattin, a Giulia Pastorella di Azione? Perché l’Italia può diventare un modello europeo per i prossimi anni. Non si può passare dalla maggioranza Ursula alla maggioranza Giorgia, è il monito ai numerosi astanti. Il teatro è piccolo ma stracolmo, in perfetto stile DC.

Le regole di bilancio e fiscali devono cambiare, abbandonando la regola del ventesimo che ci ha tormentato per lustri.

Di negativo c’è ancora il parametro del 3%, che non viene dalla Bibbia come dicevano i 5stelle. Ma che è oggi, in tempi di guerre e pandemie, anacronistico. La creazione di una politica fiscale Europea e del debito, con prudenza e responsabilità, è il fine da raggiungere. Sembra quasi di ascoltare De Gasperi e Einaudi, è presente la fondazione a lui dedicata con Andrea Marcucci, ma sono solo i nipotini.

E giù con slogan e temi. Crescita e transizione ecologica sono compatibili, non avversari. Il capitalismo può fare molto, se  capisce questo binomio e lo interpreta, e se l’iniziativa privata viene incentivata. Un capitalismo differente deideologizzato.

La sostenibilità dell’economia, è passaggio considerato doloroso. Ma l’Italia ha la capacità di riuscirci. Se il mercato è libero, e quindi consente agli imprenditori di competere ed elaborare scelte, vedi il mercato dell’energia o il mondo del lavoro, vedi immigrazione sostenibile per sopperire alla carenza di capitale umano. Il progresso vuol dire sviluppo, non gabbie di conservazione.

Quale sarebbe il desiderio di Natale, la prima priorità? Chiede Morten Petersen che modera il dibattito.

Il punto fondamentale è che in Italia non si capisce ancora che il mercato non è la legge della giungla, ma uno strumento di democrazia economica e di crescita del merito, la capability delle persone dice Marattin.

Il mercato del lavoro per i giovani, che tipo di accesso, salario e opportunità propone la Pastorelli.

Eliminare i meccanismi burocratici che impediscono lo sviluppo, garantire trasparenza, ma senza burocrazia che sia ostacolo all’intraprendenza tipica italiana, afferma Marcucci da imprenditore. Si è poi parlato di flussi migratori e stato di diritto, vedi la posta in gioco in paesi autocratici come Ungheria e Polonia.

Migrazione responsabile e sostenibile coniugata alla solidarietà affermava Schumann. Solidarietà di fatto è puntare a integrazione reale, che non è porti aperti o porti chiusi, i muri impossibili, un’illusione di protezione per Calvino, che si trasforma nella paura di ciò che c’è fuori. Come la metafora di Buzzati e del suo tenente Drogo della Fortezza Bastiani nel  Deserto dei tartari, un’ossessione che ci porterà alla scomparsa dei valori, ed anche di noi stessi nel tempo. Ergo bisogna superare il trattato di Dublino. Coniugare il problema demografico con sicurezza, integrazione e lavoro. E soprattutto diritti. Non è possibile avere bambini apolidi nati in Italia. La Meloni, e la sua operazione di riunione tra popolari e conservatori, viene evocata spesso. Una operazione candeggina, sbiancando Dio, patria, famiglia, temi che spaventano i popolari tedeschi e non solo.

Il Manifesto elettorale può diventare l’art. 2 del trattato di Lisbona, libertà e dignità della persona. E soprattutto i valori di Simone Veil, solidarietà, indipendenza e cooperazione, come le attrezzature che Macron sta portando in Romagna. E poi ancora laicità, Europa e diritti al posto di Dio, patria e famiglia. Quelle cose che invoca Orban ma che poi vuole i fondi europei, senza tutelare i valori dell’Europa. Il progetto? Liste transnazionali in Europa. Il problema non è superare le soglie, ma fare la differenza politica dice Sandro Gozi. E soprattutto lottare per l’Europa. Perché “Freedom Is not free”.

L’unione europea è il più grande continente di pace da settant’anni nel mondo, e l’Ucraina in guerra cambia tutto. L’Europa non cade dal cielo diceva Altiero Spinelli. E poi arriva lui, bello, bello, come il tormentone dell’estate scorsa. Renzi che sale svelto sul palco, giocando il pallone d’anticipo. Doveva esserci una tavola rotonda con lui e Calenda. Ma lui scatta.

Una forza riformista di centro perché è necessaria? Gli chiede una eurodeputata svedese di origine irachena.

Perché vivere con due populismi, uno di destra ed uno di sinistra, è pericoloso. La Cina continua a crescere sullo scenario internazionale, Taiwan, Riad, via della seta. Gli Stati uniti forti, ma oggi più deboli democraticamente. Indiani più numerosi dei cinesi. Dov’è l’Europa? Oggi come si immagina? Siamo in crasi ed in crisi demografica, la Nigeria tra poco sarà più numerosa dell’Europa. O abbiamo una strategia o veniamo spazzati via. Le elezioni Europee non sono un sondaggio provinciale per bambini permalosi, meno divisioni, e subito la platea pensa a Calenda, e più consapevolezza. C’è solo un alternativa europea e siamo noi.

Per allargare questa famiglia Renew Europe bisogna partire dalla realtà. Meloni cerca di ripulire i conservatori, operazione pericolosa ma intelligente, dice Renzi.

E noi, sostiene il leader di Italia Viva, dobbiamo accettare l’idea di non essere sempre d’accordo su tutto, altra stoccata a Calenda, la politica è compromesso. Guicciardini lo guarda da lassù come figlio prediletto.

O l’Europa diventa un luogo di ascolto o manterremo intatta la nostra coerenza, ma avremo la Meloni che comanda Bruxelles. Il vero politico non è quello che fa le storie su Instagram, ma quello che fa la Storia, grande colpo ad effetto e applausi. Passo e chiudo. Uno a zero e palla al Centro. Calenda, che non è proprio il paradiso, può attendere.

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