Prosegue il processo di New York ai danni dell’ex presidente Donald Trump con l’accusa di aver pagato in nero con 130mila dollari la pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su una relazione avuta in passato. Le ultime giornate sono state cruciali per le deposizioni dell’ex avvocato del tycoon Michael Cohen e prima ancora per la deposizione della pornostar, che non ha risparmiato nemmeno i particolari più intimi.
L’ex avvocato di Trump allo stato attuale è stato radiato dall’albo e condannato ad una pena detentiva già scontata. Cohen ha ammesso di aver mentito al Congresso per proteggere l’ex presidente, cavalcando la tesi dell’accusa, che in questo frangente deve dimostrare l’esistenza di un meccanismo con cui Trump avrebbe nascosto diverse informazioni agli elettori per non influenzare negativamente la campagna elettorale del 2016, che lo portò a diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il pagamento alla pornostar Stormy Daniels, Cohen ha confermato durante la sua deposizione di aver giocato un ruolo importante nel versamento dei 130mila dollari, ma soprattutto ha ribadito che Trump gli chiedeva ripetutamente di fare in modo che non uscissero storie imbarazzanti sul suo conto. Risulta evidente che il tycoon fosse consapevole che la storia sessuale con la pornostar sarebbe stata nociva per la sua campagna elettorale del 2016.
Per l’accusa Cohen risulta essere il testimone più importante e risulta chiaro che le parole pronunciate in aula durante la deposizione possono giocare un ruolo decisivo per una eventuale condanna. I legali di Trump, così come accaduto con Stormy Daniels, hanno puntato la loro difesa facendo riferimento alla mancanza di credibilità dei due testimoni. Per quanto riguarda la pornostar i legali del magnate hanno fatto notare che quest’ultima su questa storia ha costruito la sua popolarità, mentre per contrastare la deposizione dell’ex faccendiere sono state citate le sue condanne per frode.
Intanto mentre nell’aula di New York il processo ai danni di Trump procede a ritmi serrati, il magnate incassa una buona notizia da un sondaggio effettuato dal Siena College per il New York Times e The Philadelphia Inquirer, che di fatto conferma quanto ribadito nelle statistiche precedenti: l’ex presidente è attualmente in vantaggio rispetto al rivale democratico Joe Biden in alcuni Stati ritenuti cruciali per le elezioni di novembre.
Il sondaggio riguarda ancora una volta i cosiddetti “swing states“, ovvero gli “Stati in bilico” (Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, Arizona e Nevada). Tra gli elettori registrati, Biden è avanti solo in Wisconsin (47% a 45%); Trump guida Pennsylvania (47% a 44%), Michigan (49% a 42%), Georgia (49% a 39%), Arizona (49% a 42%), e Nevada (50% a 38%).
Nei mesi precedenti un sondaggio del Wall Street Journal aveva confermato questa tendenza negli “Stati in bilico” e anche in quell’occasione Biden riuscì ad avere la meglio sul rivale repubblicano Trump solo nel Wisconsin. Al termine dell’udienza di New York l’ex presidente Trump si è dichiarato soddisfatto di questi sondaggi, ribadendo che nonostante la campagna elettorale sia influenzata dal processo, i numeri sono comunque sorprendenti: “Anche se mi tengono qui per settimane, invece di fare campagna elettorale, abbiamo i numeri migliori”.
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